Jujutsu Kaisen 208: le anticipazioni del nuovo capitolo del manga di Gege Akutami, pubblicato settimanalmente sulla rivista Weekly Shonen Jump
Jujutsu Kaisen 208
Se ti piacciono i nostri articoli, offrici un caffé
Il capitolo comincia dall’ultima scena del precedente. Kenjaku ha utilizzato la Manipolazione degli Spiriti Maledetti non per coprire l’intervallo della sua tecnica di gravità, ma per nascondere il mini-Uzumaki. Un altro flashback prima della battaglia mostra Tengen e Yuki che parlano con Choso, tutti rivestiti, Tengen è un bartender. Si tratta di una discussione filosofica riguardo l’essere “umano” o meno di Choso. Vivere come una “maledizione” invece che come “umano” ha fatto sì che uccidesse tante persone, compresi i suoi fratelli.
Choso pensa di aver scelto la via più facile. Se avesse vissuto da umano, avrebbe visto Eso e Kechizu soffrire, e non gli sarebbe piaciuto. Perciò come punizione ha conosciuto Yuji, e quando ha visto la sua morte ha sofferto come se fosse un umano. Yuki prova a consolarlo, ma Choso non riesce a vivere bene con se stesso dopo aver ucciso così tante persone.
Tornati al presente, Tengen forza Choso ad uscire dalla barriera e Yuki gli dice: “Oggi, come maledizione, tu muori. Ma continua a vivere come umano.” Yuki viene tagliata a metà. Tengen appare, Kenjaku vede la forma sukanya in lei (entrambe hanno quattro occhi), e menzionano brevemente anche Sukuna. All’improvviso Yuki afferra la caviglia di Kenjaku, che comincia ad essere risucchiato. Ne riesce che Yuki può aumentare sia la sua massa che la sua densità a tal punto da creare un buco nero.
L’intera tomba viene distrutta, ma Kenjaku ne esce praticamente illeso. Tengen immagina sia grazie alla tecnica inversa, ma Kenjaku rivela che in realtà era la tecnica di gravità stessa ad essere quella inversa. La tecnica normale era l’anti-gravità, che apparteneva originariamente a Kaori Itadori, la madre di Yuji. Lui ha potenziato l’instabile tecnica con il suo Dominio, altrimenti sarebbe stato coinvolto nell’esplosione.
Kenjaku si dirige verso il vero corpo di Tengen, raggomitolato in posizione fetale al centro dell’albero: “Addio, vecchio amico.“