Marineford: lo scontro di due terrori

1761

Pirati e Marine nella battaglia per la supremazia di Marineford: tutta invenzione?

No, la battaglia di Marineford e le sue dinamiche non sono tutta invenzione, anzi. La dicotomia tra persone al di fuori della legge (in questo caso i pirati) e detentori della legge (la Marina) ha segnato tutta la storia della pirateria e, di fatto, era uno dei motivi per cui i pirati diventavano pirati: perché leggi, imposizioni e costrutti sociali stavano loro stretti. L’idea di far parte di una società in cui erano loro stessi a scegliersi regole e capi naturalmente era un’attrattiva enorme.

Marineford, il collasso di due mondi

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Uno legale e l’altro illegale. Lo scontro tra Marina e pirati si palesa fin da subito in One Piece, e vorrei ben vedere insomma, altrimenti niente avrebbe senso. Ma è solo a Marineford che la battaglia assume proporzioni globali e i due mondi collidono tra loro, lasciandosi dietro sangue (vabbè sempre meno di quanto ci si aspetterebbe ma capitemi) e terra bruciata. Scontri come questo non sono un’invenzione di Oda. Pirati e “forze dell’ordine” (eserciti, cacciatori di pirati e corsari con lettera di marca statale) si scontrarono più volte nella storia: nella Roma antica Pompeo annientò sistematicamente i banditi del mare grazie ad una flotta efficentissima. In Cina successe più volte nel corso degli anni, soprattutto nel XIX, durante l’epoca d’oro della pirateria cinese. Tra il XIV e il XVI secolo il teatro del conflitto fu il Mediterraneo. Tra il 1560 e il 1730 la guerra tra le due forze si spostò nei Caraibi. E qui ci concentriamo

Marineford e la realtà

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opera di G. Manchess per il National Geographic

Ora, incorniciamo il quadro storico: siamo in piena epoca d’oro della pirateria (1716-1726, il vero clou). Lo scenario è l’oceano Atlantico, dove si scontrano due forze, in grado entrambe di sovvertire l’ordine del mondo intero. Da una parte il potere che viene dall’alto, quello della classe dirigente: famiglie reali, funzionari, preti. Dall’altra il potere che emerge dal basso, dal mare: i pirati. Senza legge, senza patria, senza morale. È lo scontro di due terrori. Il primo è il terrore dei potenti contro i deboli che veniva esercitato in forme legali, ma pur sempre di terrore si trattava: tasse, processi sommari, vessazioni (sopratutto nelle navi della marina), tutto squisitamente in regola. Dall’altra il terrore dei deboli, dei ribelli contro i potenti, contro un ordine sociale che si riteneva sbagliato. Questo annoso conflitto non faceva che mettere in luce quelli che erano i problemi di classe. Era diventato un dramma politico in cui i due poteri davano lustro ad una crudeltà disumana.

La lotta per il potere di Marineford e non solo

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Come si risolvevano queste guerre? Nei patiboli, con le esecuzioni di coloro che avevano tentato di sovvertire l’ordine. Bruciando i jolly roger, impiccando equipaggi interi. Vi ricorda qualcosa tutto questo? A me sì. Mi ricorda i due poli di equilibrio che governano il mondo di One Piece. Marina da una parte (e Draghi Celesti, e Flotta dei Sette e affiliazioni varie) e pirati dall’altra. Mi ricorda l’esemplare esecuzione di Gol D. Roger. Lo scontro di Enies Lobby, la battaglia per la supremazia di Marineford. Entrambe le fazioni si scontrano per mantenere l’ordine, nel caso della Marina, o per sovvertirlo, nel caso dei pirati. Mi ricorda l’atteggiamento che muove tutte le ciurme di One Piece: ribellione verso un potere che non riconoscono. Gli scenari? Rotta Maggiore e Nuovo Mondo. Le battaglie che si combattono in questi mari, hanno poi ripercussioni su tutto il mondo. Esattamente come accadde nel XVIII secolo nelle Americhe.

Attenzione però

Beninteso, non che i pirati fossero eroi. Tendenzialmente codardi, erano perlopiù avanzi di galera e pochissimi mantenevano un proprio codice morale. Il rischio di idealizzare troppo i pirati è molto alto e vari studiosi (anche se la maggior parte sono sociologi e politologi, non storici) sono caduti in pieno nalla fascinosa trappola della pirateria romantica e democratica. Sebbene tutti i pirati avessero una consapevolezza del proprio ruolo e dell’impatto che le loro azioni avrebbero avuto nei commerci, la più grande attrattiva per loro non erano tanto legate a libertà politiche quanto al bottino. Insomma, bastavano i soldi che si convertivano facilmente in rum e donne.

N.B. Questa “teoria dei due terrori” ritorna più volte nella storiografia ma solo Marcus Rediker l’ha applicata alla storia della pirateria.

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Bibliografia:

  • D. Cordingly, Storia della pirateria, tr.it. A. Tissoni, Modadori, Cles, 2011
  • D. Cordingly, I pirati dei Caraibi. Ascesa e caduta dei signori del mare, tr.it. M. Gezzi, Mondadori, Milano, 2013
  • M. Rediker, Canaglie di tutto il mondo. L’epoca d’oro della pirateria, tr.it R. Ambrosoli, Elèuthera, Manocalzati, 2016
  • M. Rediker, Storia sociale della pirateria, tr.it. P. Adamo e M. Pati, Shake, Milano, 1987
  • A. Spinelli, Tra l’inferno e il mare, Fernandel, Ravenna, 2003

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