Brook e l’importanza della Musica tra i Pirati

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Brook: un personaggio chiave

Può sembrare strano, eppure, esattamente come in One Piece, i pirati amavano alla follia la musica. Vi ricordate quando Rufy (ormai si parla di preistoria) snervava tutti quanti con le sue continue richieste di un musicista? Fortunatamente è arrivato Brook a salvare la situazione. La realtà non era così diversa.

Ma servivano davvero i musicisti a bordo delle navi pirata?

Che fosse a terra per fare casino o a bordo per alleviare la barbosa monotonia tra un arrembaggio e l’altro, le soavi note dei musicisti erano sempre apprezzate. Tanto è vero che queste figure professionali erano piuttosto ricercate e generalmente benvolute. Ma serviva davvero la musica a bordo di una nave pirata o era solo un sollazzo per passare il tempo? Beh entrambe, e tutte e due di uguale importanza. La musica aveva un ruolo piuttosto importante nei viaggi in mare. Anzitutto era un modo per alleviare la noia asfissiante delle traversate e per allietare le serate di baldoria. L’aspetto psicologico era tenuto molto in considerazione dai capitani che non potevano permettersi una ciurma depressa o poco motivata. Di qui le ingenti quantità di rum, distribuite a razioni, e le allegre note dei musicisti.

Sordide canzoncine

Cosa cantavano/suonavano? Non avevano particolari pretese di virtuosismi, spesso blasfemizzavano i salmi o improvvisavano canzoncine oscene. La ciurma di Barrow cantava a cena canzoni spagnole e francesi da un libro di preghiere olandese. Non chiedetemi come. Probabilmente la varietà di strumenti era la medesima sia a terra che in mare ma pare che i più gettonati fossero violini e tamburi. Prima di un arrembaggio venivano suonate marce di guerra o, più semplicemente, si urlava a squarciagola per intimorire il nemico (che spesso ci cascava in pieno). Talvolta si utilizzava la musica come colonna sonora di torture e maltrattamenti vari: una delle più famose consisteva nel far ballare il malcapitato fino allo svenimento (o fino alla morte, più spesso). La musica dunque giocava un ruolo fondamentale nel mantenimento della coesione della ciurma. Era una sorta di divertissement concesso dai capitani pirata ai cialtroni dell’equipaggio.

L’importanza dei musicisti nei codici dei pirati

Il ruolo dei musicisti in una ciurma pirata era talmente importante da meritarsi una menzione speciale in alcuni dei loro codici. Recita quello di Bartholomew: “I musicisti devono riposare la domenica, ma negli altri sei giorni e notti, nessuno gode di favore speciale”. Questo significava che in qualunque momento e in qualsiasi condizioni, un pirata poteva chiedere al musicista di suonare un brano. Erano una specie di juke box viventi. Era stato lo stesso Bartholomew a reclutare forzatamente un violinista durante la presa di una nave. Il pover’uomo, non proprio felice della svolta piratesca della sua vita, era riuscito però a evitare la forca quando la ciurma di Bartholomew venne catturata.

The band played on di A.Thomas

Non solo nelle navi pirata

La combo vita in mare-musica non era una prerogativa dei pirati. Le navi da guerra tenevano addirittura piccole orchestrine e nemmeno sui mercantili era raro trovare musicisti. Nelle galere i colpi di tamburo servivano per ritmare il lavoro dei rematori. Il rapporto quindi era di lunga durata. Nel caso della pirateria però la questione si fa ardua per via della penuria di testimonianze scritte e di diari di bordo. Le informazioni che abbiamo sono state estrapolate dalle poche fonti scritte e dalle relazioni dei processi.

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Bibliografia:

  • Cordingly, Storia della pirateria, tr. it. A. Tissoni, Modadori, Cles, 2011
  • Defoe, Storie di pirati. Dal capitano Barbanera alle donne corsaro, tr.it. e cura di M. Carpitella, Mondadori, Cles, 2013
  • Gosse, Storia della pirateria, tr. it. S. Caprioglio, Odoya, Bologna, 2008
  • Lapouge, Pirati. Predoni, filibustieri, bucanieri e altri “pezzenti del mare”, tr. it. A. Benucci Serva Excelsior 1881, Milano, 2010
  • Spinelli, Tra l’inferno e il mare, Fernandel, Ravenna, 2003

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