Gol D. Roger: chi fu realmente il Re dei Pirati?

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Re dei pirati: invezione di Oda o citazione storica?

Gol D. Roger è il primo pirata in assoluto a comparire nel manga. Quando ho iniziato a leggere One Piece, ho subito pensato che l’idea di un Re dei Pirati dovesse essere per forza una trovata di Oda, un’idea priva di un vero riscontro storico. E invece mi sbagliavo di grosso. Di re dei pirati ne sono esistiti parecchi, in diverse parti del mondo. Alcuni di loro si autonominarono tali, ad altri il titolo venne assegnato dai contemporanei. Quello che conta qui è che Gol D. Roger non fu il primo.

HENRY AVERY: LA STAR

Stampa del XVIII secolo raffigurante Henry Avery, di autore sconosciuto

Uno dei più famosi di loro è Henry Avery (o Every, 1659-1714 circa). Il baldo Avery iniziò la sua carriera in modo abbastanza comune: organizzò una rivolta sulla nave corsara i cui era imbarcato e si ammutinò. Avery sarebbe stato un pirata come molti, se non fosse stato per un solo, leggendario colpo. Il suo obiettivo erano le splendide e ricchissime navi del Gran Mogol, strapiene di preziosi. Avery riuscì a intercettare ed attaccare l’ammiraglia della flotta indiana. E qui la fortuna girò decisamente dalla sua parte: la sua prima bordata spezzò l’albero maestro della nave Mogol, impendendo ogni manovra, e dopo poco esplose uno dei cannoni con conseguenze disastrose per l’equipaggio indiano. La nave venne saccheggiata e le atrocità commesse furono inenarrabili. L’eco dei favolosi tesori razziati da lui e dalla sua ciurma fece il giro del mondo e gli valse il soprannome di “Re dei Pirati”. Divenne talmente celebre da ispirare piece teatrali, romanzi e diverse novelle. Ciononostante pare che morì nella più totale povertà, gabbato da alcuni conoscenti a cui aveva affidato parte del tesoro. Avery non condivide solo il titolo di Re dei Pirati con Gol D. Roger ma anche il suo retaggio: le sue favolose imprese spinsero decine di giovani marinai a darsi alla pirateria.

LO SCONOSCIUTO

Uno che se la tirava un sacco ma rimase sempre sottotono fu Adam Baldridge, figlio di un colto piantatore giamaicano che organizzò una fitta rete di contrabbando tra la Carolina e il Madagascar. Le popolazioni locali lo consideravano una sorta di sovrano e lui si esaltó tanto da autodefinirsi re dei pirati. Non si sa bene come finì.

COXINGA, DA PIRATA A RE

Statua di Coxinga a Taiwan

Coxinga (1624-1662) fu un pirata e condottiero cinese. Per 20 anni alternó il ruolo di comandante dell’esercito all’attività piratesca, depredando sistematicamente ogni villaggio mancese. Dopo aver scacciato gli olandesi da Formosa, a Coxinga venne concesso il titolo di re dell’isola. Morì di malaria, mentre progettava un attacco di rappresaglia verso le Filippine, dove molti cinesi stavano subendo le angherie degli spagnoli. Le sue imprese gli assicurarono una fama imperitura, tanto che ancora oggi i cinesi sono propensi a considerarlo più un eroe che un pirata.

 

GIAPPONE, PAESE DI KAIZOKU

Vista di Innoshima, uno dei covi dei Murakami

Figuriamoci poi se il Giappone non aveva il suo re dei pirati: fu Murakami Takeyoshi (1533-1604) a prendersi il titolo, mentre controllava l’intero Mare Interno dal castello di Noshima. In realtà, Takeyoshi non fu né il primo né l’ultimo signore dei pirati. Il clan Murakami infatti era piuttosto noto nella sua zona di caccia (il Mare Interno di Seto), da dove sferrava attacchi a chiunque passasse sotto tiro. Nel XVI secolo questa famiglia si tramandava il mestiere di famiglia di generazione in generazione, mantendendo una salda organizzazione interna. I Murakami possedevano ben tre gruppi operativi, stanziati ognuno su una diversa isola. In particolare, Takeyoshi spadroneggiava sui mari dal suo castello a Innoshima, una delle tre basi sulle isole Geiyo.

I PRINCIPI

Molto modestamente, alcuni si auto-affibbiarono il semplice titolo di principe dei pirati come Raga, pirata malese che per anni dominò incontrastato sulle acque dello stretto di Macassa. La sua fitta rete di spie e informatori lo rese una vera e propria spina nel fianco per le popolazioni locali.

Samuel Bellamy di G. Manchess

Forse però il più grande di tutti fu Samuel Bellamy (1689-1717), nonostante la brevissima carriera e la sua modestia: evidentemente il titolo di re non gli piaceva e infatti optò per una carica più “umile”, quella di principe. In poco più di un anno, Bellamy catturò ben 53 navi, tra cui la gigantesca Whydah. Si diceva che Bellamy liberasse ogni schiavo catturato e che preferisse sempre evitare le uccisioni. Fu nel corso di una delle sue razzie, esasperato dal comportamento di un capitano, che pronunciò la famosa frase: «Io sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare». Bellamy non morì in battaglia ma venne sorpreso da una violentissima tempesta, durante la quale tutte le sue navi fecero naufragio.

Per approfondimenti sui pirati seguire under_the_jolly_roger

Bibliografia:

  • Cordingly, Storia della pirateria, tr. it. A. Tissoni, Modadori, Cles, 2011
  • G. Course, I pirati dei mari orientali, tr.it G. Botassis, Odoya, Bologna, 2016
  • Defoe, Storie di pirati. Dal capitano Barbanera alle donne corsaro, tr.it. e cura di M. Carpitella, Mondadori, Cles, 2013
  • Gosse, Storia della pirateria, tr. it. S. Caprioglio, Odoya, Bologna, 2008
  • Spinelli, Tra l’inferno e il mare, Fernandel, Ravenna, 2003
  • Turnbull, I pirati dell’estremo oriente. 811-1639, tr.it. M. Brescia, bam, 2013, Pordenone

 

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