Rufy, il Gear 4 e gli antichi guardiani del tempio

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Il Gear 4: un attacco dalle origini antiche

Le pose assunte da Rufy quando utilizza il Gear 4 non sono state scelte per pura coreografia. E non lo dico io: lo dice Oda. Eh sì, in una S.B.S. del volume 79, ammette chiaramente che quell’attacco è stato ispirato all’iconografia delle statue buddhiste poste a guardia dei templi. L’espressione feroce, i muscoli tesi e i gesti plateali sono le caratteristiche dei Kongōrikishi (金剛力士) o dei Niō (仁王), i guardiani dei templi buddhisti.

I guardiani del Buddha

Guardiani Divini dei Todaiji

Secondo la tradizione buddhista, questi guardiani avrebbero accompagnato e difeso il Buddha durante la sua vita. Tendenzialmente vengono rappresentati in forma di statua e posti all’ingresso dei templi buddhisti. Kongōrikishi e Niō derivano entrambi dalla tradizione indiana, con una piccola differenza: i primi corrispondono ai Guardiani dell’ingresso dei templi, i secondi ai Guardiani delle direzioni dello spazio. A livello visivo, le differenze non sono particolarmente evidenti, sono dei tizi muscolosi dall’espressione rissosa, insomma il genere di persona con cui non vorresti avere a che fare. Le pose di Rufy però sono riconducibili a quelle dei Kongōrikishi più che a quelle dei Niō.

L’inizio e la fine

Guardiano Divino del MAO di Torino

In queste statute, generalmente di legno, le espressioni hanno un preciso significato. Il guardiano posto alla destra dell’ingresso (Misshaku Kongō) è ritratto mentre pronuncia il grafema अ (a), quello di sinistra (Naraen Kongō) con la bocca chiusa, rappresenta invece la ह (hum). La logica sottesa è del tutto simile a quella dell’alfa e dell’omega e indica quindi il ciclo vitale, la nascita e la morte.

Perché i guardiani sono arrabbiati?

Eh beh, perché, nonostante la tradizione pacificista del buddhismo, il loro compito è quello di “fare da scorta” a Buddha, difendendolo dal male. E siccome di male ce n’è parecchio, devono anche essere pronti ad affrontare qualsiasi evenienza. E qui si spiega il fisico statuario.

Dai Kongōrikishi a One Piece

Non è certo la prima volta che Oda omaggia i costumi del suo paese con qualche riferimento, ma questa volta in particolare ci è andato giù pesante. I Kongōrikishi infatti non sono appannaggio esclusivo del buddhismo giapponese: le loro origini sono ben più antiche, infatti queste figure compaiono per la prima volta nella religione induista. Il loro scopo è difendere e proteggere. Non è un caso se Oda ha scelto proprio questi guardiani come modelli per gli attacchi di Rufy. Così come i Kongōrikishi proteggono il tempio, Rufy protegge i suoi compagni. C’è della sacralità in tutto questo. Come se il capitano fosse perfettamente consapevole di non essere altro che uno scudo, un’arma che si frappone tra il nemico e la cosa più importante al mondo: i suoi compagni. Lui è sacrificabile, così come i Guardiani Divini sono pronti a dare la vita per difendere il Buddha.

Bibliografia:

  • VV., Atti della giornata internazinale di studi. Kongo Rikishi, Nardini, Torino, 2008
  • Murase, L’arte del Giappone, TEA, Milano, 1996
  • Mason, History of Japanese Art, Pearson, Nwe Jersey, 2005

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