Morgan Mano d’Ascia e Henry Morgan: pirati a confronto

1930

Probabilmente pochi di voi si ricorderanno di Morgan Mano d’Ascia. E insomma, a ragione direi: si parla del primo volume di One Piece, di uno dei primissimi villain e anche di uno di quelli di cui ci si dimentica facilmente visto che non ha lontanamente né il carisma, né la figaggine di moltissimi altri. Tanto poco è conosciuto Morgan Mano d’Ascia quanto invece è famoso l’uomo da cui prende a prestito il nome: Sir Henry Morgan.

 

Morgan: pirata a tutto tondo

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Ritratto di Henry Morgan dall’edizione spagnola del libro di Alexander Exquemelin, autore sconosciuto

Bucaniere, corsaro, pirata, è l’emblema di un’intera generazione di furfanti. Nato nel 1635 in una famiglia di umili origini, si imbarca per i Caraibi da giovane e prende parte ad alcune tra le più spettacolari azioni piratesche di sempre. Lui stesso ammise di essere più portato per “la picca che per i libri” e non si smentì mai. Maracaibo, Puerto Principe, Cartagena, Panama, queste sono solo alcune delle città che mise a ferro e fuoco. La presa di Portobello, condotta sia per mare che per terra, fu una delle operazioni anfibie di maggior successo del XVII secolo e fruttó ai pirati una cosa come 250000 pesos. In un solo colpo. Robe da capogiro.

 

Morgan e l’epoca d’oro della pirateria

Morgan fu uno dei più protagonisti più carismatici dell’epoca d’oro della pirateria, furbo come una volpe e privo di qualsiasi scrupolo, accumuló ricchezze impressionanti. Faceva parte della cosiddetta “prima generazione di pirati”, una delle tre scansioni in cui viene idealmente divisa l’epoca d’oro della pirateria. Fu lui a guidare la sua generazione che spadroneggiò più o meno dal 1650 al 1680. Furono gli anni dei bucanieri e delle grandi razzie alle città coloniali spagnole, che di fatto inaugurarono la grande stagione della pirateria caraibica.

 

Cosaro o pirata?

Morgan

Fregandosene altamente dei limiti delle sue lettere di corsa, assaltava navi spagnole a destra e a manca, anche durante i brevi periodi di pace tra Spagna e Inghilterra. Causò crisi diplomatiche gravissime, passandola liscia ogni volta. Ma nemmeno il re poteva chiudere gli occhi di fronte alle atrocità compiute a Panama: nel 1571 venne arrestato e condotto a Londra, dove rimase due anni. In carcere? Macché. Morgan venne trattato come un eroe nazionale, uno dei pochi in grado di tenere testa agli odiati spagnoli. A Londra era libero di gironzolare e pochi anni dopo fu libero di riprendere i suoi traffici pirateschi.

 

La fine di Morgan

Come ciliegina sulla torta però, per non compromettersi ulteriormente, iniziò a dare la caccia ai suoi vecchi compagni di merende, catturandone parecchi. A fronte della “buona condotta” e dei numerosi successi, venne nominato governatore della Giamaica (oltre che baronetto). Ruolo che proprio non gli si addiceva e infatti venne sbattuto fuori dal giro dopo poco. Morì di cirrosi epatica nel 1588 e venne sepolto nel cimitero di Port Royal, salutato da decine di colpi di cannone. Quando la città devastata dal terribile terremoto del 1692, la sua tomba sprofondò nelle acque di cristallo dei Caraibi, insieme a gran parte della malfamata cittadina. Il suo corpo non venne mai ritrovato ma con tutta probabilità ancora riposa fra le macerie inabissate.

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Bibliografia:

  • D. Cordingly, Storia della pirateria, tr.it. A. Tissoni, Modadori, Cles, 2011
  • D. Cordingly, I pirati dei Caraibi. Ascesa e caduta dei signori del mare, tr.it. M. Gezzi, Mondadori, Milano, 2013
  • A.O. Exquemelin, Bucanieri nei Caraibi. Cronache di un medico pirata, tr.it. M. Sacchi, Piemme, Milano, 2005
  • P. Gosse, Storia della pirateria, tr. it. S. Caprioglio, Odoya, Bologna, 2008
  • A. Spinelli, Tra l’inferno e il mare, Fernandel, Ravenna, 2003

 

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