[articolo di OnePieceLab]
Salve a tutti e ben ritrovati!
Il problema che mi sono posto oggi è il seguente: a cosa si “lega” il potere di un frutto?
C’è chi dice al cuore, chi all’anima… eppure il manga è pieno di “prove” che contraddicono queste ipotesi.
Partiamo dalla prima.
– Il cuore.
La parte più curiosa di questa ipotesi è legata al MES di Law. Questa capacità del Chirurgo permette infatti di estrarre il cuore dal corpo del bersaglio, a prescindere che esso sia tangibile o intangibile. Una volta imprigionato dentro quella sorta di cubo gelatinoso il cuore non risente più dei poteri del frutto, cioè diventa vulnerabile: l’abbiamo visto con Caesar, Mone e Smoker, tutti e tre Rogia.
Si tratta di una capacità speciale di Law, oppure il cuore è veramente il tallone d’Achille di un fruttato?
Prima di rispondere vediamo il seguente esempio.
Nella saga di Skypiea, Wiper, grazie all’Agalmatolite e al Dial Reject, riesce a fermare il battito di Enel. Chiunque in quello stato non ha coscienza per auto-effettuarsi un massaggio cardiaco, eppure lui ci riesce. Ci riesce col cuore fermo. Ci riesce ad un passo dalla morte.
Questa è forse la prova più forte che Oda ci ha consegnato del fatto che il potere del frutto prescinde dall’attività del cuore. Ma c’è anche un altro caso interessante: il congelamento di Doflamingo da parte di Aokiji, a Punk Hazard. Quando quest’ultimo riesce a distruggere la morsa di ghiaccio, Buffalo esclama: sono così felice… il suo cuore non era ancora congelato.
Cosa voleva dire?
Continuiamo intanto la nostra indagine, a breve c’arriviamo.
– L’anima.
Teorie in merito giravano ancor prima che a Dressrosa ci venisse mostrato un simpatico schema riassuntivo del “ciclo di rigenerazione” di un frutto. In questo schema, come potete vedere di seguito, si distingue, in una delle quattro fasi, una nuvoletta bianca che abbandona il corpo. La stessa nuvoletta l’abbiamo vista a Thriller Bark durante il flashback di Brook, ed è chiaro che rappresenta l’anima.
Proprio il potere di Brook è la chiave di volta della soluzione. Come lui stesso afferma, avendo ricordi di quando fluttuava verso i cieli, ad un certo punto ha “avvertito” l’attivazione del potere che ha costretto la sua anima a fare ritorno al corpo. Tuttavia, a causa della fitta nebbia vagò per un anno intero in quella forma, prima di ritrovare la nave e il cadavere di se stesso, ormai ridotto ad un cumulo di ossa. Ciò significa che tutti gli organi vitali di quel corpo erano ormai diventati polvere: niente cuore, niente cervello… niente di niente. Eppure il frutto di Brook non si è reincarnato in un altro frutto come mostra lo schema… è rimasto legato da qualche parte, a qualcosa che ha permesso al potere di rimanere attivo e compiersi, ma a cosa? All’anima?
Ragioniamo un secondo: se il potere del frutto controlla anche l’anima (basti pensare al fatto che Brook la tira fuori a comando ormai) allora non può essere essa stessa sede del potere. In caso contrario, dato che gli oggetti non posseggono anima, non potrebbero “mangiare” un frutto. Invece abbiamo prove tangibili che questo avviene: un oggetto può assimilare il potere di un frutto.
Prendiamo a titolo d’esempio il modo con cui Moria dava vita agli Zombie, perchè è probabilmente il parallelismo più efficace.
Abbiamo un’ombra che “contiene” la personalità del soggetto, quasi come una seconda anima, e un corpo inerte privo di vita. Grazie al potere del frutto Kage Kage, l’ombra viene impiantata dentro al corpo, che funge da vettore materiale per l’espressione a 360° della personalità dell’ombra: movenze, stile di combattimento, abitudini, modo di parlare, etc.. acquisiscono concretezza mediante il corpo.
Anima e corpo si comportano in maniera molto simile nel mondo di One Piece, e chissà che lo Shambles di Law non scambi proprio le anime dei soggetti, con le loro personalità, tecniche, ricordi, etc.. proprio come avvenuto a Punk Hazard fra Tashigi e Smoker. I due non sembravano affatto diversi se non nelle sembianze, proprio come se la loro anima fosse stata scambiata.
Durante la saga di Dressrosa, poi, scopriamo che quando l’anima comincia a separarsi dal corpo, la vita comincia a venire meno. Lo abbiamo visto con Lao-G, durante lo scontro con Don Chinjao. Grazie a Brook sappiamo che l’anima, una volta fuori dal corpo, va spedita e diretta verso il regno dell’oltretomba. Ma se quando il corpo muore il potere si reincarna in un altro frutto, come mostrato nello schema, come mai ciò non è successo con Brook? Forse la vera morte arriva un po’ dopo.
Nella vita reale, una persona in arresto cardiaco non viene spacciata a prescindere per morta, ma può essere salvata se si agisce tempestivamente, in quanto tessuti e organi hanno una breve autonomia, ma se non vengono irrorati di sangue per un certo lasso di tempo, muoiono. In questo lasso di tempo la persona dunque si troverebbe in una sorta di limbo, sospesa fra la vita e la morte. Se teniamo a mente ciò, ritornando a One Piece, possiamo ipotizzare che il potere non trasmigri nel momento stesso in cui il corpo va in arresto cardiaco, ma che rimanga legato ad esso finchè i tessuti e gli organi sono ancora vivi.
Ecco quindi che l’anima di Brook ha avuto il tempo di farsi un bel pezzo di strada ma, arrivata alle porte dell’oltretomba, viene richiamata dal potere dello Yomi Yomi. Questo frutto è molto particolare, in quanto “sopravvive” alla morte del soggetto. Una sorta di eccezione che conferma la regola.
Questa finestra d’azione dunque, seppur breve, permettere interventi tempestivi di rianimazione… ma anche di manipolazione! Prendiamo Teach, ad esempio. Se così non fosse, non potrebbe mai “acciuffare” il potere prima che si reincarni in un frutto. Basti pensare a come ha fregato il Gura Gura a Barbabianca. Non è stato un intervento immediato, ma è trascorso qualche secondo da quando Newgate è morto a quando gli han messo su il telo nero.
E ancora, la morte di Rocinante. L’effetto del suo potere non svanisce immediatamente. In termini matematici diremmo che la funzione “potere del frutto” è continua, non presenta salti… e difatti vediamo graficamente come la voce di Law ritorni in un crescendo:
Vediamo abbastanza chiaramente come da quando Rocinante muore a quando il potere lascia il suo corpo, passa un certo lasso di tempo, che è proprio quel tempo durante il quale i tessuti e gli organi muoiono definitivamente. Tale finestra temporale è sufficiente a far compiere a Law diversi metri, nonchè a far ricoprire il corpo di Corazon parzialmente di neve.
Riassumendo, dunque, il potere del frutto rimane attivo finchè il corpo è ancora “vivo”. Ne deduciamo che il potere si lega al corpo, e più nello specifico, alle sue cellule. In via del tutto speculativa, ipotizzo che il potere possa in qualche modo interagire con il DNA del possessore; abbiamo prove concrete del fatto che Vegapunk conosca molto bene l’acido desossiribo nucleico, come si può vedere chiaramente nel suo ufficio a Punk Hazard, e sulla base del quale abbia potuto condurre le sue prime ricerche in fatto di Smiles.
Vi faccio adesso una domanda. Se fosse valida questa ipotesi, potrebbe un corpo essere tenuto in vita artificialmente anche dopo la sua “morte”, ossia anche dopo la trasmigrazione dell’anima, in modo da conservare in esso il potere di un frutto? Io direi di si… ne è l’esempio lampante Bartholomew Kuma.
Il famoso Tiranno, ex rivoluzionario, flottaro e ora anche Pacifista, ha subito nel corso del tempo degli interventi chirurgici effettuati dal Dott. Vegapunk al fine di asportare tessuti molli per sostituirli con apparati metallici, aumentando così la resistenza al danneggiamento e dunque l’efficacia in battaglia. L’inserimento di apparecchiature artificiali ha consentito l’implementazione di nuove armi, come i laser, che hanno garantito al soggetto il soprannome di “arma umana”.
Kuma è passato da umano, a cyborg, a robot in modo graduale. Tuttavia il passaggio cruciale per lui è stato sicuramente l’ultimo, dato che ha sancito la fine di ogni legame con la sua vita. Eppure ha conservato il potere del Pad Pad. Se così fosse, il progetto “pacifista” potrebbe avere risvolti molto interessanti per tutti quei soldati che posseggono il potere di un frutto. In particolare si potrebbe ovviare alla debolezza nei confronti dell’acqua, in quanto il corpo non è interamente umano, ma in buona parte costituito da ingranaggi, tubature e circuiti. Di conseguenza con un uso sapiente e una buona ingegneria di razzi, il robot potrebbe tranquillamente tirarsi fuori dall’acqua (ammesso che sia predisposto per questo e che l’acqua non mandi in corto i circuiti).
Il potere di un frutto del diavolo, quindi, potrebbe essere pensato come una sorta di parassita, che ha continuamente bisogno di aggrapparsi a qualcosa per “sopravvivere”. In fondo non è del tutto fuori luogo immaginarselo come un secondo organismo. Tralasciando per un attimo gli Zoan, tutte le tipologie sembrano avere una cosa in comune, ossia la capacità di reagire al mondo esterno a prescindere dalla volontà. Chi mangia un frutto è come se avesse una sorta di sistema d’allarme incorporato: non appena la vita del possessore è in pericolo questo si attiva automaticamente per cercare di proteggerlo. Tuttavia il potere fa solo ciò che gli è consentito, infatti è un vero colpo di fortuna quando il soggetto si salva grazie a questo, come nel caso di Enel. Ma di esempi se ne potrebbero fare veramente molti, come il caso di Rufy ad Amazon Lily, dove, nonostante fosse privo di coscienza, il suo corpo ha continuato a mantenere la sua natura gommosa ed elastica, in risposta al tentativo di una amazzone di staccargli “uno strano fungo fra le gambe”.
In altre parole, chi mangia un frutto del diavolo è come se ospitasse una seconda entità (da cui discende forse anche la credenza che si tratti di un demone), che cerca di adoperarsi al meglio per preservare l’organismo ospitante attraverso il quale essa può esprimersi. Si intravede quasi una sorta di istinto primordiale di sopravvivenza, che può tranquillamente essere spacciato come un’attività benevola volta a proteggere il possessore, ma che agisce cinicamente, quasi meccanicamente, al fine di proteggere se stesso. Se muore il corpo, difatti, il potere torna al frutto.
Ora, ogni potere ha delle debolezze innate: la gomma si può tagliare, un animale si può infilzare, una molla si può spezzare, e così via. I Rogia invece, se non fosse per l’haki, non avrebbero punti deboli (a parte l’agalmatolite che è il comune denominatore di tutte le tipologie).
Siamo ormai fin troppo abituati a vedere usare l’haki, in particolare la tonalità Busoshoku, grazie alla quale è possibile colpire la vera natura di un fruttato, cioè il suo vero corpo. Ma come è possibile una cosa del genere? Come mai il corpo, in quella precisa parte colpita, è come se perdesse il proprio potere?
Partendo dal presupposto che è principalmente una questione di volontà, perfettamente quantificabile (quella più forte vince su quella più debole) e modellabile come se fosse qualcosa di materiale (ci si riveste una parte del corpo o un oggetto), non è detto che non possa esserci anche un fondamento scientifico dietro, come accade per molta roba del manga, e non per forza da leggersi come “scienza ufficiale” ma come “scienza di onepiece”, esattamente come ci spiegherà più avanti il caro Vegapunk circa i frutti del diavolo.
La questione si potrebbe spiegare nel seguente modo.
Immaginate che il potere sia energia pura e senziente, cioè sensibile a degli stimoli esterni, esattamente come un’entità. L’abbiamo appena spiegato: il potere reagisce in presenza di un pericolo, a meno che non si utilizzi l’haki. In questo caso infatti è come se il potere non avvertisse alcun pericolo, e il corpo rimane tale.
Come fa il potere ad avvertire un pericolo?
Tutta la materia in natura si trova ad una temperatura superiore allo zero assoluto. Se potessimo ingrandire qualcosa di solido vedremmo che è costituito da atomi tutti belli sistemati secondo precise geometrie spaziali, ma facendo attenzione vedremmo questi atomi “vibrare” intorno alla loro posizione di equilibrio. La vibrazione degli atomi è ciò che determina macroscopicamente la temperatura del corpo. Maggiore è la vibrazione, più il corpo risulta caldo al tatto. Il calore, anche quello che il nostro corpo avverte come “freddo” si può “vedere” attraverso una particolare strumentazione a infrarossi, perchè è in questa zona dello spettro di radiazione che un corpo caldo emette.
Immaginate dunque che il potere di un frutto sia capace di avvertire la radiazione termica di un corpo. Tutti i corpi emettono. Allora se un corpo venisse letteralmente rivestito di un qualcosa che impedisse alla radiazione di propagarsi, qualcosa che la assorbisse, non potrebbe essere “visto”.
Nella realtà, un corpo con queste proprietà viene chiamato corpo nero. Ma non è tutto. In astrofisica la materia oscura (o antimateria) è “invisibile” proprio perchè non irradia.
Sarà un caso che le parti rivestite di haki in tonalità busoshoku vengano colorate di nero? 🙂
Non sempre questo avviene, è vero, come nel caso delle armi affilate (basti pensare al bastone di Vergo per avere la controprova), ma forse è solo questione di focalizzare l’obiettivo da “hakizzare”. Cioè, se io ho in dotazione una spada a filo singolo, non vado ad hakizzare la parte smussata ma il lato affilato, perchè è con questo e solo attraverso questo che posso tagliare, o meglio, a prescindere dall’haki, lo spadaccino preferirà sicuramente tagliare dal lato affilato, non fosse altro per ovvia convenienza. Allora, in virtù di una economia di risorse (un conto infatti è hakizzare 1 metro quadrato di superficie, un altro è farlo con 1 centimetro quadrato) allo spadaccino “intelligente” converrà hakizzare solo il filo della spada, perchè sarà quello il protagonista. Ne discende che graficamente non vediamo nulla (come nel caso della spada di Tashigi), perchè il “nero” dell’haki si confonde con il profilo del disegno della lama.
Se ho un bastone, invece, devo rivestirlo completamente, perchè posso colpire da qualsiasi angolazione, proprio come fa Vergo.
Bene, direi di aver concluso.
Dalla regia è tutto. A voi a la linea.
FONTE
http://onepiecelab.blogspot.it/2015/01/meccaniche-di-interazione-corpo-frutto.html