One Piece, le Supernove e la pirateria caraibica: generazioni a confronto
Ora più che mai, le Supernove stanno tornando alla ribalta. In One Piece la questione generazionale è uno dei nodi centrali della vicenda. I pirati sono suddivisi in generazioni, ognuna con un’eredità storica non indifferente. Esattamente come accadde durante l’epoca d’oro della pirateria. Questo periodo venne scandito da tre generazioni di uomini di malaffare. Ogni generazione era contraddistinta da specifiche caratteristiche, una precisa localizzazione geografica e una propria scansione cronologica.
1° generazione (1650-1680)
Protagonisti di questa fase di approccio furono i bucanieri. Perlopiù inglesi, olandesi e francesi protestanti, si guadagnavano da vivere cacciando nei Caraibi o depredando le navi della detestatissima Spagna. Henry Morgan fu l’emblema di questa generazione, l’epoca delle razzie alle città spagnole e delle grandi alleanze tra filibustieri.
2°generazione (dagli anni ’90 del 1600 fino alla prima decade del 1700)
In questo periodo l’asse geografico di riferimento venne spostato verso est, dal Mar dei Caraibi all’ Oceano Indiano. Il Madagascar fu per lungo tempo base prediletta delle nuove bande pirata. I loro portabandiera furono Avery e Kidd, entrambi con una grossa carriera di razziatori alle spalle. Le loro imprese profumavano di spezie orientali, d’oro e avventura e molti si imbarcarono affascinati da questi racconti.
3°generazione (1716-1726 circa)
La peggiore di tutte. Ormai il terreno per una pirateria metodica, sistematica e su larghissima scala era stato spianato. I pirati di questa fase agirono disarticolando capillarmente l’intera rete commerciale dell’Atlantico, secondo modalità inedite. La gravità e l’estensione del fenomeno provocarono la (tarda) azione congiunta delle nazioni europee che riuscirono in pochi anni a ridurre drasticamente il numero di pirati.
Fu la generazione delle meteore: Roberts, Bellamy, Barbanera, la Bonnie e la Read, Low… La peggiore generazione di tutte, quella che più di ogni altra fece conoscere al mondo di cosa furono capaci un manipolo di uomini feroci e disperati.
N.B. L’unica fonte del post è il brillante saggio di Rediker “Canaglie da tutto il mondo”, che peraltro applicò alla pirateria la teoria “dei due terrori” (questa ve la spiego un’altra volta). Come ho gia accennato, che Oda abbia letto o meno il testo non è significativo. Quello che ancora una volta stupisce è come e in che misura il mondo di One Piece rifletta le realtà storiche, al di là di tutto. A fronte di un intreccio narrativo apparentemente e compiutamente di fantasia, viene sotteso un modello storico piuttosto fedele al vero che rende One Piece una vena d’oro di rapporti, confronti, suggestioni e citazioni. E personalmente credo sia una delle caratteristiche che rendono l’opera davvero unica. Quello che però sarebbe interessante è sapere quali fonti testuali Oda utilizzi per informarsi.
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