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Crocodile, Chaka, Pell, i protettori di Alabasta e Sobek, Anubi, Horus, le divinità animali protettrici dell’antico Egitto
Nel manga, sia Chaka che Pell si definiscono le divinità protettrici del regno di Alabasta; inoltre, ad inizio saga, Crocodile viene acclamato dalla folla come l’eroe che protegge il paese dalle incursioni dei pirati. In effetti, i frutti Zoan dei primi due personaggi richiamano le divinità semi-antropomorfe di Anubi e Horus. Crocodile, invece, non possiede un frutto Zoan, ma presenta altri riferimenti, oltre al suo nome, che lo collegano alla figura di Sobek.
Crocodile e Sobek garanti della prosperità
Sobek era la divinità egizia associata ai coccodrilli e, di conseguenza, alle acque e alla potenza militare. I coccodrilli erano infatti considerati animali sacri in quanto, scendendo lungo il corso del Nilo, annunciavano l’inizio del periodo della piena. Si trattava di un evento vitale per l’economia egizia poiché le acque, una volta ritirate, lasciavano sui campi da coltivare una fanghiglia estremamente fertile: il limo. Ed è per questo motivo che Sobek era invocato come dio della fertilità e della prosperità, oltre che come protettore dagli attacchi degli stessi coccodrilli.
Il tempio principale di Sobek si trovava a Cocodrilopoli, odierna Fayyum, circa un centinaio di kilometri più a sud de Il Cairo. La peculiarità di questo tempio era che i coccodrilli potevano girare liberi per il tempio stesso. Gli egiziani consideravano i coccodrilli come delle reincarnazioni del dio Sobek, per cui, probabilmente al fine di utilizzarli come offerte votive, si sviluppò la pratica di mummificare questi animali dopo la morte.
Chaka e Anubi protettori di ciò che verrà dopo
Anubi era il dio dei morti e della mummificazione, protettore dei cimiteri e del mondo ultraterreno. Probabilmente l’associazione allo sciacallo derivava dal fatto che, in principio, gli egizi seppellivano i propri morti in tombe poco profonde e spesso queste venivano danneggiate da sciacalli ed altri canidi che si aggiravano per i cimiteri. Di conseguenza, è possibile che abbiano iniziato a credere in una divinità simile a questi animali, ma più potente, in grado di dissuaderli dal danneggiare le tombe ed il riposo dei morti.
In molte tombe egizie viene raffigurato Anubi prendere per mano il defunto ed accompagnarlo verso il mondo ultraterreno. Ciò avveniva poiché Anubi aveva anche un altro compito: giudicare se l’anima del morto fosse degna di accedere al regno di Osiride. Il giudizio avveniva attraverso il rituale della pesatura. Il cuore del morto (unico organo che non veniva asportato durante il rito della mummificazione) veniva posato dal dio sul piatto di una bilancia; sull’altro piatto vi era una piuma di struzzo, simbolo di Maat, dea della giustizia e dell’armonia. Se il cuore fosse risultato più pesante della piuma, l’anima del morto sarebbe stata considerata indegna dell’immortalità.
Pell e Horus protettori della vita
Horus è il dio dalla testa di falco, ed una delle divinità egizie più importanti. Figlio di Iside e Osiride, era il dio della giustizia, che combatteva al fine di garantire l’armonia universale. Secondo il mito, infatti, Seth, dio del caos e della violenza, uccise e fece a pezzi il proprio fratello Osiride. Iside, che era moglie di quest’ultimo, riuscì a riportare in vita il marito per poco tempo, in modo da concepire con lui Horus. Il giovane dio, una volta cresciuto, si scontrò con lo zio, in una perfetta rappresentazione della lotta tra bene e male.
Durante lo scontro con Seth, Horus perse l’occhio sinistro, successivamente ritrovato e guarito dal dio Thot, dio della sapienza. A seguito di questo evento si diffuse l’idea che l’occhio di Horus possedesse poteri magici, come la cura delle malattie o perfino la capacità di riportare in vita i morti. Infatti, la pratica di riprodurre il simbolo dell’occhio di Horus si diffuse in moltissimi ambiti, dal rito dell’imbalsamazione alla costruzione di navi.
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