Link agli articoli precedenti:
– Aokiji
(alla fine dell’articolo trovate i link gli allineamenti successivi)
[Neutrale Buono: consegue il bene ed è fermamente convinto che ogni cosa possa seguire una via differente da un’altra. Il suo scopo è quello di portare il bene. Se per questo scopo sono necessari l’ordine di un Governo o di una società, è disposto a seguirla, altrimenti non se ne cura, la evita.]
Come descrivereste le azioni di questo Ammiraglio durante la giornata di Dressrosa? Perché ha scommesso (letteralmente) sui Mugiwara e poi ha osservato gli eventi drammatici della popolazione in dietro le quinte (salvo qualche sparuto intervento fisico) facendo in modo che fossero proprio dei pirati a risolvere la faccenda? Qual è il significato simbolico di quell’inchino al termine di tutto?
Domande le cui risposte darebbero un profilo netto e preciso di un personaggio incompleto, contraddittorio, profondamente logorato dall’interno e pacificamente ambiguo nelle sue azioni.
Da dove iniziare ad analizzare una personalità così indecisa? Beh, io provo dall’unico punto possibile, questo qui:
Ma cos’è questa Flotta dei 7? O meglio, qual è il loro ruolo all’interno dello scacchiere mondiale?
“Mercenari di Marina”… o “Cani del Governo”…
Oda quando ha delineato i tratti caratteristici delle varie potenze mondiali (Governo, Marina, pirati, Shichibukai, Imperatori, i 5 Astri), ha preso spunto proprio dai corsari per creare la Flotta dei 7, un’organizzazione che tutti i pirati li definiscono in senso dispregiativo “cani del Governo”, perché incaricati proprio da loro e, per così dire, sotto la loro ala protettiva.
Fujitora presenta i tratti tipici di Aokiji ma subisce, per così dire, l’influenza di Akainu. La sua personalità profonda è simile a Kuzan, però questa riesce ad essere sovrastata da quella del Cane in quanto il potere di quest’ultimo, attualmente, è più influente. Sakazuki è il Grand’Ammiraglio, quindi è normale che imponga il suo volere. Aokiji invece resta in disparte perché non appartiene più a quel mondo, quindi si limita ad essere semplicemente un satellite che gravita attorno alla personalità di Fujitora, pur comunque influenzandone gli aspetti.
Molti di voi hanno espresso un parere negativo di fronte alla famosa “Teoria dei colori”, secondo la quale Oda si sarebbe ispirato al colore distintivo di Fujitora, il viola, per dare un indizio sul suo modo di fare e intendere l’etica della Giustizia.
Come potete notare anche voi stessi, è molto complicato essere coerenti quando i tuoi modi di fare sono simili a due personaggi (Kuzan e Sakazuki) che per certi versi sono la nemesi dell’uno e dell’altro. Vi faccio un esempio: se un giorno ci fosse un Ammiraglio arancione, sarebbe di gran lunga un carattere più stabile di quello di Fujitora. L’arancione è un colore secondario che si ottiene mischiando il giallo con il rosso. Quindi avremmo un personaggio persino più apatico di Sakazuki! Perché possiederebbe il carattere forte del Cane pur avendo il profondo distacco emotivo tipico di Borsalino. Il giallo di Kizaru sarebbe la scintilla che renderebbe l’ipotetico Ammiraglio arancione una personalità ancora più risoluta del nostro Cane Rosso. Sarebbe problematico certo, ma comunque resterebbe un carattere in armonia con se stesso.
Il problema di Fujitora invece è che possiede una personalità al cui interno ci sono influenze completamente opposte tra loro!
E’ come una bilancia che sposta continuamente il peso da un piatto all’altro senza restare mai in equilibrio.
Come fare dunque per essere il più neutrale possibile pur avendo queste due influenze che cozzano tra di loro in continuazione?
IL GIOCO D’AZZARDO
Attraverso la probabilità imparziale dei dadi, Fujitora si è assicurato uno spiraglio di neutralità nella tempesta della sua personalità. Ed ecco perché è così legato a questo metodo un po’ strano per prendere decisioni, anche estremamente importanti, perché delega ai dadi la volontà di agire per prendere qualsiasi decisione importante.
Le considerazioni finali le farò alla fine, una volta conclusa l’analisi. Non voglio distogliere l’attenzione cercando di dare un parere soggettivo e personale. L’importante è che si comprenda come una personalità così contraddittoria ha trovato nell’imprazialità dei dadi una neutralità che non avrebbe avuto in nessun modo, perché non puoi essere neutrale quando ci sono due forze, quella di Kuzan e quella di Sakazuki che sono uno l’estremo dell’altro. Andiamo avanti…
Domanda interessante invece è: perché Fujitora vuole distruggere la flotta dei 7?
Il membro della Flotta dei 7 è, sì, vincolato al Governo, però può sfruttare tale vincolo a suo favore per accrescere i suoi domini giustificando il tutto con la legalità della sua “lettera di corsa”. Fujitora non è Sakazuki perché quest’ultimo ha fatto la gavetta dal basso verso l’alto e quindi ha subito, per così dire, l’indottrinamento della giustizia proclamata dalla sua istituzione, la Marina Militare, e quindi non riesce a concepire un mondo diverso da quello che si ostina di proteggere. Per dirla in soldoni, Fujitora è un sovvertitore di leggi, Akainu invece ne è il guardiano, le protegge e le utilizza in modo assoluto indistintamente verso tutti, senza nessuna eccezione. Akainu utilizza la neutralità della legge così come Fujitora utilizza la neutralità dei dadi. Con una sostanziale differenza: la Tigre Viola mescola tale neutralità per il fato con la sua etica personale, mentre Akainu non mescola nulla, non interpreta la legge ma la applica indistintamente. E’ il mondo che si deve piegare alla legge e non la legge che deve esser uno strumento della popolazione, secondo lui. Ma questo non è il luogo per parlare del Cane, magari più avanti… 😉
Fujitora non è vincolato, come detto prima, al concetto stereotipato secondo il quale il pirata fa il male a prescindere mentre il marine opera nel bene. Tuttavia non possiede neanche l’iniziativa etica e se vogliamo deontologica di Kuzan nel fare il bene ad ogni costo, anche andar via dalla Marina perché Fujitora si affida al fato dei dadi, unico barlume di neutralità a cui può permettersi di attingere. Quando lo vediamo in ascolto delle parole di Smoker, lui sembra convincersi del fatto che se non ci fossero stati i Mugiwara, Alabasta sarebbe stata la Dressrosa della Grand Line. Smoker è portatore di una giustizia che si avvicina più alle movenze di Aokiji, quindi Fujitora stando al suo fianco ne subisce le sue influenze di rimando. Quindi in quel momento è il rosso di Akainu a fare da satellite e gravitare attorno a quello blu di Kuzan. Fujitora ha raggiunto il culmine di influenza del Fagiano Blu in un particolare evento:
Un atto simile è solo ed esclusivamente simbolico. Proviamo a darne una chiave di lettura: Fujitora dice chiaramente “A nome del Governo…”, quindi lui è soltanto il tramite. In quel momento non è più Fujitora, Re Riku non si trova di fronte ad un Ammiraglio della Marina ma dinanzi ad un intermediario che si fa carico di errori causati non certo dall’Ammiraglio stesso ma da un’intera istituzione.
In quel momento Fujitora sfrutta il potere dato dal suo ruolo per dare enfasi e per riversare su di lui la responsabilità del Governo Mondiale nell’aver lasciato correre una situazione simile, ovvero quella di Doflamingo che ha detronizzato il Re di Dressrosa. Issho sa benissimo che lui, materialmente non ha niente a che vedere con tali responsabilità, però si fa carico comunque di questo onere enorme soprattutto perché in quel momento il mondo intero ha gli occhi puntati su Dressrosa. Lui è stato furbo nell’inchinarsi di fronte alle telecamere in modo che la gente vedesse lo sbaglio di un’intera istituzione quale il Governo Mondiale attraverso il gesto di Fujitora e magari la iniziasse a mettere in discussione. Questo perché se la popolazione inizia a mettere in discussione un’istituzione, questa è costretta a cambiare per non perdere credibilità. L’inchino è stato un atto di sensibilizzazione ai fatti politici mondiali che Fujitora ha voluto che il mondo conoscesse Lui quindi è stato il tramite, il messaggero portatore della messa in discussione della Marina stessa. Ecco perché Akainu si arrabbia con lui subito dopo, esattamente per questo motivo.
Fujitora vuole che il mondo intero inizi a mettere in discussione la Marina in modo tale che questa si “aggiorni” in vista delle critiche mosse dal mondo ed essere più efficiente. O magari Issho ha voluto che il mondo la mettesse in discussione per distruggerla e far sì che dalle sue macerie nascesse una nuova versione della Marina, magari non burattinata e manipolata dal Governo Mondiale ma attiva esecutrice della Giustizia diretta verso la popolazione.
La visione di Sakazuki, in questo caso, mal si adatta a quella della Tigre Viola.
Prima di passare oltre voglio analizzare un aspetto importante che aiuterebbe a capire meglio i tratti essenziali di questo Ammiraglio. Ma per fare questo non dobbiamo analizzare solo la sua persona ma estenderla anche nel contesto in cui è inserito. Fujitora è un Marine che è diventato subito Ammiraglio, non ha fatto nessuna gavetta ed è schizzato subito in alto (il che equivale a dire che Oda ha utilizzato questa scusa per giustificare il fatto che non ci fosse durante la battaglia di Marineford, ma a noi sta bene così). Quindi non è avvezzo ai “giochi di palazzo”, ai giochi di potere tipici di ogni istituzione solida e duratura. Lui conosce la corruzione solo nei romanzi oppure l’ha sicuramente vissuta nella vita di tutti i giorni o durante la sua esperienza di uomo di mezza età avanzata, però non sa cosa sia l’intrigo di corte dentro la corte!
Voglio citarvi un esempio storico che probabilmente aiuterebbe a capire la frustrazione di questo personaggio che si è visto inserito in faccende di cui lui era completamente ignorante: nel Medioevo, precisamente durante la seconda metà del ‘200, ci fu un evento particolare e irripetibile. Mai più avvenne una cosa del genere. Venne eletto papa un monaco eremita, Celestino V. Egli aveva dedicato una vita intera all’ascetismo e alla preghiera in solitudine. Una personalità molto buona e particolarmente spirituale. Nel 1294 venne eletto papa. Citando ancora Wikipedia, “egli dimostrò una notevole ingenuità nella gestione amministrativa della Chiesa, ingenuità unita ad una considerevole ignoranza nelle faccende interne. Dopo quattro mesi di pontificato, Celestino V abdicò sotto pressione dei cardinali e quindi abbandonò la carica di papa”.
Questo papa aveva una morale particolarmente spiccata, ma non conosceva la corruzione dei cardinali, non era al corrente degli intrighi di palazzo e degli affari che gli stessi vescovi, preti e prelati vari conducevano in segreto. Un’ingenuità che gli è costata cara!
Ecco, io vedo Fujitora come il nostro povero Celestino V, un’anima pia, immacolata quasi, ingenua in tutto ciò che concerne il fango della macchina amministrativa della Marina.
Ma tutto questo rende comunque giustificabile l’operato di questo Ammiraglio nei confronti della popolazione di Dressrosa?
E qui arriviamo al punto cruciale. Partiamo prima dal fatto di aver aiutato dei pirati e aver “scommesso” su di loro. Io la vedo in questo modo, se avesse aiutato i Mugiwara, sarebbe stato visto come il disertore che ha aiutato dei meri pirati, e questo lui non avrebbe potuto permetterselo assolutamente, non Fujitora, che ha in mente di distruggere l’istituzione della Flotta dei 7. Cosa potrebbe fare un ammiraglio che, una volta aiutati i Mugiwara, magari verrebbe cacciato dalla Marina perché “congedato con disonore”? Non potrebbe più imporre la sua morale a nessuno perché diventerebbe soltanto un vecchietto in pensione, non vedente e con una spada da un potere enorme ma che non taglia nemmeno l’insalata.
Detto questo, dal mio punto di vista sarebbe dovuto intervenire molto prima nell’aiutare la gente che stava spingendo per rallentare la Gabbia per uccelli. Un’azione a cui lui certamente si prodigò con molta enfasi ma che a parer mio ha fatto troppo tardi. Lui si è reso conto forse prima di tutti di ciò che stava per avvenire, però la sua organizzazione è stata fallace. Probabilmente merito anche del fatto che non avesse particolare esperienza sul campo, o almeno non ce l’avesse in modo copioso come gli altri Ammiragli che hanno dovuto scalare i ranghi per arrivare dove si trovano ora. E qui torniamo al discorso di prima, il nostro Ammiraglio Fujitora-Celestino V è stato molto ingenuo e non ha saputo imporsi di fronte alle esigenze. E’ rimasto fedele alla sua ambiguità, ha combattuto Rufy, poi l’ha lasciato andare, poi su ordine del Grand’ammiraglio lo sta rincorrendo per mare…
Il fatto che si basi sulle probabilità per decidere il da farsi lo rende un personaggio estremamente sopra le righe. Io ho due considerazioni parallele su di lui:
se stiamo parlando di un manga per ragazzi dove le cazzate ci sono e sono finalizzate a rendere la storia leggera e meno drammatica, allora ci sta che Fujitora si affidi ai dadi per capire come muoversi. Sono gag strane che strappano sempre un sorriso e che fanno capire l’ingenuità e la problematica di questo personaggio nel dover affrontare due “colori” discordanti come il rosso del Cane e il blu del Fagiano. E’ lui il simbolo della Marina nuova, quella che verrà e che scardinerà i vecchi ordinamenti per fare spazio a quelli nuovi.
D’altro canto, se invece applichiamo una chiave di lettura più realistica, io reputo Fujitora un Ammiraglio completamente inadatto a ricoprire questo ruolo. Issho è semplicemente un codardo che si rifugia nella probabilistica, nel destino, riponendo la vita di gente innocente nelle mani di un oggetto cubico. Una cosa del genere è inammissibile.
Come potete ben notare queste due mie opinioni sono completamente discordanti tra loro, pur essendo coerenti tutte e due. Ma d’altronde questo è l’unico modo per analizzare un personaggio anch’egli discordante, non trovate?
– Reverendo
_______________________
Link agli allineamenti successivi:
– Neutrale