La luna e la volontà della D.

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A costo di risultare paranoici, dobbiamo prendere atto del fatto che la luna sia un elemento ricorrente nel manga. Non soltanto perché Oda la usa per scandire i giorni che passano, ma anche perché sembra essere un argomento importante per il filo conduttore della storia.

Così, proprio come quando ascoltate le strofe della canzone che ormai ci è ben nota, “Bink’s no sake” – canzone marinaresca che è stata cantata dagli uomini di mare di One Piece per generazioni – e sentite invocare precisamente la luna in una delle sue ultime strofe (“su con la vita, di che ti lamenti, finché c’è la luna non battere i denti”), leggete queste righe per il puro gusto di ascoltare, senza dargli troppo peso se non volete.

Sin dall’inizio del manga, Eiichiro Oda, ha inserito la luna appena poteva.
Vediamo qualche esempio:

– in una vecchia versione di “Romance Dawn”, ha chiamato la ciurma dei pirati di Galley, “Falce di Luna”;
– il volume 4 si chiama esattamente nello stesso modo e così anche il capitolo 28 in esso contenuto;
– la luna è raffigurata in fase gibbosa crescente quando la ciurma è a Whiskey Peak nel volume 13;
– vediamo una luna piena nel cielo quando Chopper traina la slitta con a bordo i suoi nuovi compagni a Drum Island;
– il capitolo 152 s’intitola “Luna Piena” e si scrive così:

– molte scene ad Alabasta hanno luogo sotto una luna gibbosa calante;
– la rivediamo di nuovo piena quando Ener sale verso il Fairy Warth (che si dà il caso sia proprio la luna);
– all’inizio del flashback di Noland e Calgara, nel volume 31, è raffigurata una luna piena e difatti Oda le dedica svariate vignette che la mostrano al centro della scena;
– anche il capitolo 289 s’intitola “Luna Piena” ma è scritto con kanji differenti;

– sul retro della nave di Noland è disegnata una luna crescente;
– troviamo una luna crescente anche ad adornare la Franky House a Water Seven;
– sempre a Water Seven, una luna calante si staglia a vegliare sul combattimento tra Luffy ed Usopp;
– Barbanera è disegnato da Oda in un’edizione delle SBS, sotto la luna crescente.

Ma, dopotutto, si tratta di un simbolo molto comune, si potrebbe concludere. Quindi queste cose non dovrebbero significare nulla in particolare.
Il fatto è che, di base, noi abbiamo già due domande fondamentali da porci riguardo la luna:
1) Perché c’erano tante lune sulla mappa ad Ohara e dove sono finite adesso?
2) Cosa ne è stato di coloro che una volta erano sulla luna (vedi mini-avventure di Ener) e che forse proteggevano l’Antico Regno?

IL MODELLO GEOCENTRICO DI OHARA

All’interno dell’albero dell’onniscienza, ad Ohara, come dicevo, si trovava un pianeta con sei satelliti, ed uno di questi aveva un personale e più piccolo satellite.

Ma c’è un problema. E cioè che, durante tutta la storia, noi di luna ne vediamo una sola. Cosa è successo quindi agli altri sei corpi celesti che ruotavano attorno a questo mondo?
È possibile che non esistano più. L’evento catastrofico che ebbe luogo durante il Secolo Vuoto, probabilmente causato dall’utilizzo delle Armi Ancestrali, potrebbe aver spazzato via o alterato per sempre queste lune. Tra l’altro, questa potrebbe essere la causa definitiva degli sconvolgimenti climatici e geografici della Rotta Maggiore ed in particolare del Nuovo Mondo. Questo avvenimento, in parte, potrebbe aver dato vita al mondo come lo vediamo nel manga.

LE MINIAVVENTURE DI ENER

Tanto per cominciare, vi rimanderei a leggere il primo punto di questo articolo (http://onepiecegt.it/Teoria_della_Genesi.htm) in cui sono state riassunte le avventure in questione con l’aggiunta di una loro possibile spiegazione.
Sono tratte dalle vignette di inizio capitolo, risalenti ai volumi 44 – 49 (dal 44 AL 49, di preciso), che credo siano di maggiore importanza rispetto a tutte le altre miniavventure “a puntate” che abbiamo mai trovato finora in One Piece.

Ebbene, queste hanno proprio la luna come luogo d’azione.
Verso la fine, Ener trova per caso delle raffigurazioni di un’antica città sulla luna, chiamata Bilca (proprio come il suo luogo di nascita, il quale forse si chiamava così proprio in onore dell’antica città di cui lui è appena venuto a conoscenza) e scopre che le antiche popolazioni celesti vivevano lì. In seguito, esse migrarono sul pianeta blu (la nostra “Terra”) per mancanza di risorse.

LA LUNA, GLI SHANDIA E LA VOLONTÀ DELLA D.

Curioso come nel capitolo 289 sopra citato, intitolato per l’appunto “Luna Piena”, vi sia la parte finale dello scontro in flashback tra Noland il Bugiardo e Calgara.
Noland aveva salvato una vergine (che si dà il caso fosse proprio la figlia di Calgara) dal sacrificio al dio Kashi (un’anaconda gigante) interrompendo quindi una cerimonia sacra e, secondo gli Shandia, provocando l’ira del dio. Tutto questo procedimento era dettato dalle regole che i loro antenati avevano posto perché erano stati gli stessi dei a dirglielo.
Si parla dunque di sacrificio, di divinità ed antenati. Ma soprattutto il dio al quale viene donato il sacrificio è proprio un enorme serpente marino che potrebbe collegarsi all’animale raffigurato sulla testa di uno degli uomini del geroglifico, quello che abbiamo collegato al popolo degli Shandia. Popolo che, ricordiamolo, aveva il compito di proteggere il Poignee Griffe di Shandora, il quale conteneva informazioni sull’arma ancestrale Poseidon).

“Noi abbiamo un detto circa la nostra grande campana. Le anime dei nostri antenati che sono salite in cielo possono sempre ritornare sulla terra seguendo il suono che essa diffonde.” [Calgara nel Volume 31, pagina 95].

Ho fatto questa digressione per sottolineare l’importanza dell’argomento trattato in un capitolo che porta nel titolo la luna piena. È quasi come se Oda volesse porla sotto la nostra attenzione in modo velato, per far sì che inconsciamente possiamo recepire il suo messaggio subliminale senza rendercene realmente conto.

L’ELEMENTO DI CONNESSIONE

C’è poi una teoria che fa lavorare molto di fantasia e che riguarda la lettera “D.” nel nome. La famosa volontà della D. che sarebbe stata nascosta e cancellata dopo i 100 anni di buio.
In pratica, la “D.”, originariamente, potrebbe essere stata un pittogramma che rappresentava una mezza luna. Poi, con la diffusione dell’alfabeto dell’Antico Regno, la D, da semplice raffigurazione della luna sarebbe diventata una lettera.
Se prendiamo per buona questa supposizione, la luna rientrerebbe anche nel discorso della D. e la collegherebbe alle divinità o comunque agli antenati, probabilmente dell’Antico Regno.
Sibillina la cover del volume 27 (quindi sempre durante la narrazione della saga di Skypiea), nella quale Oda ha disegnato un Luffy ALATO che ci fa l’occhiolino. La D., in questo caso impersonata da Luffy, non sarebbe altro che l’elemento di connessione tra il sangue di coloro che vivono in questo mondo e quello della razza proveniente dalla luna.

LA METÀ CHE ASPIRA AL TUTTO

Il titolo inglese dell’opera, “One Piece” sembra avere un preciso significato.
Nella lingua giapponese, poi, è ricco di sfumature. Per comprenderle è necessario sapere che esistono tre diversi tipi di scrittura: lo hiragana, il katakana e i kanji. I primi due costituiscono la scrittura autoctona fonetica, detta kana; il terzo è rappresentato dai caratteri ideografici di origine cinese, generalmente non dissimili da quelli utilizzati sul continente.
Il titolo dell’opera è scritto in katakana

 che letteralmente si legge wan pisu.
Quando invece Barbabianca, durante la guerra di Marineford, esclama “Lo One Piece esiste” [Volume 59, pagina 54], le parole One Piece sono scritte e pronunciate in maniera totalmente diversa, con una combinazione di hiragana e kanji: “hito-tsunagi daihiho”

 che letteralmente si traduce “il grande tesoro che unisce tutti”.

Gol D. Roger, il Re dei Pirati, aveva il potere di sentire la voce di tutte le cose nel mondo. Per il suo successore, quel dono è essenziale ed è stato detto diverse volte che Monkey. D. Luffy lo possiede, così come ha la straordinaria capacità di unire le persone e farsele amiche. In ogni saga, infatti, Luffy trasforma i suoi nemici in alleati e i rivali in amici.

Il potere dello One Piece dunque potrebbe essere quello di connettere tutte le cose, in tutti i luoghi; tutte le persone attraverso il tempo e lo spazio.
Lo One Piece è qualcosa che unisce il passato al presente, che ci connette alla luna, che rivela il passato ed apre la strada verso il futuro.

È la volontà ereditata che può congiungere le battaglie dell’Antico Regno al presente, il potere del “nemico degli dei”: la D.
Tutto torna: così come la mezza luna è sulla strada per diventare una luna piena, la D. punta a riunire tutto in un unico pezzo.
Difatti, guarda caso, il Warth Fatato o Fairy Warth, nel manga, viene scritto in due modi diversi da Oda: 
 
che si legge Feari Vasu (Fairy Warth)
  
che si legge Kagirinai daichi e significa TERRA SENZA FINE.

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