One Piece – Una lettura oltre la lettura

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[articolo di Raffaele Cellini]

Cari lettori e fan, sebbene il titolo di quest’articolo appaia provocatorio e di letture approfondite e valide ne siano state avanzate molte e di spessa qualità, voglio parlare con voi di una lettura che tenta di andare oltre una lettura parziale, cercando di cogliere almeno una parte del nocciolo epistemico ed oggettivo che ruota attorno a quello che molti di noi considerano obiettivamente quale il migliore manga/anime di tutti i tempi. In altri termini, cercherò di estrapolare alcuni dei numerosissimi significati metaforici ed allegorici che ruotano attorno all’universo OP, che potremmo poi sovrapporre alla nostra esperienza reale, così arricchendola di nuove prospettive e significati. Di certo, un tale obiettivo in una parentesi sintetica quale questa si configura come uno sforzo arduo, ma farò del mio meglio.

Il punto di partenza del nostro telegrafico excursus muove dal tema solo in apparenza basilare, scontato se non forse abusato del viaggio. In un contesto come quello del nostro sociale attuale, di continua mobilità e “liquidità” per usare termini sociologici, il viaggio ha assunto una rilevanza basilare. Per necessità di studio/lavoro o per semplice piacere, il viaggio è divenuto per molti individui un elemento fondante; da una prospettiva puramente soggettiva, nel primo dei casi esso può essere vissuto più o meno piacevolmente. Oda fa del viaggio la prospettiva cruciale dell’opera: il suo mondo, un pianeta molto simile alla nostra Terra, è un posto fantastico, variegato, pieno di meraviglie, dove il “prendere il mare” non è solo una necessità propria della trama, ma anche una volontà alla quale è difficile resistere, date le condizioni ambientali.

La prospettiva esistenzialista del viaggio quale tramite per scoprire sé stessi, già utilizzato in altre svariate opere, è pressoché assente: c’è un obiettivo comune, il One Piece, la cui comunanza di fine non è tuttavia condivisa con omogeneità dai personaggi; difatti, alcuni personaggi prendono volontariamente il mare con scopi precisi quali quelli del saccheggio, della generica avventura o nel magistrale caso di Newgate per avere una famiglia, la sua stessa numerosa ciurma. Nella nostra realtà, non mancano certo paradisi simili a quelli disegnati da Oda; ciò nonostante, specie a fronte di motivi professionali, il viaggio non è sempre vissuto con serenità. Spesso, può essere anzi vissuto come fardello, di chi per necessità lascia, anche solo temporaneamente, affetti e molto altro nel proprio posto natio; altre volte, viene al contrario vissuto come una liberazione da circostanze opprimenti e limitanti. In altri casi ancora, probabilmente la più veritiera delle possibilità, entrambe le opzioni citate. In ogni caso, OP lancia un primo messaggio fortissimo: avere il coraggio di vivere le avventure, di “prendere il mare”, di cercare il proprio One Piece, con l’entusiasmo proprio di un pirata. Ovviamente, sospinti dal proprio sogno, che è un palese fulcro del lavoro di Oda: Luffy è descritto come il pirata sognatore che, proprio a causa della sua oramai celeberrima affermazione “Kaizoku-? ni naru!”, finisce più volte con lo scontrarsi verbalmente e fisicamente con altri antagonisti. Basti pensare a Bellamy o Crocodile, che sembrano incarnare l’ironia ideal-tipica dello scettico materialista. Utilizzando altri riferimenti, il viaggio, che enfatizza non già la dimensione temporale, ma soprattutto spaziale, è una potentissima allegoria della nostra vita. Quest’ultima non è altro che un tragitto, con un incipit ed un termine, rappresentabili in una linea che da un punto muove verso un altro; un processo di tappe evolutive, che nell’universo del Maestro è rappresentato dalle diverse isole alle quali i personaggi approdano, seguendo ognuno le proprie rotte, ossia le proprie ambizioni ed aspirazioni. L’ambizione, non a caso, è adottata come arma micidiale e richiamata dalla tecnica dell’Haki del Re Conquistatore; quella di Oda, anche in questo caso, è un richiamo palese alla forza di volontà ed alla ferma aspirazione di ottenere un qualcosa a noi caro. Quella stessa ambizione che Luffy usò in quel di Marineford per tentare di salvare suo fratello Ace, dinanzi a tutti gli ostacoli di quel mondo (l’intero corpo di ufficiali della Marina, i tre Ammiragli, il Grand’Ammiraglio, la Flotta dei Sette ed apparentemente all’inizio anche l’Imperatore Barbabianca). Peraltro, nonostante tutte le difficoltà incontrate e lo strenuo impegno di Cappello di Paglia, non c’è un lieto fine: quante volte è a noi accaduto di batterci con tutta la forza e le risorse che avevamo e di non avercela comunque fatta? E nelle sconfitte molte volte comprendiamo come abbiamo ancora molto da crescere e migliorare. La tragica dipartita delle Sabaody porta gli stessi Mugiwara a realizzare la loro attuale debolezza; ancor prima tuttavia, ogni isola e relativa saga vede i protagonisti crescere di potenza e pericolosità (con conseguente aumento di taglie). Ogni nostra crisi, ogni nostra svolta evolutiva, incrementa la nostra forza, il nostro potenziale. Ad un certo punto saremo quindi pronti per il Nuovo Mondo: tale concetto è rappresentato nell’opera quale riferimento geografico, con implicazioni misteriose e sinistre.

La seconda parte della Rotta Maggiore, ancora non del tutto esplorata, ancora parzialmente sconosciuta: per il nostro reale, il Nuovo Mondo non è una connotazione spaziale, bensì ideale. E’ un livello evoluto, uno step oltre la nostra conoscenza, oltre i nostri attuali livelli: uno spazio ideale di eccitazione e rischio. Come Gekko Moria osservava, “nel Nuovo Mondo puoi perdere tutto”; cosa c’è oltre la linea rossa? Siamo pronti a spingerci oltre? Siamo pronti a confrontarci con un’altra realtà ben più impegnativa? Tante nuove situazioni, come ad esempio l’inserimento professionale di uno studente in un ambiente lavorativo estero, circondato da professionisti di altissimo spessore; e dall’altra parte guardi la prima metà del tuo percorso e lo descrivi come il “paradiso”, fatto da difficoltà al tempo insormontabili ed ora osservate come sottigliezze. Il tutto circondato da un’etica sciolta e distaccata dalle classicissime categorie sociali di bene/male, legale/non legale, giustizia/criminalità. Siamo tutti pirati, uomini e donne liberi e sognatori, aventi pieno ed autoreferenziale diritto di cercare e vivere le nostre ambizioni, sfidando tutti gli ostacoli che questo mondo ci presenta. L’individualità, ma allo stesso tempo lo spirito di squadra e lealtà, sono spinti al massimo, come veri valori portanti. Sfidare il Nuovo Mondo, sfidare i limiti (egregiamente rappresentati dal Governo Mondiale ed i 4 Imperatori) per sopravvivere e trovare la propria strada. Col coraggio ed il sorriso di Luffy, l’arroganza di Kidd o l’eccitazione di Scratchmen Apoo. Insomma, come Pirati, a testa alta e senza rimorsi e paure.

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