I promontori gemelli e le colonne d’ercole: l’ingresso verso l’ignoto

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I Promontori Gemelli dopo la Reverse Mountain e le colonne d’Ercole sullo stretto di Gibilterra. Storie di limiti e della volontà di superarli

Per poter dare inizio alla loro avventura, Rufy e la sua ciurma hanno dovuto attraversare il primo ostacolo che “falciava” i pirati che tentavano di entrare nella Grand Line: la Reverse Mountain

Nel momento in cui Rufy e gli altri hanno raggiunto i Promontori Gemelli, hanno raggiunto anche un punto di divisione tra ciò che era “logico e conosciuto” e ciò che sarebbe stato “assurdo e sconosciuto”. Sarebbe cambiato non solo il mondo, ma anche la percezione che i nostri protagonisti avevano di esso. Avrebbero scoperto non solo nuove terre, ma anche nuove verità. Nella realtà c’è stato un equivalente dei promontori gemelli, che ha intimorito gli uomini per generazioni: le colonne d’Ercole.

Secondo alcune teorie, le colonne d’Ercole erano disposte fra la Sicilia e Malta, in modo da dividere il Mediterraneo tra il mondo greco e non. Tuttavia, la teoria più comune è quella secondo cui le colonne d’Ercole sorgessero sullo stretto di Gibilterra, con il compito di indicare il punto più lontano dove potessero spingersi i mortali.

L’origine del mito

La nascita di queste colonne si collega al mito delle dodici fatiche di Ercole. L’eroe era figlio di Zeus e della mortale Alcmena. Era, la moglie divina di Zeus, incollerita dal tradimento del marito, decise di vendicarsi facendo impazzire Ercole che, incapace di controllarsi, uccise sua moglie e i suoi figli.

Quando l’eroe rinsavì, venne distrutto dal dolore per ciò che aveva fatto; si recò, quindi,  dall’oracolo di Delfi, alla ricerca di un modo per espiare quel tremendo delitto. La risposta dell’oracolo fu quella di mettersi al servizio di Euristeo, re di Tirinto, e di portare a termine per lui dieci imprese. Il re, che era furbo ed alleato di Era, riuscì ad ingannare l’eroe in modo che compisse dodici imprese, ed una di queste fu il furto dei buoi di Gerione: un gigantesco mostro con tre teste e sei braccia. Gerione viveva su un’isola agli estremi confini del mare, verso occidente; fu durante il suo viaggio verso quell’isola, che Ercole eresse le colonne.

Secondo un’altra versione, le colonne nacquero quando Ercole distrusse due montagne in un impeto d’ira. Secondo un’altra ancora Ercole aveva un tempo limite per riportare i buoi a Euristero, quindi il dio Ares venne incontro all’eroe, prestandogli la sua nuvola in modo da poter viaggiare più velocemente; Ercole avrebbe dunque eretto le colonne come punto di riferimento per rincontrarsi con il dio e restituirgli il mezzo di trasporto. Infine, secondo  la versione più comune, Ercole eresse le colonne come monito per i mortali; se gli uomini avessero provato a superare quel limite, avrebbero trovato la fine del mondo. a sottolineare questo concetto, il semidio avrebbe inciso sulle colonne le parole “non plus ultra“.

Il desiderio di conoscenza che persiste nel tempo

Per molto tempo gli uomini guardarono verso le colonne d’Ercole, immaginando cosa potesse trovarsi oltre. Platone ipotizzò che oltrepassato quel limite, potesse trovarsi Atlantide, la mitica città perduta. Secondo Dante, invece, al di là delle colonne si trovava il Purgatorio; inoltre, durante il suo viaggio nell’inferno, il sommo poeta raccontò di aver incontrato Ulisse, unico uomo così assetato di conoscenza da avere il coraggio di provare a superare quel limite, trovando però la morte.

Nel mondo reale, il tempo dei miti terminò con Cristoforo Colombo che, superato quel valico alla ricerca di una nuova via per le Indie orientali, non trovò la fine del mondo, bensì l’inizio di uno nuovo.

 

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