Le analisi archeologiche di Nico Robin – La trapanazione del cranio

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La trapanazione del cranio a scopo chirurgico – dal teschio ritrovato da Nico Robin ai teschi ritrovati in tutto il mondo

Dopo aver lasciato Alabasta, Rufy e i suoi compagni vengono travolti da un’antica nave che cade dal cielo. Analizzando i resti di uno scheletro che si trovava a bordo della nave, Nico Robin riesce a scoprire una serie di informazioni utili. Mentre lavora, Nico Robin nota dei fori sul teschio, i segni di un’operazione chirurgica. A confermare l’origine di quei fori è Chopper. Il dottore afferma infatti che si tratta di una tecnica arcaica per estrarre i tumori.

In effetti, nel mondo reale si è diffusa una tecnica del genere. La trapanazione del cranio affonda le sue radici in tempi molto antichi. Gli archeologi hanno ritrovato resti risalenti anche al 6500 a.C. Un particolare interessante è la presenza di segni di guarigione su molti dei crani ritrovati; indice che, probabilmente, quelle persone fossero sopravvissute all’intervento.

Da Nico Robin agli archeologi del nostro mondo

Inizialmente, si pensava che le malattie mentali e le crisi epilettiche fossero causate dalla presenza di spiriti maligni. Per guarire quelle persone, i primi uomini iniziarono a trapanare i crani. Questa tecnica aveva infatti lo scopo di creare un passaggio attraverso cui far fuoriuscire gli spiriti. Successivamente, questa tecnica venne utilizzata anche per estrarre schegge e altri corpi estranei dalla calotta cranica. Ciò che sorprende maggiormente è che popoli geograficamente distanti abbiano sviluppato quasi parallelamente questa tecnica.

Tra tutti, sembra che gli Inca siano stati coloro che hanno affinato di più questa pratica. Gli studiosi hanno stimato che già intorno al XI secolo d.C. i pazienti Inca che si sottoponevano a trapanatura del cranio avessero una percentuale di sopravvivenza superiore all’80%. Probabilmente certi risultati erano dovuti al fatto che, vista la frequenza con cui praticavano la trapanazione, gli Inca avessero avuto modo di studiare a fondo l’anatomia del cranio. Attraverso l’esperienza hanno imparato quali fossero le zone più ricche di vasi sanguigni, ed hanno imparato quindi ad evitarle, per non causare emorragie nel paziente.

Lo sviluppo della scienza

La tecnica della trapanazione del cranio sopravvisse in Europa per secoli. Uno dei suoi più grandi sostenitori dell’epoca moderna fu Ambroise Paré, primo chirurgo del re di Francia Enrico II, che visse durante la seconda metà del Cinquecento. Paré descrisse, analizzò e sviluppò numerose tecniche per trattare ferite e malattie al cervello, gli strumenti più adatti per andare ad operare e i rimedi migliori per permettere una veloce guarigione. I suoi scritti furono letti per secoli da coloro che avevano intenzione di studiare questo settore della medicina.

Studi successivi portarono ad uno sviluppo sempre maggiore della trapanazione del cranio, sia per quanto riguarda la tecnica in sé, sia per quanto riguarda i suoi obbiettivi. Intorno all’Ottocento, infatti, si diffuse la pratica della lobotomia, una tecnica derivata della trapanazione del cranio. Questa pratica era utilizzata principalmente sulle persone affette da malattie mentali, al fine di renderle “più mansuete”, secondo le credenze dell’epoca.

L’eredità dal passato

Spesso ci capita di dimenticare che tutto ciò che ci circonda oggi è l’eredità di coloro che sono vissuti prima di noi. Tutte le tecniche, mediche e non, che oggi ci sembrano così ovvie e banali, sono il frutto di secoli di errori, prove, perfezionamenti e fallimenti. Tutti noi sappiamo oggi che le malattie non sono affatto l’opera di uno spirito maligno. Ma è stato grazie a quella idea che i nostri antenati hanno iniziato ad osservare e comprendere l’anatomia celebrale. Ed è grazie all’evoluzione di quelle  tecniche e conoscenze se oggi si è arrivati a sviluppare interventi di neurochirurgia in grado di salvare la vita delle persone. La storia è importante; attraverso lo studio degli errori del passato si possono raggiungere traguardi che chi ci ha preceduto ha potuto solo sognare.

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