La fede e la convinzione di Rufy
Quella che vedete in è una delle mie scene preferite di One Piece: Rufy, in alto, sulla cima del castello di Drum che rimane in piedi a sorreggere una bandiera. Un vessillo che non è nemmeno il suo ma in cui riconosce un ideale comune.”Questo è il simbolo della mia fede e della mia convinzione”In One Piece le bandiere hanno un ruolo fondamentale perché riescono a rappresentare con pochi elementi l’essenza del gruppo o della ciurma a cui fanno riferimento. La loro efficacia sta nell’immediatezza, nella semplicità, per questo sono universalmente riconoscibili. Salvo rare eccezioni (i Rivoluzionari per esempio), le bandiere dell’universo di One Piece, si dividono in due categorie: quelle dei pirati e quelle delle forze a loro contrapposte. Per i pirati abbiamo una pletora di vessilli, uno per ciurma, caratterizzati dallo sfondo nero. Dall’altra, due vessilli, quello della Marina e quello del Governo, entrambi bianchi e blu. Al caos nero dei jolly roger pirata si oppone il bianco pulito, rigoroso e ordinato della marina e del Governo. Sotto quest’ottica, il gesto di Usop a Enies Lobby diventa ancora più emblematico: la ciurma di Rufy porta caos nell’ordine, spazza via dei valori ipocriti con il fuoco della ribellione.
Le bandiere nel mondo reale
Le bandiere erano il più importante mezzo di comunicazione in mare. Quindi il loro ruolo era assolutamente fondamentale. I pirati dell’epoca d’oro rigettavano qualsiasi nazionalità, si consideravano apolidi, nemici del genere umano e quindi senza patria. Un pirata non avrebbe mai issato la bandiera di uno stato senza un tornaconto. Lo facevano solo quando dovevano avvicinare una preda: aspettavano che la nave nemica mostrasse i suoi “colori” (ovvero rivelasse la nazionalità) per poi issare un vessillo di uno stato amico (pare che avessero una gran collezione di bandiere a bordo, per essere pronti ad ogni evenienza). Il jolly roger veniva sfoderato solo all’ultimo momento, e nemmeno sempre, quando la nave non aveva più modo di fuggire.
Rufy, i jolly roger e i pirati reali
Rufy dichiara in più occasioni che il jolly roger simboleggia la sua fede e i suoi ideali, combattendo sotto di essa e per essa. Quanto può essere stato verosimile un atteggiamento del genere? Anche i pirati veri vedevano in quella bandiera quello che ci vedono i pirati di One Piece? Proviamo a rispondere. Sicuramente la realtà è molto meno romantica e molto più violenta della fantasia. Però le basi erano le stesse. Stando alle ricostruzioni, le bandiere nere o rosse iniziarono a comparire sulle navi pirata tra gli ultimi anni del XVII secolo e i primi del XVIII, mentre il termine “jolly roger” viene attestato per la prima volta nel 1724. Quale che fosse l’iconografia o il colore della bandiera, che poteva variare da ciurma a ciurma*, il significato di fondo era sempre quello. Il jolly roger aveva il duplice scopo di terrorizzare l’equipaggio avversario e di incarnare gli ideali della “cultura pirata”. Nel primo caso di solito ci si riusciva piuttosto bene: spesso, quando capivano di essere stati presi di mira dai pirati, i marinai si arrendevano senza combattere. Nel secondo caso la bandiera portava un messaggio ben preciso. Chi navigava sotto il jolly roger rifiutava qualsiasi appartenenza sociale che non fosse quella della sua ciurma. I pirati avevano formato una sorta di “contro società” che si opponeva al sistema con i proprio simboli e la propria scala di valori, scagliandosi contro chi li aveva rifiutati ed emarginati.
Non solo. Utilizzando per la maggior parte delle volte simboli connessi alla morte, i pirati si prendevano gioco di essa, sfidandola, deridendola e anche anelandola. “Vita felice e corta”, questo era uno dei motti di Bartholomew Roberts ma qualsiasi pirata era perfettamente consapevole che la sua esistenza avrebbe potuto terminare in modo cruento da un momento all’altro. D’altronde era questo che volevano.
La consapevolezza del jolly roger: Rufy vs realtà
Scopriamo le carte e parliamoci seriamente però, evitando come la peste di romanticizzare ancora una volta la pirateria. Se nel mondo di One Piece tutti i pirati (ok, chi più chi meno ma generalizziamo un minimo) sono consci dei valori del jolly roger, anche i veri pirati lo erano? Se Rufy, per quanto non sia proprio una scheggia, è consapevole della portata delle sue azioni, lo era anche un pirata medio? La verità sta un po’ nel mezzo. La maggior parte dei pirati erano una manica di fuori di testa, folli a tal punto da rischiare costantemente la vita in imprese assurde. È comunque da considerare che molti di loro avevano un background da corsari o marinai alle spalle, categorie lavorative vessate in modo disumano da superiori sadici e condizioni di vita miserabili, era un po’ come andare dalla padella alle brace. Di conseguenza, è lecito pensare che buona parte di loro avesse ben chiaro il significato rivoluzionario e anarchico della loro stessa esistenza. *NON fidatevi delle rappresentazioni che trovate in rete, wikipedia compresa: molti dei jolly roger conosciuti non sono veri o sono attribuiti al pirata sbagliato.
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Bibliografia
- D. Cordingly, Storia della pirateria, tr.it. A. Tissoni, Modadori, Cles, 2011
- D. Cordingly, I pirati dei Caraibi. Ascesa e caduta dei signori del mare, tr.it. M. Gezzi, Mondadori, Milano, 2013
- D. Defoe, Storie di pirati. Dal capitano Barbanera alle donne corsaro, tr.it. e cura di M. Carpitella, Mondadori, Cles, 2013
- R. Giovannoli, Jolly Roger. Le bandiere dei pirati, Medusa, Milano, 2012
- P. Gosse, Storia della pirateria, tr. it. S. Caprioglio, Odoya, Bologna, 2008
- M. Rediker, Canaglie di tutto il mondo. L’epoca d’oro della pirateria, tr.it. R. Ambrosoli, Elèuthera, Manocalzati, 2016