DONQUIJOTE DOFLAMINGO – UN DIAMANTE LAVORATO

2380

Donquijote Doflamingo è sicuramente uno dei personaggi di One Piece maggiormente caratterizzati e provvisto di una personalità molto complessa e ben delineata. Tuttavia dietro il suo carattere cinico e arrogante si nasconde, in realtà, una rete articolata di pensieri e ideali che alcune volte sono stati influenzati da vari fattori e sicuramente dal contesto in cui è cresciuto.

Ambizione principale di Doflamingo è attuare la sua vendetta contro i Draghi Celesti e far decadere così il loro potere. Difatti la fondazione del suo impero criminale, oltre ad essere sicuramente un’attività redditizia, è soprattutto un modo per creare instabilità nel mondo. Questa sua peculiarità lo discosta subito dalla maggior parte dei pirati del mondo di One Piece, esaltando ancor di più una netta contrapposizione con il protagonista dell’opera. Il suo ideale di pirata è rappresentato appunto da quella che lui definisce “nuova generazione”, ovvero pirati che hanno come unico scopo la ricchezza e la fama ed è proprio in questo che si vede la sostanziale differenza con il personaggio al quale è parzialmente ispirato ovvero Don Chisciotte. Nel romanzo di Cervantes il protagonista aveva eccome un sogno: egli, ispirato dai racconti cavallereschi, voleva diventare un cavaliere errante per difendere i deboli e riparare i torti che essi subivano. Breve descrizione che ci fa capire come tutto ciò non c’entra nulla con la personalità del “nostro” fenicottero che crede invece fortemente nella “legge del più forte”.

 

« I pirati sarebbero il male? E la Marina rappresenterebbe la giustizia? “Bene” e “Male” non sono altro che colori sulla tela i cui nomi cambiano di continuo! I bambini che non conoscono la pace e quelli che non conoscono la guerra vedono il mondo con occhi molto diversi! Solo chi è al potere può stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato! E questo luogo proprio ora si trova a metà strada tra le due possibilità! “La giustizia trionferà”?! Ovvio, perché sono i vincitori ad essere nel giusto! »

In questa citazione è racchiuso gran parte del pensiero di Doflamingo; la storia non è altro che una tela sulla quale i “deboli” non possono permettersi di “disegnare” e la giustizia è soltanto la volontà dell’individuo più forte che, come sempre, trionfa.

Un altro aspetto fondamentale che distingue la sua personalità è la volontà di potere e di controllo.

Follia, abbigliamento eccentrico e sorriso stampato in bocca sono aspetti che lo accomunano molto con un altro personaggio dei fumetti ovvero il Joker nemesi di Batman.

Entrambi fanno affari con la malavita del loro mondo e non dimostrano un minimo di pietà per coloro che sbagliano nel “lavoro”.  Tuttavia c’è una particolare differenza tra i due Joker: uno è un criminale votato solamente al caos, sostanzialmente “un cane che rincorre un’auto e che una volta raggiunta non saprebbe che farsene”, l’altro (come mostrato in molte scene del manga) un pirata dedito alla manipolazione e al controllo.

 

Possiamo quindi essenzialmente vedere Doflamingo come un marionettista; un folle cui però non piace che il caos governi le sue azioni al contrario del personaggio della DC comics. Proprio per questo motivo, secondo me, Oda ha deciso di attribuirgli il frutto più adatto a questo tipo di personaggio; ovvero l’Ito-Ito. Basti pensare, infatti, ad alcune peculiarità di questo potere per esempio il “parasite” o la “gabbia per uccelli”, tutte armi adatte a un esperto manipolatore che ama avere ogni cosa sotto il proprio controllo. Egli però non si limita solo al controllo della “feccia”, infatti, riesce a tenere “sotto scacco” perfino i nobili mondiali grazie al ricatto del “segreto di Marijoa” dimostrando inoltre anche una calcolata perfidia nell’attuare il piano per riottenere la sua terra: Dressrosa.

Nello scontro finale con Luffy abbiamo poi la netta opposizione tra “libertà” e “oppressione” , la sublimazione di due ideali completamente opposti messi a confronto.

Ma siamo sicuri che il manipolatore non sia stato a sua volta manipolato?

Sicuramente egli deve gran parte del suo carattere viziato e violento al fatto di essere cresciuto tra i nobili mondiali. Successivamente poi, la scelta del padre di perdere questo “status” , che ha portato alla morte della madre, deve aver acceso nel giovane Doffy un sentimento di puro odio per coloro che non avevano sangue nobile. Ucciso in seguito il padre, decide di portare la sua testa a Marijoa nel tentativo di essere reintegrato tra i Draghi Celesti che però finiscono per ripudiarlo ugualmente.

Si ritrova così in una terra di mezzo; formalmente non è un nobile ma egli non si sente neppure un comune uomo. Questa condizione bivalente lo priva di una vera identità fino all’incontro con Trebol e gli altri ufficiali, che riconoscono in lui le potenzialità per governare al di sopra del mondo, e forse, anche per questo, li considera la sua vera famiglia.

Essi lo allevano quindi innestandogli la convinzione di essere un Re il cui “cammino” non deve essere assolutamente disturbato da niente e da nessuno.

Difatti è paragonato dallo stesso Trebol un “diamante grezzo”, perché trenta anni fa il nostro Demone Celeste non era altro che una pietra, molto preziosa, da lavorare. Quello che ci deve far riflettere è proprio questo: cosa sarebbe oggi Doflamingo se non fosse cresciuto secondo il pensiero discriminatorio dei Nobili Mondiali? La sua concezione di vita sarebbe la stessa se non avesse incontrato Trebol e il resto della sua ciurma?

La risposta potrebbe sembrare ovvia ma sono proprio le persone e soprattutto l’ambiente in cui è vissuto sin da bambino, ad attuare questo processo di “lavorazione” e di conseguenza a portarlo a essere, non più il diamante grezzo che era un tempo, ma l’uomo che oggi tutti conosciamo.

Una serie di sfortunati (oppure no?) eventi che hanno reso Doflamingo uno dei personaggi più affascinanti dell’intero manga.

 

AUTORE :    LOWLOW

Lascia un commento


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.