L’indiscussa AUCTORITAS di Oda … Guai a chi lo critica!

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[articolo di #Goro della Zattera di Teach]

“Come osi te, povero essere insignificante e lurido verme, mettere in discussione gli insegnamenti del grande filosofo (nonché detentore della verità assoluta e indiscussa) Aristotele?”.

Da allora (medioevo) sono passati molti secoli, ma il comportamento delle persone non è affatto cambiato da questo punto di vista; alla fin fine siamo sempre gli stessi: abbiamo bisogno di solide certezze su cui aggrapparci per poter rimanere in piedi. Ma, per quanto il bastone che ci regge possa sembrare robusto e resistente, anche lui risentirà dell’effetto corrosivo della natura. Niente è immortale e niente è indistruttibile. E se il bastone dovesse per caso rompersi, sarebbe forse sua la colpa? Oppure sarebbe nostra che, non volendo ammettere l’evidenza, abbiamo persino chiuso gli occhi per far finta di non vedere? E, nel caso in cui qualcuno ci volesse far notare la fragilità del bastone, forti delle nostre convinzioni (velate da incertezza e timore), faremo di tutto per dimostrare il contrario.

Se ve lo steste per caso chiedendo … Si, stiamo ancora trattando di One Piece. Ma, essendo i concetti generali, possono essere studiati indipendentemente dalle situazioni, per poi essere adattati ai diversi contesti. In questo post non voglio accusare nessuno (non è nel mio interesse), ma fare semplicemente un ragionamento insieme a voi. Non stiamo per caso idealizzando eccessivamente Oda? Sembra che ogni cosa che faccia non possa essere soggetta a critiche. Mi sembra di riscontrare un atteggiamento simile a quello degli intellettuali medievali che avevano nei confronti di Aristotele. Nessuno mette in discussione il suo genio, ciò non toglie che la sua visione in merito a determinate questioni fosse limitata ed inesatta (per ovvi motivi determinati dalla sua condizione limitata in quanto uomo). La colpa non era certo del buon vecchio filosofo, ma dei suoi seguaci che idolatravano smisuratamente il filosofo. Tuttavia, facendo troppo affidamento sul bastone, si perde la capacità di camminare indipendentemente.

Fortunatamente la visione limitata di quel periodo storico è cambiata e oggi non esiste una verità assoluta … Almeno in teoria. Si sa, a parole siamo tutti bravi, ma  la vera difficoltà sta nel mantenere una coerenza tra IDEALISMO e PRATICITA’. In tal senso la conoscenza del passato è fondamentale per riflettere sui nostri comportamenti. Vi ho riportato un caso molto ecclatante e, nonostante siano passati molti anni, la storia si ripete (seppur in maniera molto più ristretta). Finalmente ci siamo: parliamo di Oda e dei suoi (presunti) errori.   

Primaa di trattare questo aspetto emersi negli ultimi capitoli (ma non solo), partiamo dal principio: è giusto criticare un “genio” come Oda? Si (risposta secca). Anzi, per rispetto dell’autore e dell’opera, credo sia doveroso farlo. Citando il Grandissimo, non bisogna essere fanatici di qualcosa, ma APPASSIONATI. Facendo una critica costruttiva si da l’opportunità all’autore di migliorare e capire i suoi sbagli (se non a livello pratico, ovvero con un riscontro diretto nell’opera, almeno a livello teorico). Oda è sempre un uomo, non è perfetto e questo lo sa. E, se le critiche non dovessero arrivare all’autore, sarebbero comunque fonte di ispirazione per le persone che vogliano addentrarsi in un simile lavoro. Veniamo ad’altro quesito: è sensato criticare un’opera che è ancora in corso di svolgimento? Come si può criticare qualcosa che non è ancora completo? E anche in questo caso (secondo me) la risposta è SI. Molto semplicemente perché l’autore ha deciso di pubblicare l’opera a spezzoni e non tutta in un colpo; è stata una sua scelta. Ovviamente la critica rimane ancora incompleta e verrà sistematizzata in base agli svolgimenti successivi. È implicito (e sottinteso) il fatto che il giudizio si elabori sulle informazioni a noi fornite, non c’è bisogno di sottolinearlo ogni volta.

Ma veniamo al dunque: vi siete mai domandati (per caso) cosa sia un’esigenza di trama? Essa può essere descritta come la necessità affinché una data sequenza di eventi si concluda obbligatoriamente a favore della trama. Praticamente tutto lo è; ogni evento è costruito ed adattato in prospettiva al solo svolgimento di un certo filo narrativo. Però la bravura di un grande autore sta nel non farcelo percepire. Deve saper creare l’illusione di un mondo parallelo (governato dalle sue regole e dai suoi principi) che ci faccia completamente immedesimare. Prendendo per esempio Naruto, quando Kishimoto introduce power-up eccessivamente esagerati, si perde quella linea di continuità che l’autore ha mantenuto nel corso di tutta l’opera. Possono essere definiti come forzature? No, la maggior parte no dato che mantengono una certa coerenza con il mondo di Naruto. Ma, introducendo troppi power-up, viene rotta l’illusione. E allora che cos’è una forzatura? È, si, un’esigenza di trama, ma eccessivamente tirata, a tal punto che va in contrasto anche col mondo e con le regole create dall’autore. Il problema non è tanto l’elemento di discontinuità in se, ma il motivo per cui è stato introdotto. Se, infatti, esso servisse solo (o principalmente) per necessità di trama, si sgretolerebbe istantaneamente l’illusione creata da Oda. È come se, all’improvviso ci rendessimo conto di trovarci un un sogno e, di conseguenza, ci svegliassimo.

Per quanto il fallimento di Robin nel fermare i samurai possa avere una qual giustificazione, essa non regge (nel momento odierno ovviamente, le cose potrebbero benissimo cambiare) a causa dell’importanza che questa missione aveva. È stato stravolto il comportamento tipico di Robin solo per un determinato scopo. E’ come se Sanji avesse battuto una donna (a suon di botte) solo per esigenze di trama.  

Attenzione, voglio essere molto chiaro su questo passaggio logico: non voglio dire che l’autore non possa inserire stravolgimenti che vadano (appaerentemente) in contrasto con l’impostazione dell’opera. Sto semplicemente affermando che inserire tali frangenti durante momenti chiave ed essenziali e dar loro un importanza narrativa determinante, ne riduce drasticamente il (probabile) messaggio che l’autore avrebbe voluto trasmettere. Prendendo al caso citato sopra, supponiamo che Oda abbia voluto sottolineare un cambiamento netto dei personaggio (per evidenziare la sua “maturazione” narrativa), sarebbe lecito un cambiamento radicale. Ma, certe volte, trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato fa la differenza. Per quanto si possano trovare giustificazioni, il fatto che l’irresponsabilità di Robin n netto contrasto col suo carattere (sempre che non si tratti di altro, opzione ancora altamente valida) abbia modificato radicalmente la trama, ne sminuisce ogni giustificazione.       

Forse mi sto soffermando troppo su un semplice dettaglio … Ma certi dettagli fa la differenza, per cui non possono essere trascurati.  

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