Obiettivo del post: riflettere sul dialogo tra Inuarashi e Nami; sull’ ultima isola della Rotta Maggiore; su Raftel; sul viaggio di Roger (che a questo punto mi pare quasi del tutto ricostruibile se ci si riflette un po’) e sulla nascita della leggenda di Raftel e dello One Piece. Leggerete tutto questo e altro, se avrete la pazienza di farlo.
Questo capitolo ha avuto un’ accoglienza troppo fredda, paragonata alla sua importanza capitale.
Il primo importante spunto di riflessione ce lo consegna Inuarashi: l’ ultima isola della Rotta Maggiore, quella verso la quale infine puntano gli aghi di tutti i Log Pose, non è Raftel come si pensava fino a ieri.
Riconoscerete come fossi tra i pochi a sminuire costantemente le parole di Crocus, e la mia teoria che vede Raftel trovarsi nella Red Line lo testimonia.
Intendiamoci, l’ ex medico della ciurma di Roger non intendeva certo mentire a Rufy e i suoi compagni, era soltanto dell’ idea che per emulare le gesta di Roger e della sua ciurma, i mugiwara avrebbero dovuto prima mettere piede sull’ ultima isola, dove sarebbero venuti a conoscenza dei misteri dei Poneglyph, dell’ esistenza dell’ Antico Regno, delle armi ancestrali, dei Road Poneglyph, ecc., solo in un secondo momento sarebbero stati “pronti” per Raftel.
Ma perché pensava questo? Naturalmente perché è proprio così che andò il viaggio di Roger, ma ne parliamo dopo.
Ora invece questo passaggio, mi riferisco alla necessità di visitare l’ ultima isola della Rotta Maggiore, per molti versi non si rende più necessario, perlomeno per i mugiwara, dal momento che essi sono già coscienti dell’ importanza e della funzione dei Poneglyph, sanno dell’ Antico Regno, dell’ esistenza delle armi ancestrali, sanno che furono i membri del clan Kogetsu a scolpire gli stessi Poneglyph, sanno dei quattro Road Poneglyph e sanno anche di Raftel.
A proposito, ma Roger lo sapeva? Anche di questo si parlerà dopo.
Non so se vi rendete conto della enorme rilevanza di questa rivelazione.
Quando qualche settimana fa ipotizzai che Raftel si trovasse nella Red Line, più probabilmente alle spalle di Reverse Mountain o (nemmeno da escludere) sotto Marijoa, mi venivano appunto contestate le parole di Crocus e mi veniva costantemente risposto che Raftel fosse una “semplice” isola alla fine della Rotta Maggiore, solo resa inaccessibile da significativi fenomeni atmosferici.
Io l’ ho sempre pensata diversamente, doveva esserci qualcosa che fino all’ arrivo di Roger aveva fatto sì che nessuno raggiungesse Raftel, né il Governo Mondiale né nessun altro, imperatori compresi, e che la causa di questa inaccessibilià fossero dei fenomeni atmosferici non mi ha mai convinto.
Chi mi conosce sa che ad ogni teoria che mi veniva proposta ho sempre opposto uno scoglio per me insormontabile: la mancanza, in questa storia, dell’ elemento della “casualità”.
Mi spiego meglio.
Doveva esserci qualcosa che aveva fatto sì che Raftel restasse vergine fino all’ arrivo di Roger, qualcosa che impediva a chi non sapeva dove cercare di mettervi piede casualmente.
Ed infatti eccoci qui, prima i quattro Road Poneglyph e adesso l’ ultima isola della Rotta.
Penso che ora ognuno dovrebbe, anche chi fino a ieri lo rifiutava a priori, iniziare a considerare la possibilità che Raftel possa anche non trovarsi alla fine della Rotta Maggiore o che possa essere un luogo che conosciamo molto bene.
Rifletteteci e preparatevi a sorprese enormi, non solo alla possibilità che Raftel si trovi nella Red Line (questa è solo la mia ipotesi), ma che addirittura possa trovarsi in uno dei quattro mari esterni alla Rotta Maggiore.
A questo punto assume tutto una luce nuova e a questo punto è necessario un salto indietro, prima agli anni che hanno preceduto Roger e poi al viaggio di quest’ ultimo. Mettetevi comodi.
Sapete, mi sono sempre chiesto se la leggenda di Raftel esistesse già da secoli oppure se si fosse diffusa soltanto dopo che Roger vi mise piede.
Anche la soluzione a questo dilemma, a mio avviso, è leggibile tra le righe dell’ ultimo capitolo.
Facciamo un’ ipotesi:
È possibile che in 800 anni nessuno, né pirati né Governo e Marina, abbia messo piede sull’ ultima isola?
È possibile che sia accaduto come è possibile il contrario, in un caso o nell’ altro il discorso non cambierebbe di una virgola, ma ipotizziamo che qualcuno sia riuscito ad approdarvi, facciamo un esempio base di una ciurma pirata.
Essa sbarca sull’ultima isola e cosa vi trova? Nulla di speciale, o meglio nulla di utile, dei semplici blocchi di pietra su cui sono incisi caratteri incomprensibili.
Appurato che la lingua non è né comprensibile né traducibile, la nostra ciurma, per propria soddisfazione, si spinge fino alla fine della Rotta, nel vero senso della parola, cioè fino alla Red Line, alle spalle di Reverse Mountain, ma poi?
Poi niente, perché Raftel non è un’ isola convenzionale che si para davanti ai propri occhi una volta conclusa la Rotta Maggiore. Quindi niente di speciale, la nostra ciurma inverte la rotta e torna indietro.
Questo potrebbe, o non potrebbe (ripeto poco cambia), essere successo per circa otto secoli, quando un giorno le cose cambiarono. Qual è il giorno di cui parlo? Naturalmente il giorno in cui Roger e suoi uomini misero piede su questa benedetta ultima isola.
Roger è diverso rispetto a tutti gli altri, lui è in grado di sentire la voce delle cose.
Ed è da qui che si può, sempre leggendo con attenzione tra le righe dell’ ultimo capitolo, ricostruire il viaggio di Roger, o quanto meno i suoi punti fondamentali.
Sappiamo tutti come le cose ebbero inizio: Roger convince Rayleigh ad unirsi a lui ed inizia il lungo viaggio che li avrebbe portati, molti anni dopo, fino a Raftel. Da qui inizia la mia teoria sul viaggio di Roger.
Passa molto tempo, passano decenni, in cui Roger e la sua ciurma, che nel frattempo ha avuto un notevole incremento ma che ancora non comprende Oden (fate attenzione a questo “dettaglio”), navigano in lungo e in largo. Roger però non ha (attenzione anche a questo secondo “dettaglio”) nessuna cognizione, o comunque interesse, dei Poneglyph.
Egli però, dopo decenni di navigazione, ha un tarlo: portare finalmente a termine la Rotta Maggiore e giungere sull’ ultima isola, cosa che gli riesce.
Una volta giunto sul posto Roger si rende conto che c’è qualcosa di più rispetto a quello che appare, ascolta la voce dei Poneglyph che si trovano sull’ isola e scopre una verità sconvolgente: scopre che otto secoli prima esisteva un Regno che portava avanti ideali nettamente contrastanti con quelli perseguiti dell’ attuale Governo Mondiale; scopre l’ esistenza di tre armi devastanti, in grado persino di distruggere il mondo: le armi ancestrali; scopre inoltre l’ esistenza di un’ altra isola, questa volta l’ ultima per davvero, Raftel, la quale cela un segreto terribile, raggiungibile solo mediante l’ incrocio dei dati incisi su quattro Poneglyph di colore rosso.
Ma scopre solo questo? No, scopre anche un’ altra cosa, forse la più importante per lui.
Sull’ isola scopre anche che a scolpire i Poneglyph furono i membri di un antico clan del Paese di Wano, il clan Kogetsu.
Kogetsu…
Dove ha già sentito questo nome? Roger pensa e ricorda, ricorda che nella ciurma del suo amico/rivale Newgate c’è un samurai di Wano che appartiene a questo clan. Adesso la priorità ha un nome e cognome: Oden Kogetsu, Roger ha bisogno che quell’ uomo lo segua nell’ ultima parte del suo viaggio, la più importante.
Non so come Roger abbia persuaso Newgate, forse lo avrà convinto a “prestarglielo” (passatemi il termine orribile), ma state certi che Oden, una volta venuto a conoscenza di quello che Roger aveva scoperto e di quello che ancora intendeva scoprire, si unì al volo al futuro Re dei pirati.
Con questo si chiude il cerchio apertosi due capitoli fa, che aveva portato un po’ tutti ad interrogarsi sul perché Oda avesse assegnato tale potere a Roger (quello di ascoltare la voce delle cose) se in ciurma con lui c’era Oden che era in grado di comprendere la scrittura dei Poneglyph.
Se la penserete come me, sarete dell’ idea che senza quel potere Roger non avrebbe mai potuto spingersi oltre l’ ultima isola della Rotta e conoscere la specialità di Oden.
Adesso inizia per davvero l’ ultima parte del viaggio (“Lo stesso Roger modificò il suo itinerario dopo aver raggiunto quell’ isola”), Roger però è malato da tempo e per questo adesso nella sua ciurma c’è anche un medico di bordo, Crocus.
In questo ultimo viaggio Roger non cerca soltanto i quattro Road Poneglyph, li cerca tutti, perché vuole che il quadro sia chiaro e completo. Così, li scova e li legge tutti, incidendo persino un messaggio, con l’ aiuto di Oden (che adesso è con lui), nei pressi di uno di essi (sulla base della campana), a Skypiea; un messaggio che definirei di coscienza e di speranza, un messaggio rivolto idealmente agli antichi e a se stesso, ma soprattutto rivolto ai posteri.
Nonostante la presenza di Crocus a bordo, che nulla più può essere che un mero palliativo, il male di Roger avanza, ma ciò non gli impedisce di completare il puzzle, giungere a Raftel e scoprire tutto quello che accadde prima della nascita del Governo Mondiale.
Purtoppo però i suoi giorni sono quasi finiti, non potrà essere lui a farsi carico del peso della storia e cambiare il mondo. Prova a dirlo a Barbianca, l’ uomo più forte che conosca, gli spiega quello che accadde secoli fa, gli spiega cosa c’è all’ origine dell “D.”, gli domanda se voglia sapere come arrivare a Raftel, ma quest’ ultimo, da sempre uomo con scarsa ambizione e pienamente dedito alla famiglia, rifiuta (a proposito, come mi segnalano nei commenti, il luogo dove Roger e Barbabianca discussero potrebbe essere proprio Wano, a dimostrarlo il ciliegio tipicamente Giapponese, Giappone a cui Wano è pienamente ispirato).
Quindi a Roger non resta che fare una cosa: anche a costo di esporsi ad una pubblica esecuzione per mano del Governo Mondiale, decide di regalare al mondo una nuova speranza, lo deve a Joyboy e ai martiri dell’ Antico Regno: gliela regala sotto forma di una nuova era della pirateria, compiendo un’ opera finissima, ponendo l’accento non sulla storia, ma sul tesoro, lo One Piece (anch’ esso a Raftel) cosciente che questo avrebbe trascinato molte più persone per mare, tra le quali forse vi sarebbe stato chi un giorno si sarebbe fatto carico del peso dell’ intera storia e avrebbe presentato il conto al Governo Mondiale.
Quindi direi che sì, possiamo dare per certo che la leggenda dello One Piece
e di Raftel nascono con Roger, nonostante Raftel e il tesoro esistessero da secoli.
Insomma, con la morte di Roger il mondo ne prende coscienza.
Qui finisce la storia di Roger.
Badate bene, senza il suo atto di magnanimità probabilmente la scia si sarebbe interrotta. È certamente vero che gli studiosi di Ohara stavano iniziando a comprendere l’ antica lingua, ma senza le parole di Roger probabilmente Luffy non avrebbe preso il mare e il percorso di Robin avrebbe avuto presto fine.
Chiusa la parentesi Roger, è praticamente certo che Luffy e i suoi raggiungeranno quest’ ultima isola, anche se non pare essere necessario.
Ma non saranno i soli.
A questo punto non è improbabile che lo scontro con Teach e i suoi uomini si terrà proprio qui, e non su Raftel, che in tal modo resterebbe vergine alle forze del male.
Non si può però non evidenziare la profonda diversità, meno male dico io, tra il viaggio di Roger e quello di Luffy.
Il primo, come lo stesso Inuarashi dice, arrivò sull’ ultima isola ignaro di tutto e da lì iniziò una sorta di percorso a ritroso; Luffy invece, grazie a Robin, potrebbe anche non metterci proprio piede su quest’ isola, il suo è un percorso lineare.
Tutto questo discorso mi fa giungere anche ad un’ altra conclusione: Raftel non era affatto la capitale dell’ Antico Regno, quella potrebbe anche essere stata dove adesso è Marijoa, Raftel è tutt’ altro.
Se mi passate il parallelo, io la chiuderei così:
La capitale era il fulcro di tutte le attività e delle decisioni più importanti prese all’ epoca, al tempo stesso era la casa per molti di loro;
Raftel invece non è mai stata niente di tutto questo, no, Raftel è semplicemente il loro testamento.
AUTORE :
-Benn Beckman de La Gazzetta di One Piece