Fujitora, ovvero la giustizia morale

4039

Articolo del 14 settembre 2015

L’ammiraglio Fujitora e il concetto della Giustizia Morale – Analisi

Ed eccoci nuovamente a parlare di Issho Fujitora. Come per ogni articolo che si rispetti mi sembra il caso di chiarirne preliminarmente movente e obiettivo.
Partendo dal primo, confesso che l’ idea per questo scritto mi è venuta rivedendo il video del mio amico Straic (Uno Pezzo) dedicato ad Issho e al suo ideale di giustizia. Dunque lo scopo che oggi mi prefiggo è quello di tornare sul tema. Temo tuttavia che le mie conclusioni saranno diametralmente opposte alle sue.

Per essere coincisi, la sua idea è che sostanzialmente Oda nella definizione complessiva degli ammiragli parta dal colore, il quale rappresenterebbe l’ ideale di giustizia dello stesso e poi procederebbe alla caratterizzazione del personaggio.
Issho, rappresentando il viola, colore secondario che nasce dall’ unione del rosso e del blu, sarebbe quindi sempre nel guado tra la Giustizia Morale di Aokiji (il blu) e la Giustizia Assoluta di Akainu (il rosso), condannato ad essere combattuto tra queste due declinazioni di giustizia.
La mia idea è invece opposta: ritengo infatti che il maestro prima pensi il personaggio, alla sua caratterizzazione, e poi prosegua ad assegnargli un colore. Sono pertanto dell’ idea che a questa che io chiamo la “Teoria dei colori” non debba essere dato troppo peso, che anzi essa trovi sicuro fallimento proprio quando si vada ad analizzare la figura di Fujitora. Cercherò dunque di mostrarvi come la “Teoria dei colori” soffra di un eccessivo apriorismo e come a ben vedere non trovi riscontro alcuno in quanto accaduto nei fatti.

Certo non c’è nulla di casuale nel gioco dei colori, tuttavia ritengo che ciò non sia indice dell’ ideale di giustizia degli ammiragli ma al più del loro carattere, il che capirete bene è ben diverso. Un conto è parlare di ideale, un altro di carattere (ad esempio una persona impulsiva e una riflessiva possono avere gli stessi ideali e al contempo due persone egualmente impulsive possono avere ideali diversi).
In sostanza non penso in alcun modo che Issho sia continuamente sospeso e combattuto tra la Giustizia Morale e quella Assoluta.
In merito il titolo del post dice abbastanza: a mio parere Issho è un perfetto sostenitore della Giustizia Morale, anzi per certi versi ritengo lo sia più dello stesso Aokiji.
Al contrario sono fermamente convinto che l’ operazione fatta dal maestro sia altra, cioè che nel terzetto degli ammiragli vi sia costantemente un rappresentante della Giustizia Morale (Kuzan prima Issho dopo), uno di quella Neutrale (Borsalino prima e dopo) e uno di quella Assoluta (Sakazuki prima e ipotizzo Green Bull dopo).

Dunque il senso in cui mi muoverò quest’ oggi sarà quello di analizzare ogni comportamento tenuto da Issho durante questa saga per dimostrarvi come in realtà ogni cosa da lui fatta a Dressrosa sia stata fatta seguendo un ideale di Giustizia Morale.
Detto ciò, prendete fiato e partiamo chiarendo un aspetto assolutamente fondamentale sul quale ahimè riscontro grande confusione e dal quale trarremo un principio generale.

Cos’è Giustizia Morale? Provo a dare una mia definizione allo stato degli eventi, cioè giunti al capitolo 799, non escludendo futuri scossoni che la rendano incompleta, giacché ancora molti sono i personaggi che necessitano di approfondimento e perché a ben vedere ogni definizione generale che si rispetti si presenta come un’ arma a doppio taglio: aiuta, anzi è necessaria, ma al contempo finisce per non rendere appieno la complessità delle cose. “Tendenzialmente si parla di Giustizia Morale quando, in presenza di un ordine che confligge in maniera ritenuta inaccettabile con le proprie convinzioni etiche, si sceglie di anteporre queste ultime al primo agendo secondo il proprio sentire morale in violazione degli ordini ricevuti. Ciò, ripeto, solo quando si ritiene che il compromesso con la propria morale sarebbe inaccettabile”.
Ed è diretta conseguenza di questa definizione che quando la persona ritiene che l’ ordine imposto non sia “ingiusto”(secondo i proprio canoni morali ovviamente), che non confligga cioè con le proprie convinzioni etiche, esegue lo stesso di buon grado. Capirete bene dunque come la Giustizia Morale si presenti tra tutte le declinazione di giustizia come quella meno rigida, come un tipo di giustizia direi “casistico”, in quanto non parte da schemi precostituiti, ma decide come comportarsi di volta in volta, a seconda che, come dicevo prima, vi sia o meno il conflitto tra l’ordine ricevuto e le proprie convinzioni etiche e che questo conflitto si presenti come insopportabile.
Inutile dire però che un conto è la teoria e un altro è la pratica. Quante volte infatti, vi chiedo, anche l’ essere umano più idealista si trova a dover accettare dei compromessi con le proprie intime convinzioni?
Per questo parlavo di una giustizia da valutare di volta in volta, valutando anche ragioni e conseguenze di ogni scelta (quest’ ultimo punto tenetelo bene a mente).
Usavo però il termine “tendenzialmente”, perché? Perché appunto la Giustizia Morale è la più imprevedibile e può ben accadere che in alcuni casi il soggetto in questione scelga di anteporre l’ ordine ricevuto alle proprie convinzioni etiche, anteporre cioè la deontologia alla morale perché ritiene che l’ordine, benché ingiusto, non richieda un eccessivo sacrificio delle proprie convinzioni, un compromesso insopportabile. Oppure che lo faccia dopo aver valutato le conseguenze che potrebbero derivare dalla sua disobbedienza.
In altre parole Giustizia Morale non vuol dire non obbedire mai agli ordini, anzi in alcuni casi può voler dire anche obbedire ad ordini profondamente ingiusti.
Occorre appunto analizzare caso per caso.

“E’ stato fatto per il bene del mondo… e poi quegli studiosi hanno violato la legge”

Chi avrà detto queste parole? Sarà stato Sakazuki? Sarà stato Borsalino? Sarà stato uno dei 5 Astri?
Nient’ affatto: è stato Aokiji, durante il Buster Call di Ohara.
Quindi Kuzan, esponente di spicco della Giustizia Morale, dava un tale peso alla violazione delle leggi? Giustificava un massacro parlando di “bene del mondo”? Proprio così.
Ma nulla di strano, Kuzan è assolutamente orientato dalla Giustizia Morale, solo che come vi dicevo prima la Giustizia Morale in alcuni casi sceglie di eseguire anche ordini ingiusti. Ora vi chiedo, cosa sarebbe accaduto se all’epoca avessimo letto le scan? Non avreste pensato anche in quel caso che pure in Kuzan vi fosse un insanabile conflitto tra Giustizia Assoluta e Giustizia Morale (infatti subito dopo sceglie di salvare la piccola Robin)? Sareste stati più clementi che con Issho? Ve lo dico io, no di certo, si sarebbe pensato che anche Kuzan fosse “nel guado”. Invece non è così e non lo è né lui né Issho. Volete sapere perché? Perché è vero che in essi alberga un conflitto, ma fino ad oggi si è parlato del conflitto sbagliato.
Mi riferisco infatti ad un conflitto assolutamente diverso.
E a ben vedere parliamo dello stesso conflitto interiore che ognuno di noi vive quando sa di star eseguendo un ordine che riteniamo essere “ingiusto”.
Di che conflitto parlo?
Parlo del conflitto tra “nomos” (la legge) e “ethos” (l’ etica).
Parlo del conflitto che dilaniava Antigone e che le fece scegliere di contravvenire alle leggi imposte da Creonte, re di Tebe, leggi che le vietavano di dare degna sepoltura al fratello Polinice, leggi che ella reputava profondamente ingiuste.
Come dicevo alla fine Antigone sceglie di seguire le proprie leggi morali, quelle che lei chiama le leggi divine, in quanto le ritiene “più giuste” di quelle imposte dal potere temporale di Creonte.
Ed ecco qual è il tragico conflitto interiore che ogni volta dilania chiunque si faccia sostenitore della Giustizia Morale, ivi compresi dunque Issho e Kuzan. Altri conflitti non esistono. In altre parole non vi è alcuna traccia di Rosso, di Giustizia Assoluta, in Issho, come non ve n’è in Kuzan d’ altronde. E tra un po’ ve lo dimostrerò esempi alla mano.
Il punto è un altro: ogni sostenitore della Giustizia Morale, e questo vale anche per noi stessi, dinanzi a qualsiasi ordine imposto è come se prendesse una bilancia e mettesse su un piatto la propria morale e sull’ altro il comando ricevuto. Dal risultato del bilanciamento emerge come si agirà di conseguenza. Ma il conflitto che ne deriva resta pur sempre insanabile, richiede pur sempre un compromesso con se stessi, e richiede ogni volta una valutazione.
E il compromesso agli occhi degli osservatori esterni può talvolta sembrare disonorevole.
Come può sembrarlo ad esempio quello di Kuzan ad Ohara.
Quindi va chiarito che non vi è alcuna insofferenza a prescindere verso gli atti di imperio delle autorità e nessuna simpatia per i pirati in quanto tali.

Questo il quadro teorico. L’ ho fatto precedere all’ analisi dei fatti, benché nel mio ragionamento complessivo l’ ordine sia inverso, per semplificarvi la comprensione del tutto e per farvi comprendere quale metodo utilizzerò di qui in avanti.
Adesso però penso sia il caso che si passi ad una dimostrazione pratica di quanto dicevo, analizzando tutto quanto fatto da Issho in questa saga.

Andiamo in ordine cronologico, limitandoci ovviamente agli episodi più significativi. E a ben vedere ci troveremo ad affrontare immediatamente alcuni degli avvenimenti che i sostenitori della teoria del conflitto Rosso-Blu in Issho vedono come la dimostrazione che in ello risieda anche una parte di Giustizia Assoluta.
Dunque alcuni di quelli ritenuti più significativi me li terrò per l’ inizio, altri per la fine. Direi che sia il caso di procedere mediante una sorta di elenco.

Issho prima supporta Doflamingo nella caccia a Law, poi si scontra con Zoro, successivamente si reca a palazzo con Doflamingo, infine dà l’ ordine ai Marines di difendere l’ altopiano. In questi avvenimenti, soprattutto, si pensa esca fuori la parte di Issho che crede nella Giustizia Assoluta. Volete sapere cosa ne penso? Nulla di più sbagliato. Ecco che ci torna utile il discorso che facevo prima. Ricordate la storia del conflitto tra l’ ordine ricevuto e le proprie convinzioni etiche? Dunque utilizziamo quello come chiave di lettura. Secondo voi ad inizio saga tale conflitto sussisteva in Issho? ASSOLUTAMENTE NO. Issho aveva ricevuto ordini ben precisi, quelli di fermare un’ alleanza tra due pirati appartenenti alla Generazione Peggiore, i quali si proponevano di gettare nel caos il Nuovo Mondo. Allora diventa essenziale chiedersi cosa pensasse Issho appena giunto a Dressrosa di Law e di Rufy. Il primo aveva la fama di un essere spietato (“il chirurgo della morte”), il secondo appena due anni prima si era reso protagonista di un attacco deliberato alle tre massime istituzioni (Enies Lobby, Impel Down, Marineford), colpevole, tra le altre cose, di aver fatto evadere spietati criminali dalla prigione di massima sicurezza, mettendo di conseguenza in pericolo innumerevoli civili per il futuro.
Pertanto messa nei giusti termini la questione è semplicissima: quando Fujitora ha ricevuto gli ordini da Sakazuki non conosceva ancora Luffy, non ne conosceva i valori e i principi e dunque non subiva ancora quell’ insopportabile conflitto interiore di cui parlavo prima e che tendenzialmente porta a scegliere una strada diversa rispetto a quella che si dovrebbe imboccare in virtù degli ordini imposti. Ripeto, nulla di strano: appena messo piede a Dressrosa Issho pensava di essere stato mandato a catturare degli efferati pirati, dunque lo faceva di buon grado. Certo Smoker gli aveva detto qualche parola, come non ricordarlo, ma dall’ altro lato c’era la non lusinghiera fama di Luffy & co.
E allora cosa ha spinto Issho a tenere codesto atteggiamento ad inizio saga? Semplice, la situazione sul campo, o almeno quella apparente.
Un regno “pacifico” in cui tutti paiono felici, la cui tranquillità viene turbata da un branco di pirati che sembrano mirare a conquistarlo. Dunque le cose sembravano parlare chiaro, sembravano dar ragione alla cattiva fama dei nostri e torto a Smoker.
E la prova che tale argomentazione sia vincente la abbiamo nel capitolo 799, l’ ultimo ad oggi uscito.
Infatti lo stesso fatto che Issho si dica sorpreso che un pirata possa essere tanto onesto e animato da buoni principi postula necessariamente che ad inizio saga la sua idea in proposito fosse diversa, che pensasse tutt’ altro di Luffy e dei pirati in generale.
Dunque capirete bene come ci muoviamo assolutamente nel campo della Giustizia Morale. In sostanza nulla di diverso da quanto avrebbe fatto Kuzan (chiaramente parlo di un ipotetico Kuzan che ancora non conosceva i mugiwara) anzi…

-Fujitora vs Sabo.
In proposito al di là dello scontro in sé, visto che è Sabo ad andarselo a cercare, mi interessa la fine dello stesso, quando Issho decide di lasciarlo andare. In questo caso piuttosto qualcuno potrebbe dire: premesso che anche qui la Giustizia Assoluta nulla c’entra, il lasciar andare Sabo non potrebbe essere Giustizia Neutrale più che Giustizia Morale? Potrebbe, ma non è. A ben vedere infatti Fujitora sceglie di non proseguire lo scontro con Sabo per un paio di motivi ben precisi: in primo luogo perché trovandosi tutti sotto la stessa Gabbia il destino diventava comune (“Siamo tutti pedine della stessa scacchiera”) e soprattutto le priorità diventavano altre, ragion per cui uno scontro durissimo in quel momento non avrebbe avuto alcun senso; in secondo luogo Issho sapeva che combattere contro il secondo dell’ armata rivoluzionaria avrebbe richiesto l’utilizzo di tutto o quasi il suo devastante potere e che dunque Dressrosa ne sarebbe uscita piegata più di quello che già era, con inevitabili ed innumerevoli vittime.
Quindi lascio a voi giudicare se un tale modo di agire sia dettato dalla Giustizia Morale o meno, per me non possono esservi dubbi nel senso del sì.
Infine, ricordate cosa dice Sabo a Fujitora quando le loro strade si separano?
“Se qualcuno scoprisse che hai pensieri del genere”.
A che tipo di pensieri può riferirsi Sabo?
A voi le debite conclusioni.

-“Il Governo Mondiale crede di essere Dio” e “Ho intenzione di abolire la flotta dei 7”.
E’ necessario che io aggiunga qualcosa? Perché Issho pensa e si propone ciò? Ovviamente per la salvaguardia dei civili, onde evitare che in futuro si ripetano i massacri che in passato hanno avuto luogo a causa di un sistema aberrante quale quello degli Shichibukai, massacri per i quali lo stesso Governo Mondiale non è esente da colpe, in quanto complice. E, si badi bene, ciò anche a costo di spezzare l’ equilibrio mondiale. Dunque si può ben concludere che per Issho valgono più alcune vite umane che l’ equilibrio mondiale.
Voi come la chiamate questa?
Io la chiamo Giustizia Morale, anzi Giustizia Morale estrema. Kuzan una cosa del genere non la sarebbe neppure sognata.

– Scommessa su Rufy, supporto nello spingere la Gabbia e inchino.
Anche in merito mi sono speso molto in passato e aggiungerò poc’ altro. Nelle fasi calde della saga Issho inizia a percepire la straordinarietà di Luffy, il suo essere pirata onesto fino al midollo, un pirata dai sani principi, un ossimoro in apparenza, come ebbi a dire, ma che in realtà tale non è. Dunque Issho decide di scommettere su questo “strano” gruppo di pirati. E a ben vedere si tratta di una scommessa ponderata, di una scommessa dettata dalle sue convinzioni morali:
sul fronte opposto c’era infatti Doflamingo che aveva intenzione di fare della popolazione di Dressrosa carne da macello. Già questo basterebbe.
Inoltre, non è difficile pensare che Fujitora immaginasse, pur non avendolo sentito, che Doflamingo volesse fare di Dressrosa anche la sua tomba: non poteva certo permettere che alcune informazioni iniziassero a circolare.
Qualcuno ancora oggi però insiste nel chiedersi perché allora Issho non abbia attaccato direttamente Doflamingo. La risposta, come sempre, ce la dà lui stesso, anzi la dà a Sabo: “Siamo tutte pedine della stessa scacchiera… persino quelli della Marina non possono diventare eroi in questo Paese”.
Issho in altre parole ha sempre avuto le mani legate durante questa saga, anzi si è spinto anche troppo oltre.
Quanto allo spingere la Gabbia, cosa c’è di più vicino alla Giustizia Morale che aiutare un popolo a resistere contro un tiranno che vuole sterminarlo? Cosa c’è di più vicino alla Giustizia Morale che unirsi empaticamente ad un popolo che si batte per la propria salvezza e per il proprio futuro?
Quanto invece all’ inchino, anche qui siamo nell’ ambito di una profonda Giustizia Morale. Issho antepone la volontà di chiedere scusa a Dressrosa e al mondo intero in nome del Governo Mondiale alla reputazione di quest’ ultimo. Chiaramente se ricordate il post che a suo tempo scrissi in merito saprete bene come ho sempre pensato che dietro quel gesto ci fosse una strategia ben delineata, un messaggio forte e chiaro: il Governo Mondiale deve cambiare. Io faccio la mia parte: in qualità di ammiraglio della Marina mi inchino in mondovisione.
Come dire: la sostanza prima della forma.
Ancora una volta tutto questo ha una sola definizione: Giustizia Morale.

-Capitolo 799, l’ultimo uscito.
Issho, percependo i cittadini di Dressrosa dirigersi verso le navi, conclude immediatamente che in tal caso non potrà utilizzare le macerie per affondare le imbarcazioni e i pirati con esse. Chi avrebbe fatto questo, ditemi, Kuzan o Sakazuki? A me pare il primo, il secondo invece avrebbe certamente concluso, con un ragionamento “Machiavellico” secondo il quale “il fine giustifica i mezzi”, che la cattura o la morte di Rufy & co. valessero bene la morte di qualche “semplice” civile. Invece Issho giunge ad una conclusione esattamente opposta, alla conclusione cui sarebbe pervenuto qualsiasi rappresentante della Giustizia Morale, ivi compreso Aojiki.

– Ancora capitolo 799.
Sarò secco: il solo fatto che Issho sia pervenuto alla conclusione che un pirata possa essere buono e di sani principi, tanto addirittura dall’ avere un ripensamento sull’ essersi accecato, lo pone assolutamente fuori dal campo della Giustizia Assoluta. Per Sakazuki infatti i pirati sono il male in quanto tali e tale regola, come un dogma, non soffre eccezione alcuna.

Vogliamo aggiungere la voluta indolenza con cui Issho sta provando a fermare Rufy e gli altri? Vogliamo aggiungere che sempre nel capitolo 799 Issho fa un discorso del tipo “Se anche ora riuscirai a salvarti l’ imperatore cui hai pestato i piedi non ti lascerà scampo.”?
Amici miei, un rappresentante della Giustizia Assoluta non ragiona così, non fa ragionamenti del tipo “se ti salverai, se pure riuscissi a scappare”. Un rappresentante della Giustizia Assoluta non contempla la fuga del nemico, che poi ciò possa nei fatti avvenire è un altro conto.
Non contempla che siano altri a prendersi l’ onere di fare giustizia.

Adesso gli ultimi due episodi, che sono quelli che potrebbero sembrare a prima vista i più complessi da decifrare, ma con un po’ di buona volontà lo facciamo e lo facciamo in maniera concisa.

-Confronto Issho-Sakazuki.
Sulla prima parte del dialogo penso non ci siano grossi problemi. Ho letto però che qualcuno ha storto il naso per le ultime parole di Issho in risposta alla minaccia di Sakazuki. Il nostro ammiraglio risponde sostanzialmente che non aspettava altro, in riferimento all’ ordine di catturare di Luffy e Law. Bene, io vi rispondo riadattando un antico brocardo latino, sperando che mi perdonerete: “verba volant facta manent”. Per quanto infatti Issho abbia potuto dire diversamente, resta poi quello che realmente ha fatto. Ha obbedito agli ordini di Sakazuki? No di certo. E cosa ha fatto? Ha tirato i dadi. 
Qualcuno però, non pago, potrebbe chiedersi: perché allora Issho non ha risposto male anche all’ ultimo ordine di Sakazuki? Ipocrisia? Assolutamentee no, strategia. Quale strategia? Ve lo spiego subito.
Issho tiene ardentemente al suo posto in Marina. E’ verosimile che l’ unico motivo per cui egli ha preso parte alla selezione mondiale per il titolo di ammiraglio sia il suo intento di cambiare dall’ interno la Marina e più ambiziosamente (forse troppo) il Governo Mondiale: a partire dall’ abolizione della Flotta dei 7.
Attenzione però, egli tiene tanto al suo posto non in quanto fine a se stesso, bensì perché inteso come veicolo per raggiungere i suoi obiettivi, obiettivi di Giustizia Morale.
Resta comunque che Issho ha fatto buon viso a cattivo gioco e non ha obbedito agli ordini del grandammiraglio.

Fujitora tira per ben 3 giorni i dadi, e dopo che questi al terzo giorno parlano sfavorevolmente ai nostri, si muove per catturarli.
Anche qui qualcuno ha storto il naso. Ma vediamo un po’ cosa avrebbe potuto fare Issho: aveva imparato ad apprezzare Luffy e dunque fosse dipeso unicamente da lui lo avrebbe lasciato andare, ma il punto è che non dipendeva solo da lui. C’era stato infatti il duro scontro con Sakazuki via lumacofono, cui era conseguito l’ ordine finale di quest’ ultimo di portargli le teste di Luffy e Law. Ma soprattutto, ciò che più conta, diversi Marines avevano ascoltato la conversazione e c’era il rischio che se il nostro ammiraglio se ne fosse fregato avrebbero fatto rapporto al grandammiraglio e Issho sarebbe stato allontanato con disonore dalla Marina. La verità, amici miei, è che Issho a Dressrosa ha sempre avuto le mani legate perché non era solo, bensì accompagnato da ben due vice ammiragli e da innumerevoli altri uomini pronti a far rapporto a Sakazuki a missione terminata. Quindi è come se lo spettro del Cane Rosso aleggiasse su Dressrosa sin dall’ inizio della saga. Ragion per cui Issho ha fatto quel che poteva, non poco di certo.
Pertanto, ripeto, cosa poteva fare dopo l’ ordine impartitogli da Sakazuki? Fregarsene? Non direi, gli sarebbe costato il posto in Marina, e prima vi ho spiegato quanto tenga ad esso.
Catturare Luffy e Law? Nemmeno, aveva imparato ad apprezzare i nostri pirati e non intendeva privare una nazione dei suoi eroi.
Quindi? Come ne è uscito?
Semplice, ha deciso di “sfruttare” il suo vizio, la sua passione per l’ azzardo, che deve essere ampiamente nota.
Come dire, lasciamo che sia il cielo a decidere, le cui scelte sono infallibili ed insindacabili.
Così, nel caso in cui fosse uscito un risultato sfavorevole per i nostri lui se ne sarebbe certamente rammaricato, ma non vi sarebbe stato alcun conflitto interiore: lui nel giudicare aveva potuto fallire, il cielo no di certo.
Nel caso in cui invece fosse uscito un risultato favorevole ai nostri ogni discussione si sarebbe spenta tirando in ballo la “Giustizia del cielo” e l’ avrebbe vista come una conferma della bontà delle proprie impressioni.
Sappiamo tutti poi come è andata.

Ultima nota
Anche per Kuzan, come per Issho, vi era un limite oltre il quale non si spingeva: parlo della manifesta insubordinazione. Solo che i motivi rispetto a Fujitora erano diversi: l’ ex ammiraglio era praticamente nato in Marina e sin da ragazzino gli erano state inculcate regole ben precise. Issho invece, non avendo “fatto la carriera “, come disse Doflamingo è “un cane sciolto”, non esiste alcuna disciplina per lui. I motivi che fanno sì che non giunga alla manifesta insubordinazione sono altri e sono gli stessi che lo hanno spinto ad entrare in Marina: si tratta dei suoi ambiziosi obiettivi di cui vi parlavo sopra.

Bene, penso che il nostro (estenuante) viaggio nella psiche di Fujitora possa dirsi giunto al termine. Avrete capito perché parlavo di post complesso e ambizioso. Come detto sopra, il mio obiettivo è stato sin dall’ inizio quello di dimostrare che in Issho non vi sia alcuna sfumatura di rosso, nemmeno la più impercettibile, che non vi sia cioè alcuna sfumatura di Giustizia Assoluta. Che anzi, al contrario, ogni cosa da lui detta e fatta in questa saga, anche l’ inseguire Rufy, sia stata sempre detta e fatta tenendo come stella polare la Giustizia Morale. Ho inteso altresì confutare, smontare scegliete voi, la “Teoria dei colori”, la quale come dicevo sopra soffre di un eccessivo “apriorismo”. Dicasi “apriorismo” ogni metodo che si fonda quasi esclusivamente su principi razionali a priori (in questo caso il principio che derivando il viola dal rosso e dal blu Fujitora fosse nel guado tra Giustizia Morale e Giustizia Assoluta) senza dare nei fatti prove concrete e precise.
Il sottoscritto si è invece servito del metodo opposto: attraverso un ragionamento induttivo è partito dall’ osservazione dei fatti, degli accadimenti, e infine ne ha desunto il principio generale, anche se nel post per ragioni di migliore comprensione le cose sono nell’ordine inverso.
Per il resto posso solo dire questo: il presente articolo è stato il più bello, ma al contempo il più complesso, che mi sia mai capitato di scrivere. Come avrete capito amo le analisi introspettive, le quali però sono senza dubbio quelle più ardue. E devo dire che Fujitora mi ha messo davvero a dura prova.
A voi, come sempre, la sentenza definitiva. Fatemi sapere cosa ne pensate.

Fonte

LA GAZZETTA DI ONE PIECE

1 commento su “Fujitora, ovvero la giustizia morale”

  1. Ottimo articolo!!! Rappresenta pienamente la psiche e le emozioni di Issho!!!! Concordo pienamente e grazie per questo approfondimento!!!

    Concordo anche sulle Tue confutazioni alla teoria dei colori… almeno per quanto riguarda Fujitora (di rosso non c’è nemmeno l’ombra XD)

    Rispondi

Lascia un commento


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.