[articolo di Flax]
“Pur essendo lungo e articolato è molto scorrevole e ricco di sfumature eleganti. Il tono utilizzato per descrivere i vari personaggi è spesso ironico, senza mai eccedere. Il lettore si appassiona alle vicende raccontate e l’autore passa da una all’altra mantenendo sempre vivi la suspense e il pathos nei confronti dei personaggi”
“La trama è estremamente complessa, ricca di personaggi, situazioni e avventure mirabolanti, intrecciate insieme in un modo incredibilmente fantasioso e movimentato.”
“Tutti i numerosissimi personaggi hanno proprio questa caratteristica in comune: quella di essere visti nella loro dimensione umana. Nei loro comportamenti si ritrovano quindi tutte le virtù ma anche tutti i vizi umani: il coraggio, la lealtà, accanto alla vigliaccheria, alla disperazione. Il tutto descritto con grande precisione ma sempre con un atteggiamento di sorridente indulgenza e comprensione, mai con la severità di chi si erge giudice delle debolezze altrui.”
“Vicende, personaggi minori e digressioni sono abilmente intrecciati tra loro e con la trama principale. A condire il tutto c’è poi l’ironia che riporta ad un senso di misura le passioni e gli eventi umani, su cui spesso cala un divertito giudizio d’autore.”
Queste quattro osservazioni virgolettate che si addicono perfettamente al manga di ONE PIECE sono in realtà frasi prese dal web e riguardanti tutt’altra opera: L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto.
Mettetevi comodi, preparatevi qualcosa da sorseggiare durante la lettura, rilassatevi e… Buona lettura!!
Introduzione
Anche se ONE PIECE e l’Orlando Furioso condividono alcuni aspetti narrativi, va precisato che sono allo stesso tempo molto diversi tra loro. In altre parole: questo non è un rigoroso confronto tra le due opere. Ho voluto cominciare così questo articolo per poter fin da subito affermare che la lunghezza di ONE PIECE, molto criticata, erge quest’ultimo ad un livello narattivo superiore, quello del poema. Da questo punto di vista la lunghezza del manga di Eiichiro Oda non può più considerarsi un punto a sfavore dell’opera, soprattutto per la coerenza che oramai sappiamo essere una caratteristica intrinseca di ONE PIECE.
In Italia, soprattutto nell’ambito dell’animazione, ONE PIECE è ridicolizzato. Non bastava l’intervista a Fabrizio Margaria che, senza peli sulla lingua, motiva il nome “rubber” adottato dalla Mediaset – volutamente scritto con iniziale minuscola – spiegando che Luffy è un nome da cane. Non bastava. Il numero 1348 de “Venerdì di Repubblica” continua sulla scia delle storpiature immotivate arrivando a chiamare l’opera di Eiichiro Oda “One Place”, a caratteri cubitali. Andrebbe ricordato, al fine di placare il nervosismo di chi sta leggendo queste righe, che ONE PIECE risulta essere sempre più seguito da lettori giapponesi over-18 ed un motivo ci sarà, no?
Secondo un sondaggio datato 2013, la fascia di età con il “piece of pie” più ampio è quella dei 19-29enni. Questo dato è sicuramente giustificato dal fatto che ONE PIECE va avanti da 16 anni e quindi i lettori che lo hanno cominciato a seguire a 10 anni ora ne hanno 26 di anni. Interpretare i dati del grafico esclusivamente in questo senso non rende l’idea di quanto ONE PIECE possa essere definito per quello che è: un’opera unica. Andrebbe infatti aggiunta questa ulteriore analisi al riguardo: se un ragazzo – supponiamo di 10 anni – continua a seguire ONE PIECE dopo 16 anni, significa che l’opera di Eiichiro Oda non ha mai stancato e, aggiungo io, non stancherà mai!
Certo… Chi segue appassionatamente ONE PIECE non interpreta questa analisi come una novità ma, di fatto, non credo vada interpretata come tale. Una novità è limitata nel tempo, è volatile. Questo è, semplicemente, un dato di fatto. ONE PIECE non stanca!
Sulla trama… E oltre!
L’Opera firmata Eiichiro Oda inizia raccontandoci di un ragazzo che, col tempo, abbiamo imparato a conoscere bene. A dirla tutta, il suo carattere è ben noto già dai primissimi capitoli e, nonostante ciò, continua a stupirci a distanza di (16) anni dalla prima pubblicazione. Monkey D. Luffy (o Rufy), questo il nome del protagonista in questione, ci appare fin da subito un ragazzo diverso, speciale nella sua semplicità. Per certi aspetti è facile confonderlo con un animale non appartenente alla specie Sapiens. Infatti, uno di questi aspetti animaleschi che lo caratterizzano è la sua attitudine a seguire ciò che detta il suo istinto, finalizzando le azioni impulsive sempre al raggiungimento dei suoi obiettivi. Primo fra tutti diventare l’uomo più libero dei mari, figura che nel mondo di ONE PIECE si identifica nel Re dei Pirati.
Cosa c’entra la pirateria con il desiderio di libertà? Secondo le critiche più spietate la risposta è ridicolizzata in un banale “niente”, ma la realtà è forse un’altra. Dobbiamo tenere presente che siamo stati abituati allo stereotipo del pirata cattivo che squarta gente a destra e a manca, dimenticandoci l’altra faccia della medaglia. In ONE PIECE sono presenti sia elementi cruenti tipici della pirateria per come la conosciamo noi, sia anche elementi che esortano a lasciare tutto e a intraprendere avventure per il solo desiderio di viverle.
“Su Jinbe, prendiamola con filosofia! A me piace affrontare le cose così come vengono!”
-Monkey D. Luffy
Questa distinzione ci viene fornita da Eiichiro Oda stesso in Romance Dawn, lo one-shot che ha aperto le porte alle avventure di Rufy. Di seguito un’illustrazione esplicativa (lettura da destra a sinistra!):
Lo stereotipo del pirata “squarcia-budella” deve essere quindi accostato alla controparte del pirata avente sete di libertà. Nella nostra cultura persiste la leggenda della colonia pirata “Libertalia” il cui solo nome potrebbe confermare le precedenti osservazioni.
“Il motto dell’utopia pirata era “per Dio e la libertà”, e la sua bandiera era bianca, in contrasto con il noto Jolly Roger, nero e raffigurante un teschio umano. Erano libertari e cristiani; dichiaravano guerra contro gli stati oppressivi e i legislatori, attaccando le loro navi, facendo prigionieri e liberando gli schiavi. Chiamavano loro stessi “Liberi” e sostenevano molti dei principi dell’anarchismo vivendo sotto un regolamento comunale cittadino, una sorta di propria corporazione di pirateria dei lavoratori.”
fonte: wikipedia
Torniamo a ONE PIECE. Questo riferimento permette di tracciare una sottile linea di confine tra pirati (Piece main o Peace main… Credo che la giusta traduzione sia “Piece man”) e Rivoluzionari. Pirati che dichiarano guerra contro le alte sfere sono presenti anche in ONE PIECE, basta ricordarsi gli avvenimenti di Enies Lobby. Tuttavia la figura degli “anarchici” trova spazio più ampio nella fazione dei Rivoluzionari, quasi come se Oda volesse evitare di attribuire ai pirati l’entità di “oppositori degli stati oppressivi”, evitando cioè di schierare una figura che nell’immaginaro collettivo è “cattiva” esplicitamente nella parte dei “buoni”.
Scelta azzeccata! Si leggono spesso critiche basate sul fatto che i pirati in ONE PIECE sembrano interpretare il ruolo dei “buoni” e tali critiche non possono che finire con disapprovazione da parte dell’aspirante critico di turno. La realtà, dal punto di vista del lettore meno distratto, è un’altra. Ci sono pirati che possiamo considerare buoni in ONE PIECE, non c’è dubbio. Ma non dimentichiamoci della presenza di pirati come i “Nuovi Pirati Uomini-pesce”, Eustass Kidd che crocefigge gli uomini di Haritsu Kendiyo, Bellamy che inchioda i piedi di Abdullah e Jeet nel torneo di Dressrosa… Noi abbiamo avuto l’onore di seguire le avventure di una ciurma idealista che, pur di rincorrere il suo obiettivo (come se ce ne fosse uno solo poi), è disposta a dichiarare guerra al Governo Mondiale. Ma il mondo di ONE PIECE offre di tutto, pirati buoni e pirati cattivi, sebbene siano concetti relativi. Sulla figura del pirata stereotipato si è espresso Oda stesso, seppure in chiave esclusivamente stilistica. Potete trovare la seguente affermazione nel volume speciale ONE PIECE GREEN!
E poi, diciamocela tutta, perché mai il Governo Mondiale dovrebbe essere considerato come se fosse schierato dalla parte dei giusti, nella fantasia così come nella realtà che viviamo? Il Governo nasconde gli eventi del passato privando all’umanità un sapere che dovrebbe essere di dominio pubblico, schiavizza persone per la costruzione di un ponte (Tequila Wolf), chiude gli occhi sulla compravendita di schiavi (Sabaody)… Riprenderemo questo argomento più avanti, in occasione di una tecnica narrativa utilizzata, consapevolmente o meno, da Oda. Insomma, sospendiamo il discorso citando qualcuno a noi noto:
“I pirati sarebbero il male? E la Marina rappresenterebbe la giustizia? “Bene” e “Male” non sono altro che colori sulla tela i cui nomi cambiano di continuo! I bambini che non conoscono la pace e quelli che non conoscono la guerra vedono il mondo con occhi molto diversi! Solo chi è al potere può stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato! “
-Donquijote Doflamingo
Facilmente si viene accusati di essere dei “fanboy”, fan pronti a tutto pur di trasmettere messaggi positivi circa l’opera che sostengono. Questa, come altre, è un’etichetta inutile che non vale la pena di prendere in considerazione. Le etichette sono solo una misura semplificativa adottata da coloro i quali non sono in grado di giudicare individualmente le persone per quello che sono nella loro totalità.
Tuttavia, se vogliamo scrollarci questa etichetta di dosso, ci basterebbe affermare con estrema umiltà che ONE PIECE non è un manga perfetto. Ma è inutile nascondere che le lance da spezzare a favore dell’opera che vi ha portati a leggere queste righe siano molte. Ad esempio: sapevate che fare associazioni aumenta le sinapsi neuronali? Ebbene, si leggono molte teorie fantasiose su ONE PIECE in cui si fanno straordinarie associazioni alla mitologia, alla religione, alla scienza, alla narrativa… Anche questi collegamenti incrementano l’attività cerebrale a chi li elabora! Fare dei parallelismi con Topolino aiuta ugualmente, non ha importanza la natura del parallelismo. Questi stimoli al cervello aiutano a prevenire malattie come l’Alzheimer ed il Parkinson! Una “saga” come quella di Dressrosa dove sono possibili tantissimi parallelismi, assume maggior interesse se si pensa che proprio nell’omonima isola si fa accenno all’importanza della memoria.
“Association law refers to the ability to recall one fact by relating it to another fact which has been firmly fixed in the mind.”
In altre parole:
“Il cervello usa reti neurali individuali (memorie esistenti e concetti conosciuti) come blocchi per costruire, e li mette assieme per creare nuovi concetti, nuovi modelli e nuovi disegni.”
Ma passiamo a qualcosa di più strettamente correlato al mondo dei manga. Quando si parla di Shonen Manga si è portati a pensare a combattimenti, ai temi dell’amicizia, della speranza, della fiducia, della determinazione… Tutte tematiche che hanno un certo peso nell’acchiappare l’interesse dei “giovani” lettori. In ONE PIECE ci sono tutti questi elementi, ma ciò che lo contraddistingue dagli altri è la semplicità con cui l’autore riesce a mescolare il fantastico con il reale e lo svolgersi delle diverse sottotrame che si ricollegano ingegnosamente alla trama principale, esattamente come nel poema cavalleresco. Anche in ONE PIECE si ricorre infatti alla tecnica narrativa dell’Entrelacement. A sottolineare i punti in comune tra ONE PIECE ed il poema Ariostesco ci sono queste due frasi, da aggiungere a quelle scritte all’inizio dell’articolo:
La partita a scacchi è ben evidente se si considerano (e devono essere considerati!) i collegamenti delle sottotrame con la trama centrale. Inoltre, rifacendoci alla seconda affermazione: non è forse vero che ONE PIECE, letto anche tra le righe, nasconde molte allegorie? Solo chi legge ONE PIECE superficialmente può dubitarne.
In ONE PIECE troviamo anche altre tecniche narrative ed è il caso di soffermarsi su quella che è chiamata “tecnica dello straniamento” leggi nota che consiste nel descrivere in modo anormale ciò che ai nostri occhi appare come normale. Allo stesso modo con cui Tolstoj presenta i costumi della buona società vista con gli occhi di un cavallo, Oda presenta il malcostume del Governo raccontandoci la storia e l’avventura di una ciurma di pirati.
L’Opera offre indubbiamente stimolanti spunti di riflessione di carattere morale, si pensi ad esempio alla discriminazione razziale a Fishman Island, in particolare nel Flashback della Regina Otohime e di Fisher Tiger. Si pensi all’importanza della memoria che ci viene propinata sull’isola di Dressrosa o alla questione della Giustizia di cui si fa portavoce diretto Doflamingo nella guerra a Marineford. Insomma, non troviamo solo i classici (e benvoluti) temi dell’amicizia e dell’avventura. Raccontare ONE PIECE esclusivamente in questi termini lo priva dell’interesse che merita.
Il modo con cui le vicende si intrecciano rendono il manga paragonabile al poema cavalleresco e non si è in grado di stabilire con certezza assoluta se talune circostanze siano frutto del caso o del destino (probabilmente di entrambi). Sono proprio le coincidenze che, con la giusta accortezza intellettuale ed applicativa di Oda, riescono a farci credere che l’opera sia scritta da sé, che non ci sia un autore dietro alle vicende narrate, che le azioni presenti siano il risultato di quelle passate e la causa di ciò che avverrà nel futuro. ONE PIECE è un opera scritta da sé.
“Ho paura che durante la lettura il lettore diventerebbe consapevole che c’è un autore dietro la storia. Mi piacerebbe se, quando leggete il manga, vi dimenticaste della mia esistenza.”
-Eiichiro Oda (SBS vol.67)
La predeterminazione ha sicuramente un ruolo fondamentale nella trama. Da una vicenda narrata ne nasce un’altra (o anche più di una), da questa scaturiscono nuove situazioni, circostanze e così via. Tutto ciò che avviene mette alla prova i personaggi ma al tempo stesso li migliora e paradossalmente il finale, seppur scontato, non è mai scontato. Per capire meglio il concetto ecco un piccolo estratto de “L’Orlando Furioso raccontato da Italo Calvino” perfettamente coerente con ONE PIECE e con cui termina l’elogio 🙂
Fonte
http://strongworld.forumfree.it/?pag=elogio.onepiece