Paura e martirio a Whole Cake “Vegas”

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Pare che il clima di terrore instaurato da Big Mom possa costituire la rotella guasta nel grande ingranaggio della sua famiglia. In questo capitolo infatti, abbiamo visto come Opera preferisca mentire riguardo il suo fallimento piuttosto che ammettere la sua mancanza, proprio per paura dell’irremovibile Mama.
“Tutti quelli che vengono sono benvenuti e tutti quelli che se ne vanno muoiono” come dice Brûlée.

La conseguenza è che la squadra di Big Mom fa male i conti ed è erroneamente convinta di avere tutto sotto controllo proprio a causa della mancata comunicazione (mettendo da parte il caos creato dai Mugiwara). Serpeggia sfiducia anche tra un sottoposto e l’altro, tant’è che Opera accusa Mont D’or di non essere capace di fare affidamento su di lui. Ma il sospetto reciproco, a quanto pare, è anche fondato.
Persino Pudding pronuncia la parola “fiducia” mentre parla con Mom e le racconta cos’è successo con Reiju (“Ma dai Mama, proprio non ti fidi di me?”).
Sembra che tutti quanti riescano chiaramente a percepire la diffidenza che si snoda tra i rami della loro famiglia/organizzazione ma preferiscano non dissotterrare il problema per paura di perdere la propria vita e scontentare Mama. Infatti, non sceglierebbero mai di sacrificarsi per la causa o per l’obiettivo comune.

Anche Jinbe, il grande e grosso cavaliere del mare, fugge intimorito dalla condanna della ruota (anche se ancora non sappiamo come, ma questa è un’altra storia).

Dall’altra parte, invece, vediamo un Sanji che, se pensavamo non potesse essere più pusillanime, raggiunge un gradino più in alto nella scala dell’arrendevolezza e tenta di autoconvincersi a dimenticare i propri compagni. Tutto questo prefiggendosi di fare il martire e decidendo deliberatamente di meritare di morire insieme alla sua famiglia.
Proprio così, Sanji pensa sia giusto sacrificarsi per il bene della sua amata ciurma ed è pronto anche a morire per loro. Menomale che, su strada parallela a quella della sua razionalità, viaggia la sua emotività, la quale gli fa preparare istintivamente i cibi preferiti dei suoi amici e gli mostra ciò che lui non potrà mai cancellare dal suo cuore. Ma era necessaria ancora una scintilla per far esplodere la sua forza di volontà: e finalmente Sanji scatta quando vede che il frutto dei suoi sforzi culinari – la cosa alla quale lui dedica la sua vita – sta finendo nelle mani di qualcun altro. E qui vediamo un elemento diametralmente opposto che distingue nettamente la ciurma di Rufy da quella di Big Mom.
Sanji è portato dai suoi stessi piedi, inconsciamente (il titolo del capitolo infatti è proprio “cosa sto facendo?”, come se non si rendesse propriamente conto delle azioni che compie) a raggiungere il suo affamato capitano. E cosa ancora più bella, dà per scontato che Rufy sarà lì ad aspettarlo. Difatti Cappello di Paglia si sta dirigendo esattamente lì, nel posto in cui gli aveva promesso di restare, mantenendo così FEDE, appunto, alla sua parola.

Il biondo cuoco stava per commettere l’errore di martirizzarsi, seppur per una giusta causa, perché aveva perso di vista la fiducia che nutre nei confronti del suo capitano e della sua ciurma. 
Ma l’atteggiamento di Rufy fa sì – volutamente o no – che lui ed i suoi compagni, pur non comunicando verbalmente la propria posizione o le proprie decisioni, abbiano sempre una sorta di filo che li unisce nel comune intento e li conduce automaticamente dritti verso l’obiettivo. Per cui Sanji ha dovuto semplicemente seguire l’impulso naturale e incanalare la sua energia nella giusta direzione.
Nessun timore, nessun sospetto, nessuna falla; ognuno si affida agli altri ed è pronto a dare tutto per la causa. 

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