AKAINU, IL CANE ROSSO

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Link agli articoli precedenti:

Aokiji

Fujitora

Garp

(alla fine dell’articolo trovate i link gli allineamenti successivi)

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[Legale Neutrale: Le regole e un governo ben impostato sono sicuramente indispensabili, secondo il pensiero di un personaggio di questo tipo, per vivere. Non si prepone scopi di alcun tipo se non quello di vivere servendo la giustizia. Egli non ha affatto interesse nel portare il bene o il male. Porta entrambi, indistintamente, a seconda di quello che richiede l’ordine pubblico. Un soldato che non discute gli ordini ne è un palese esempio.]

Se fosse un soldato ad eseguire ciecamente gli ordini, per quanto alienante, sarebbe una cosa normale per il suo ruolo. Ma cosa succederebbe se ad obbedire ciecamente agli ordini fosse un Grand’ammiraglio della Marina? La faccenda si complichebbe di non poco, vero? Ma a chi, esattamente, obbedisce ciecamente? O meglio, a cosa?

 

FRATELLI!

Ebbene, ci siamo! Oggi si parla del (signore e signori) il Cane. Sakazuki “Akainu”.

Voi non ci crederete ma io ho avuto un’enorme paura inizialmente a scrivere di questo personaggio. E non perché mi incuta timore, ovviamente, semplicemente perché si tratta di qualcosa (qualcuno) di complesso da spiegare, da analizzare.

Ecco, Akainu è come l’amore! E’ difficile usare delle parole per poter descrivere una cosa così complessa e a volte anche contraddittoria. Perché alla fine è anche contraddittorio a volte.

Magari forse non è proprio come l’amore, ho usato una similitudine un po’ strana per descriverlo, una pessima scelta di parole.

Lo vedete? E’ difficile da spiegare!

Mentre il marine che analizzerò la settimana prossima sarà estremamente semplice e cristallino (lo vedrete…), qui invece ci troviamo di fronte ad un dilemma. Ed ecco perché Sakazuki o lo si ama (per tornare in tema) o lo si odia, non esistono vie di mezzo, e credo mai esisteranno.

Perché ho imparato che per poter parlare agevolmente dei membri della Giustizia, bisogna partire proprio da questa, dalla Giustizia, da quella a cui ognuno di loro è assuefatto a modo suo, in qualche modo.

Quale Giustizia ha sedotto Akainu? Quale delle tante in circolazione?

 

[piccola citazione]

Devo esservi sincero, Akainu non mi ha mai fatto particolarmente impazzire. E’ il simbolo di una Marina che nasce già come obsoleta, ma che è necessaria, potratrice della Giustizia Assoluta. Se avete letto la parte iniziale sull’allineamento, c’è scritto che il Legale Neutrale non porta né il bene, né il male. Porta entrambi, indistintamente, a seconda di quello che richiede l’ordine pubblico.

 

“ Quando i nemici erano alle porte, i romani sospendevano la democrazia ed eleggevano un uomo per proteggere Roma. E non era un onore ma un servizio per la comunità.

 Harvey, l’ultimo uomo che hanno eletto per proteggere la Repubblica si chiamava Cesare e non ha più rinunciato al suo potere.

 E va bene, d’accordo, o muori da eroe… o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo.”

[seconda piccola citazione]

Questo non è un periodo di democrazia, questa è la guerra, e i nemici sono alle porte. non si può rischiare con un approccio alla giustizia “alla Kuzan”. Aokiji andrà bene dopo, quando il caos si sarà destato e dalle ceneri nasceranno dei semi pronti a dare vita a qualcosa di diverso, a livello storico, qualcosa che spazzerà via il vecchio (e mi sto riferendo anche alle élite al potere) per dare spazio al nuovo. Nuovi modi di pensare l’umanità, nuovo modi di vivere, perché la verità sarà venuta a galla. Ma prima di questo, prima di arrivare alla pace, ci vuole la guerra, ci vuole “l’assolutismo”, e non c’è tempo per i mezzi termini.

Akainu non è il rappresentante della Marina più giusta, ma è colui di cui la Marina ha bisogno, è colui di cui il mondo intero ha bisogno. E’ il male necessario.

Vi faccio un esempio: quando due liquidi, di due colori differenti, si scontrano tra loro, il risultato sarà un liquido di un colore totalmente diverso da quelli che erano precedentemente. La giustizia di Kuzan era in questo modo, era “interpretativa”, analizzava il reo (il reato) in base, soprattutto, a colui che doveva essere giudicato. La sua giustizia era vincolata a chi aveva di fronte, non poteva evitare questo! Non avrebbe senso applicare la stessa pena a due persone diverse!
Sakazuki invece si può rappresentare sempre con l’analogia dei due liquidi, con la differenza però che il Cane non è un liquido, ma un solido! immaginate un cubo di qualsiasi materiale solido voi vogliate e buttateci un liquido. Il solido non si sbilancerà per niente, resterà nella sua forma, qualsiasi getto d’acqua, o altro voi gli versiate. Può sporcarsi, certo, può bagnarsi, ma rimarrà nella sua forma e non verrà “condizionato” da nessun materiale esterno. Perché in questo particolare periodo storico, Sakazuki non può permettersi di “interpretare”, deve agire in fretta e lavorare con i mezzi che si possiedono, cioè abbastanza limitati. Qui non si parla di una giustizia ideale, un qualcosa di utopistico, ma di un concetto terreno. Bisogna sporcarsi le mani e Akainu è in prima linea per fare questo.
In questo senso l’incorruttibilità del Cane è eccessiva, è esagerata, seppur vincolata e tendente al “bene” perché non è propensa ai cambiamenti, che sono essenziali nell’evoluzione di un’istituzione. La sua Marina infatti è statica su se stessa, non si evolve. E perché dovrebbe? Se un’istituzione nasce già con l’intento che un giorno dovrà fare posto ad un’altra, non ha senso che evolva, perché l’evoluzione è tipico di qualcosa di vivo.

 

E la Marina di Akainu non lo è!

 

Non fraintendetemi, non sto dicendo che manca di vitalità. Se una pianta è vitale, ovvero cresce e modifica il suo aspetto evolvendosi in qualcosa di sempre più grande (un fiore o un albero), la Giustizia assoluta di Sakazuki è una lastra di acciaio, durissima e impenetrabile, liscia e levigata da tutte le parti (quindi imparziale), ovunque dello stesso colore e indistruttibile (fino a un certo punto ovviamente) ma privo di qualsiasi vita, privo di qualsiasi potenzialità di evoluzione. Resterà statica fin quando il tempo non la decomporrà. E’ destinata ad assottigliarsi sempre più fino a rompersi, ad autodistruggersi.

Il suo “pugno di ferro” è giustificato dal fatto di voler trovare un punto d’appiglio materiale e non fugace a cui aggrapparsi, un metro di paragone tangibile che demarchi il confine tra legalità e illegalità. E non potrà mai trovarlo nella neutralità assurda di un dado come per Fujitora, non nell’indolenza interpretativa e lasciva di Kuzan e non certo nel fare due pesi e due misure di Garp, ma nella fredda e austera legge.

Ecco dove si rifugia Sakazuki, nella legge, fredda, impassibile e imparziale.

Nella mitologia, Giustizia è rappresentata allegoricamente come una dea bendata con in mano una bilancia e una spada. La bilancia è da sempre considerata l’emblema dell’equilibrio, la neutralità assoluta, la spada invece è il simbolo della forza che la giustizia deve avere per imporre i suoi ideali. La Giustizia è un ideale, ed essendo tale, delle volte si stacca leggermente da quella che è la materialità, l’empiricità, il “pratico”, se vogliamo chiamarla in questo modo. E’ un concetto che ha bisogno di essere interpretato e applicato in base a chi abbiamo di fronte. Questo però in tempi di pace… in tempi di guerra come questi, con lo scacchiere mondiale pronto a muoversi su ogni fronte creando panico ovunque, ci vuole qualcuno che metta da parte l’interpretazione della giustizia e la applichi formalmente a chiunque nello stesso modo, sia ad un Marine che ha paura di morire in guerra, sia ad un pirata che ha ucciso centinaia di persone, perché in fin dei conti, chi indirettamente, chi direttamente, contribuiscono tutti e due a danneggiare l’istituzione della Giustizia, e quindi a danneggiare lo strumento che il mondo possiede per farsi breccia nell’oscurità dei tempi attuali

E’ giusto che abbia ammazzato Ace ed è giusto che lo abbia attirato nella sua trappola verbale per non farlo scappare. E’ giusto che abbia manipolato Squardo per fare in modo che il dubbio lo accecasse e attaccasse Barbabianca. Ogni strategia è accettata se il fine è superiore, come la preservazione dell’equilibrio della Marina.

Volete sapere chi è che dà gli ordini ad Akainu? Un qualcosa di immateriale ed astratto come un’idea, un concetto. Sakazuki si è lasciato sedurre dalla giustizia assoluta e adesso la applica pedissequamente, alla lettera, ciecamente, proprio come la dea bendata, ma con fanatismo.

Questo sembra quasi un concetto Marxista, solo applicato a One Piece. Marx diceva che gli esseri umani erano schiavi del capitalismo, ovvero di quella stessa struttura economica (il capitalismo) che avevano creato loro! Un paradosso dato che si sono fatti schiavizzare da quella struttura che in realtà dovevano schiavizzare loro, dovevano in un certo modo usare come strumento. E invece è lo strumento che usa l’uomo come fosse uno strumento.

“L’uomo ha cessato di essere schiavo dell’uomo ed è diventato schiavo della cosa.”

Sakazuki ha creato un concetto, una cosa, quello della Giustizia assoluta, lo ha alimentato e adesso è succube di quest’idea, è stato completamente sedotto da essa al punto da diventarne un fanatico, ma è il fanatico che si trova al posto giusto nel momento giusto.

Questo non è un male perché come ho scritto pocanzi, è giusto che Akainu si lasci infatuare da questo concetto così assolutistico perché è esattamente ciò di cui il mondo ha bisogno. Un po’ come per Giulio Cesare. Bisogna interrompere la Repubblica e risolvere prima le questioni più urgenti, poi si può tornare alla normalità. E la “normalità” sta nello spodestare il Grand’ammiraglio dal suo ruolo finché la guerra non sarà finita. E questo non avverrà certo oggi.

L’evoluzione di Akainu è stata fantastica quanto estremamente banale. Sembra un ossimoro, cioè l’accostamento di due termini che hanno significato quasi opposto tra loro, fantastico e banale, però è così. Ve l’avevo detto che sarebbe stato complesso analizzare un personaggio come lui.

 

Capitolo 397:

Hogwar D. Saul ha ragione.

Hogwar D. Saul ha ragione?

Ma se l’Akainu Grand’ammiraglio è schiavo di un concetto a tal punto da rispettare il suo volere (la giustizia assoluta), l’Akainu Vice-ammiraglio invece deve sottostare a ordini impartiti da gente vera e propria, il Governo Mondiale e per esteso i Draghi Clesti e/o i 5 Astri di Saggezza.

Sakazuki durante il Buster Call di Ohara non si è posto il problema se il conoscere la lingua antica impressa sui Poneglyph fosse una cosa effettivamente giusta o sbagliata, questo problema non spetta a lui analizzarlo. Lui prende gli ordini di gente che si trova più in alto di lui ed esegue. Se qualcuno più in alto dice che quegli studiosi sono dei demoni, allora così sarà. Se qualcuno più in alto ha detto che in quell’isola non deve scappare nemmeno uno di loro, allora così deve essere. Rappresenta un po’ l’archetipo dell’inquisitore, dove non bisogna porsi il problema se la religione cattolica sia una dottrina giusta o sbagliata (socialmente parlando), ma piuttosto bisogna fare in modo che tale dottrina la applichino tutti quanti, indistintamente, punendo a tappeto qualsiasi eretico. E in questo caso i “demoni” di Ohara furono degli eretici.

Ma Akainu ha un motivo preciso per fare questo. Lui rispetta gli ordini perché è alimentato dal desiderio di credibilità che la Marina deve possedere affinché essa possa compiere il suo dovere. La credibilità è importante, ecco perché lui esegue senza battere ciglio, perché altrimenti “ogni sacrificio sarebbe stato completamente inutile”, e l’istituzione della Giustizia ne avrebbe risentito. In quel momento Akainu voleva dare una dimostrazione al mondo dell’efficienza della Marina, perché è su questo che si batte il Cane, efficienza.

Stesso discorso, ma con maggiore libertà, lo ha fatto alla fine di Dressrosa. Capitolo 793:

La cosa che preme di più Akainu non è il fatto che Doflamingo sia il re tiranno che tiene sotto scacco una nazione intera (e magari non sapeva neanche la schiavitù reale in cui versava il paese), ma che l’azione di detronizzazione e subito re-immissione sul trono, con l’aiuto del Governo e il sostegno del Cp0 fossero una cosa di cui la Marina non sapeva nulla! Ecco la rabbia di Akainu! Non ha sopportato che il mondo intero (e quindi nello specifico lui stesso) fosse stato aggirato, che le leggi fossero state aggirate! La legge va applicata indistintamente con lo stesso peso a chiunque, che sia il Re di una nazione o il barbone nullatenente che vive sotto un tetto. Se è di giustizia assoluta che stiamo parlando è normale fare in modo che tutti la applichino.

Ecco perché, successivamente, quando ha scoperto che Fujitora si è inchinato, Akainu si è incazzato con lui. Voleva che la Tigre riferisse prima al Quartier Generale. In pratica voleva insabbiare come successe ad Alabasta. Voleva nascondere i fatti reali alla popolazione mondiale per un bene superiore, la credibilità, e quindi fare in modo che la Marina non perdesse la forza di imporsi al mondo.

Avrebbe manipolato un’informazione importantissima come questa, avrebbe sacrificato una nazione intera per la stabilità di un’istituzione, ovvero lo strumento che avrebbe dato questa stabilità ma al mondo intero.

E’ giusto sacrificare pochi per il benessere di molti?

Akainu sta tentando di tenere saldo un castello intero tenendolo fermo con della colla scadente anziché metterci della calce e cemento perché non possiede questi materiali. Seguendo questa metafora, bisogna fare quel che si può con i pochi mezzi a disposizione, senza andarsi ad impelagare con concetti astratti quale giustizia utopistica perché questi discorsi valgono in tempi di pace. Ma adesso siamo in guerra. Possiede solo la colla scadente e cerca di fare il possibile, ma fino a che punto? Lui tiene insieme un castello di carte che prima o poi dovrà crollare. La sua impassibilità è frutto della situazione, lui più di tutti è figlio del momento, di ciò che sta accadendo nel mondo, e lui è giusto che si trovi lì in questo momento perché è ciò di cui tutti hanno bisogno, però è solo uno strumento momentaneo, di passaggio che darà il via a qualcos’altro di più duraturo. Facendo un discorso “meta-narrativo” possiamo dire che è il cattivo in un’istituzione buona (almeno ideologicamente), l’antagonista creato da Oda per far sì che ci sia una battaglia successivamente che lo spodesti. Ma per adesso è giusto che stia lì.

Stiamo parlando di un personaggio che denigra i 5 Astri accusandoli di manipolazione nei confronti del mondo e di lui stesso in quanto portatore di Giustizia (la sua Giustizia, quella che ha imposto alla Marina, dato che ne è il capo) e poi lui stesso, per amor della credibilità si mette ad urlare contro Issho perché avrebbe voluto manipolare i fatti avvenuti a Dressrosa.

Ma tornando alla domanda di prima, è giusto sacrificare pochi per il benessere di molti?

Immaginate la scena: accendete la TV e su un canale a caso c’è la conferenza stampa di un politico famoso che fa il seguente discorso: vuole acquisire consensi da parte della gente per un progetto di un’opera pubblica, diciamo una diga, un acquedotto, o qualsiasi altra cosa. Quest’opera pubblica risolverà il problema dell’acqua potabile in una regione a caso e darà energia idroelettrica a tutti quanti a bassissimo costo. Purtroppo però il prezzo da pagare è che il villaggio che si trova proprio dove andrebbe costruito il progetto dovrebbe essere raso al suolo. Stiamo parlando di un villaggio di circa duecento persone. Ovviamente neanche al politico piace ammazzare gente, però in diretta racconta a tutti di come si senta “obbligato” a fare una cosa simile, per il bene di tutti.

Voi che cosa fareste? Approvereste la distruzione di un piccolo villaggio perché “necessario”? Perché è sacrificabile per il benessere di una regione intera? La morale di questa favola è che è giusto sacrificare pochi per il benessere alto, per l’istituzione? Perché Akainu ragiona in questo modo: se c’è qualcosa che toglierebbe credibilità alla Marina, anche se è un qualcosa che andrebbe detto al mondo, bisogna insabbiare, bisogna cercare di fare in modo che nessuno lo sappia e che questo fatto venga portato il meno possibile alla luce. C’è bisogno del sacrificio di pochi per il benessere di molti. Perché così facendo, insabbiando, la Marina ne uscirà vincitrice e si rafforzerà, e una volta diventata più forte potrà proteggere meglio tutto il resto del mondo.

Sacrificare pochi per proteggere molti. Sacrificare pochi per rafforzare l’istituzione che darà stabilità a molti.

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A volte la giustizia assoluta può portare un uomo alla pazzia” disse qualcuno…

Perché se ricordate l’analogia che ho fatto prima con i materiali, per quanto l’acciaio della Marina di Akainu possa essere indistruttibile, c’è un elemento che più di tutti è in grado di assottigliare questa lastra: l’acqua… e se non è proprio l’acqua beh, allora lo sarà il ghiaccio, e sapete benissimo a cosa (a chi) mi sto riferendo…

E’ buffo il fatto che sarà il ghiaccio, un materiale per sua natura freddo e immobile, a portare innovazione nei confronti del magma, un elemento invece in continua evoluzione, in movimento, caldo, morbido e malleabile. E’ ironico, non credete?

 

Reverendo

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