Il Tamatebako nella leggenda giapponese di Urashima Taro

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Nel capitolo della settimana scorsa abbiamo sentito di nuovo parlare del Tamatebako, ossia lo scrigno fatato del quale la famiglia reale dell’isola degli uomini-pesce entrò in possesso in un periodo imprecisato per poi riporlo nel palazzo reale assieme a tutti i tesori.

Sappiamo anche che, anni dopo, Van Der Decken IX decise di utilizzare il contenuto dello scrigno fatato per fare invecchiare Shirahoshi e poterla così sposare per ottenere il suo potere. Tuttavia Decken abbandonò il piano dopo aver saputo che non c’era modo di entrare nel palazzo reale.

In seguito, Hody Jones aprì lo scrigno fatato e si impossessò del suo contenuto per ottenere una forza incredibile. 
Il ministro della destra così inserì nello scrigno una bomba in modo che esplodesse all’apertura successiva.

Durante la saga di Fishman Island, Caribou riesce a trafugare tutti i tesori del palazzo reale, compreso lo scrigno fatato, approfittando dello scompiglio causato dai nuovi pirati uomini-pesce. Tuttavia la scatola viene recuperata da Rufy, che, per risarcire Big Mom dei dolci che le spettavano e che lui aveva mangiato, la dona subito a Tamago e Pekoms.

Ora quindi lo scrigno fatato è nelle mani dell’imperatrice, a Whole Cake Island, la quale ha programmato di aprirlo durante il matrimonio tra Sanji e Pudding.

Forse però non tutti sanno che, per il Tamatebako, Oda si è ispirato alla leggenda giapponese di Urashima Taro.

Urashima è un pescatore che soccorre una tartaruga malmenata da dei bambini sulla spiaggia e viene ricompensato con una visita al Ryugu-jo, il Palazzo del Drago (come il palazzo di Nettuno in One Piece).
Trascorre per tre anni molti giorni felici in questo regno subacqueo. Alla fine, però, viene sopraffatto dalla nostalgia di casa e chiede alla regina Otohime il permesso di farvi ritorno (in alcune versioni Otohime è la figlia del signore dei mari, a volte ne è la moglie, proprio come in One Piece). 
Lei acconsente e gli dona una scatola tempestata di gioielli raccomandandogli però di non aprirla mai, per nessuna ragione. 
Giunto a casa, egli scopre che nel mondo reale sono trascorsi oltre 300 anni e che nessuno può ricordarsi di lui.
Caduto in depressione, pensa alla sua casa, ma si rende conto che neppure la più veloce delle tartarughe sarebbe in grado di riportarvelo. Così si reca sulla spiaggia e si ricorda della scatola ingioiellata regalatagli da Otohime, la apre e fuoriesce una nuvola bianca: la inspira e sente l’odore della stuoia nella sua capanna, il vento salmastro delle tempeste a cui è scampato, i pesci che ha pulito…in pratica la scatola conteneva i trecento anni che Urashima Taro aveva perso. 
Ed ecco che Taro si ritrova invecchiato, con la barba lunga e bianca, la schiena curva. Così, dal mare, si sente la triste e dolce voce della principessa: “ti avevo detto di non aprire quella scatola: in essa vi era la tua vecchiaia…”.

Ovviamente si tratta di un allegorico congelamento della propria esistenza nella giovinezza. E la beatitudine eterna vissuta dal pescatore nel Palazzo del Drago è una specie di sogno onirico, il quale può essere interpretato come un rifugio inconsapevole dalla realtà dell’immutabilità. 
Urashima Taro, mentre era alla scoperta di nuovi mondi invisibili ed alla ricerca di nuove frontiere, ha perso il contatto con il momento presente, la corporeità e l’ambiente circostante giocandosi la sua stessa vita.

Oltre ai riferimenti già citati, ce ne sono altri molto evidenti:
1) Urashima salva una creatura del mondo marino e viene visto come un eroe, così viene ricompensato con la scatola tempestata di gioielli. Allo stesso modo Rufy diventa l’eroe di Fishman Island per aver salvato il popolo dalla triste sorte e viene ripagato con il tesoro reale.
2) Van Der Decken IX intendeva far invecchiare Shirahoshi proprio usando il Tamatebako, che nella leggenda conteneva, appunto, gli anni di Urashima.

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