Scratchmen Apoo e la pirateria cinese

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Scratchmen Apoo non mi sta simpatico. Ma proprio per niente. Ammetto però che a livello di originalità ci siamo: il suo potere è veramente curioso, vestiario e design sono inconfondibili. Ma la cosa veramente spaziale secondo me è il suo soprannome: “Ruggito del mare”. Ceh, dai figo, nulla da dire. Il personaggio di Apoo prende ispirazione da un pirata cinese del XIX secolo.

A chi si ispira Scratchmen Apoo e l’epoca d’oro della pirateria cinese

Chui Apoo non è particolarmente noto in Occidente, ma è molto famoso in Cina, suo territorio natale. Insieme a Shap Ng-tsai, altro pirata notissimo all’epoca, fu il terrore del Mar Cinese Meridionale durante la prima metà del XIX secolo. Originario di Hong Kong, passó dal mestiere di barbiere a quello di pirata con la scioltezza con cui Sanji passa da raffinato chef a teppista incallito. Durante la prima metà del 1800, moltissimi cinesi si reinventarono pirati e per una cinquantina di anni i mari meridionali furono sistematicamente devastati dalle loro scorrerie. L’epoca d’oro della pirateria cinese (oltre ad alcuni periodi alcuni parecchi secoli prima), si registrò proprio durante questo arco di tempo. Perché proprio allora? Piuttosto recente non trovate? Perché all’epoca i mari del sud della Cina pullulavano di navi commerciali europee e orientali, i traffici erano in fermento e le acque movimentate. Inoltre dilagavano povertà e malcontento. E dove ci sono commerci, navi e povertà, ci sono i pirati.

Apoo e Hong Kong

Nel 1841, Hong Kong era stata ceduta dai cinesi agli inglesi, che la utilizzarono come importante snodo commerciale in Asia. Il problema è che le navi inglesi venivano regolarmente attaccate da pirati della zona. Apoo divenne l’incubo della flemmatica Inghilterra: dopo una breve alleanza con Shap Ng-tsai, prese il comando della flottiglia pirata della baia di Bias. Con una flotta di 50 giunche si approprió di innumerevoli carichi, distruggendo le navi e uccidendo gli equipaggi. A differenza dei pirati occidentali che tendevano ad agire come “cellule singole”, radunandosi in grossi gruppi solo per grandi azioni, i pirati orientali creavano delle ampie reti di influenza, disponendo di enormi ciurme e decine di navi. Questa fu la strategia di Apoo.

Apoo, perfetto pirata orientale

Inizió ad attaccare sistematicamente ogni villaggio a sud di Hong Kong. Nel 1849 incendió il villaggio di Pinghoi perché gli abitanti si erano rifiutati di pagargli il riscatto imposto. Altra prerogativa dei pirati orientali era proprio questa: attaccare i villaggi per poi chiedere regolarmente un riscatto. Come fece Arlong con il villaggio di Nami.

La fine di Apoo

Gli inglesi non potevano più accettare la situazione e diedero inizio ad una serrata caccia al pirata. Il comandante Hay, a bordo della Columbine, fece strage di pirati e affrontò frontalmente le giunche di Apoo. Dopo una estenuante battaglia, il pirata cinese riuscì a fuggire, dopo aver perso la maggior parte dei suoi uomini. Ma non la passó liscia: gli venne affibbiata una taglia di 500 dollari che fece terminare bruscamente la fuga di Apoo. Condannato all’ergastolo (o alla deportazione in Tasmania, le fonti non sono unanimi), preferì impiccarsi in prigione piuttosto che passarci dentro il resto della sua vita.

Scrathmen Apoo e Chui Apoo: un’inspirazione che va oltre il nome

scratchmen apoo
Chui Apoo di autore sconosciuto

Per la creazione delle Supernove, Oda ha tratto ispirazione da una quantità non indifferente di pirati realmente esistiti. Scratchmen non fa eccezione e ciò dimostra peraltro una conoscenza della storia della pirateria non indifferente da parte del mangaka. È interessante il fatto che Oda, per la costruzione e il design di Apoo, abbia attinto dalla realtà non solo per quanto riguarda il nome. L’unica immagine che possediamo del pirata cinese è quella che vi metto qui. È molto probabile che Oda conosca bene questa immagine di Apoo perché il personaggio da lui creato presenta la stessa acconciatura del vero pirata. C’è anche da dire che effettivamente il codino era estremamente frequente tra i cinesi dell’epoca, quindi forse l’affermazione qui sopra è solo una mia congettura. Anche l’abbigliamento di Apoo ricorda molto da vicino i vestiti tradizionali orientali. Coincidenze? Io non credo…

 

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Bibliografia:

  • J. Chapell, Maritime raiding, international law and the suppression of piracy on the south China coast, 1842–1869, in “International History Review”, 40, pp. 473-492, 2018
  • A.G. Course, I pirati dei mari orientali, tr.it G. Botassis, Odoya, Bologna, 2016
  • P. Gosse, Storia della pirateria, tr. it. S. Caprioglio, Odoya, Bologna, 2008
  • A. Spinelli, Tra l’inferno e il mare, Fernandel, Ravenna, 2003
  • S. Turnbull, I pirati dell’estremo oriente. 811-1639, tr.it. M. Brescia, bam, 2013, Pordenone

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