One Piece Capitolo 909: che cos’è il Seppuku? Analizziamo il gesto che stava per compiere Zoro
Nel capitolo 909 di One Piece assistiamo al rituale del seppuku imposto a Zoro(juro), colpevole (ma anche no) di aver ucciso diversi abitanti di Wano. La cosa mi ha suscitato abbastanza interesse, vista la natura estremamente onorevole di questo rituale concessa a un “signor nessuno” come Zoro, che è a Wano da poche settimane. Vediamo quindi più nel dettaglio cosa avviene durante il seppuku e perché.
Il rituale del seppuku
Partiamo dal nome. Seppuku, “taglio rituale”, è il termine con cui viene identificato questo rituale prevalentemente nella forma scritta. Il termine più conosciuto e “volgare” Harakiri, “taglio del ventre”, è invece usato di solito nel parlato. Il fatto che tutti i presenti dicano Seppuku e non Harakiri mentre parlano ci fa capire come i samurai del paese di Wano si esprimano in modo molto formale, diciamo “antiquato” per intenderci. Cosa che nella stragrande maggioranza delle traduzioni viene ignorata, ma che per esempio nei volumi italiani di One Piece viene mantenuta. Infatti Kin’emon nei volumi di Star Comics parla in modo molto forbito, così come Kanjuro e Momonosuke. Non Ryuma tuttavia…
Il primo caso documentato di seppuku, seppur molto meno rituale ovviamente, risale circa al 1180, per mano del samurai Minatomo No Yorimasa che si tagliò l’addome per non finire prigioniero dei nemici, anche se una leggenda vuole che fosse Minatomo No Tametomo il primo suicida volontario, circa dieci anni prima. Durante il periodo Edo (1603-1867) il seppuku divenne una vera e propria pena di morte, riservata però a personaggi di spicco nella società e ai samurai, mentre con la restaurazione Meiji questo tipo di condanna venne abolita. Wano sembra graficamente molto vicina al periodo Edo, dove infatti la condanna al seppuku riservata a Zoro esiste.
Il seppuku poteva essere eseguito nel mezzo della battaglia per non cadere prigioniero dei nemici e mantenere il proprio onore intatto, ed in questo caso l’esecuzione era molto più rapida e improvvisata, o poteva essere eseguito come un vero e proprio rituale, con movimenti, oggetti, vestiti e quant’altro ben precisi, come per esempio nel caso di Zoro.
Lo spadaccino si trova in posizione “seiza”, la famosa posa in ginocchio coi piedi rivolti all’indietro, al fine di far cadere il corpo morto del suicida in avanti e non di schiena o con la faccia all’insù, cosa considerata disonorevole (Katakuri dove?). Indossa un kimono bianco, come da tradizione, che viene rimosso per esporre il ventre. A Zoro viene preparato e offerto quello che nel manga chiamano “lama da seppuku”, termine stranamente impreciso (immagino per non confondere i lettori), privo di elsa. Generalmente per il seppuku veniva utilizzato un coltello a lama corta chiamato tantou, letteralmente “spada corta”, o in caso venisse eseguito in battaglia il wakizashi, “guardiano dell’onore”, ovvero la seconda spada in possesso esclusivo dei samurai, più corta della katana.
Avrete forse notato che la lama è avvolta da un panno, questo permette al suicida di afferrarla per la lama senza tagliarsi la mano ed avere l’arma di una lunghezza più adatta al compito. Quindi la spada non veniva tenuta per l’elsa, motivo per cui la lama di Zoro ne è priva (nonostante sia il tantou che il wakizashi ne fossero provviste), ma questa scelta mi sembra più utile a farci capire quanto forte sia lo spadaccino che è in grado di tagliare a metà una casa tenendo un coltellino per la lama. In teoria, invece che shottare il vero colpevole degli omicidi, afferrata la lama Zoro avrebbe dovuto tagliarsi il ventre con uno squarcio da sinistra verso destra e poi dal basso verso l’alto. In realtà, come vedete sotto, ci sono diversi modi concessi per tagliarsi il ventre, e potete anche vedere come fosse da evitare la pressione con la punta della spada, preferendo invece il taglio col filo della lama.
Squarciarsi il ventre era un modo per liberare il proprio spirito, che si pensava risiedesse proprio lì, prima che venisse corrotto dal disonore, mostrandolo nella sua purezza ai non rari testimoni. Il taglio del ventre da solo però non uccide immediatamente il suicida, che rimarrebbe invece in preda al dolore lancinante che ne deformerebbe il volto nei suoi ultimi istanti. Per questo esiste la figura a fianco a Zoro, il decapitatore o kaishakunin, che ha il compito di dare il colpo di grazia al suicida subito dopo che questo ha rimosso dal ventre il tantou.
Attenzione però, nonostante il nome il decapitatore non deve tagliare completamente la testa al suicida, poiché questo porterebbe disonore, ma deve tagliare solo quanto basta per superare la colonna vertebrale e assicurare la morte. Per questo solitamente il kaishakunin è un uomo di cui il suicida si fida molto e molto abile con la spada: se sbaglia, prolunga il tormento del suicida. Zoro però, evidentemente, non aveva nessuno da indicare come suo kaishakunin, quindi ne aveva uno “d’ufficio”. Il kaishakunin, terminato il suo compito, scrolla il sangue dalla spada e la rinfodera con estrema lentezza e silenzio, per poi mettersi in seiza davanti al cadavere in segno di rispetto.
C’è poi da dire che, di solito, chi commette seppuku scrive una breve poesia “d’addio”, il jisei, prima di eseguire il rituale. Conoscendo Zoro, se anche avesse voluto scrivere qualcosa, avrebbe scritto “Ora mi ammazzo”. Ma se avesse davvero avuto intenzione di suicidarsi, forse avrebbe scritto una poesia di scuse a Kuina.
La posizione di Zoro a Wano
Come avrete capito, il seppuku è un modo per mantenere massimo il proprio onore piuttosto che vivere nel disonore e ogni sua parte è studiata apposta a questo fine. Concedere la morte per seppuku, come dice il magistrato colpevole, è davvero una cortesia non da poco per un condannato. Quindi sorge spontanea una domanda:
Perché a Zoro è stato concesso di eseguire il seppuku?
Il rituale era solitamente concesso solo agli alti ranghi dell’esercito (i samurai) e ai nobili, non certo agli assassini di strada. Come sappiamo Zoro è appena arrivato a Wano, quindi dubito si sia fatto così in fretta una carriera. Inoltre, la figura del kaishakunin era solitamente consigliata per i suicidi d’onore, mentre per un seppuku per crimini peggiori si lasciava morire il suicida dissanguato, proprio per punirlo e lasciarlo soffrire. Se a Zoro viene affiancato un kaishakunin, in teoria, vuol dire che sta venendo trattato coi guanti, pur essendo appunto un mezzo sconosciuto. Che basti essere un samurai, a Wano, per ricevere tutto questo rispetto? Zoro è “travestito” da ronin, cioè un samurai senza padrone. Ma pur sempre un samurai, come “testimonia” il chonmage in testa allo spadaccino (ma quando gli sono cresciuti i capelli? sarà opera di Kin’emon). O forse in questo breve periodo davvero Zoro si è fatto un nome? Che prima di essere un falso ronin sia stato per poco un falso samurai?
Concludo facendo notare quanta differenza incorre tra il concetto di suicidio occidentale, soprattutto post-cristianesimo, e quello giapponese: deplorevole atto di superbia ed egoismo per il primo, nobile atto onorevole per il secondo.
[Symonch]