Gli ultimi istanti di Gol D.Roger, il Re dei Pirati

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Articolo del 23 Luglio 2015

Gli ultimi istanti di vita del Re dei Pirati, Gol D. Roger: il racconto

“Ricchezza, fama, potere, c’è stato un uomo che ha ottenuto tutto questo, Gol D. Roger, il Re dei Pirati”.
Inizia One Piece.

Siamo a Rogue Town, ben vent’anni prima che un certo ragazzo con il suo buffo cappello di paglia decida di prendere il mare, per inseguire un sogno, anzi, IL sogno. La piazza del patibolo nella città all’inizio della Rotta Maggiore è gremita di persone. La tensione si taglia con il coltello. È arrivata la nave della Marina. È arrivato il condannato. È arrivato il pirata che ha rovesciato gli equilibri mondiali. È arrivato Gold (sì, tutto attaccato, ai tempi così era conosciuto, date le ricchezze che si pensava avesse accumulato in anni di attività e avventure) Roger. È arrivato il Re dei Pirati.

In mezzo alla folla, si apre una via, diritta e diretta verso il patibolo: la passerella finale riservata ad un personaggio di quel calibro. Gli ultimi metri verso il compimento di un cammino che ha portato un semplice uomo in cima al mondo. Un uomo fermato solo da una malattia mortale, un tumore, si vocifera nei forum e tra gli appassionati, ed io non fatico a crederlo. L’essersi fatto catturare è stato il colpo di genio di colui che, vistosi ormai al capolinea, ha voluto regalare qualcosa alle persone, qualcosa che, purtroppo, vuoi per un motivo o per l’altro, negli anni, lentamente è venuto a mancare. Un sogno. Un’avventura. Un’emozione.

In quella piazza, ci sono tutti. Bambini che diventeranno Marinai, futuri Flottari, ma anche stampa, carpentieri, semplicemente tutti. Il condannato muove i primi passi sulla scalinata verso la vetta fatale, il silenzio piomba sul luogo come un falco sulla preda. Il Re se ne sta andando, per sempre. Alcuni non aspettavano altro, i vecchi compagni soffrono in silenzio. Silenzio. Quanto può durare la salita di una semplice scala? Un’epoca intera. Ogni passo risuona nella piazza. Il legno degli scalini che si incrina, vuoi per la scarsa qualità del materiale, vuoi per il peso specifico del personaggio. Dopo un intervallo infinito, il vecchio pirata è lì, in cima, ancora una volta. Tutti gli occhi, dal basso, rivolti verso di lui. Il mondo aspetta. I boia, ai lati del condannato, si preparano. Ma ecco la scintilla dal pubblico. Ecco l’innesto che fa muovere l’ingranaggio. Una voce, di uno spettatore sconosciuto, si leva dalla folla: “Dove l’hai nascosto? Dov’è il tuo leggendario tesoro, lo One Piece?” Roger ride fragorosamente: non aspettava altro. “Il mio tesoro?” Le guardie in preda al panico accelerano l’esecuzione, capendo che sta per succedere qualcosa di grosso. “Prendetelo pure se volete, cercatelo, chissà se qualcuno lo troverà!” Le lame affondano nella carne. Il Re se n’è andato, con stampato in volto, in segno di vittoria, quel suo sorriso beffardo: ancora una volta la Marina aveva perso contro di lui.

Attesta il trionfo il boato della folla, che rompe la quiete monolitica. Tutti i presenti, di corsa, vanno. Alla ricerca del Grande Tesoro. All’avventura. Ad inseguire i propri sogni. Vanno tutti. Non c’è più tempo di fermarsi e di pensare. Non c’è più tempo di piangere per la perdita di un uomo che, diciamocelo, pur essendo pirata, era entrato nei cuori di tutti, per la grandezza d’animo e le mille, entusiasmanti avventure vissute a bordo della propria nave, una delle più grandi che abbiano mai solcato il Mare Blu, la Oro Jackson, assemblata dal più grande carpentiere di tutti i tempi. È il momento di muoversi. È il momento di mettere la propria firma in quel grande libro della vita, così come Roger era riuscito, in maniera eclatante, a fare, indelebilmente. Partono navi da ogni porto. Nascono ciurme. Il Mare si riempie, la terra si svuota. Finisce la vita di un singolo. Inizia l’Era dei Pirati.

Ha vinto Roger. Ha vinto lo One Piece.

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