Ok. Ormai è assodato che l’intera saga di Big Mom trae ispirazione dalle fiabe, poteva quindi mancare il paesaggio della foresta?
In ogni fiaba che si rispetti (Cappuccetto Rosso, Hänsel e Gretel, Pollicino ecc…) c’è quasi sempre la presenza di una selva, certe volte anche solo per un attimo, ma c’è! Il motivo, probabilmente, è da ricondurre al fatto che essa ha il compito di dare un’atmosfera di paura e smarrimento, un po’ come la “selva oscura” di Dante, ma in versione “racconto per bambini”. Guarda caso è proprio in questo genere di ambienti che compaiono i personaggi più strani e/o malvagi delle varie opere, come per segnalare ai lettore che da lì in poi cominciano i guai.
Torniamo qundi al nosto caro manga, Rufy e co. sbarcano a Whole Cake Island, l’isola principale dell’Impero di Big Mom, e cosa trovano? Una foresta! Si potrebbe dire che se questo intero arco narrativo fosse una fiaba, adesso ci troveremmo a pagina 10, ossia l’inizio dei problemi.
Tuttavia, si sa, Oda deve dare sempre quel tocco di classe, e quindi ci poteva presentare una classica e banale foresta? Assolutamente NO!
Ha inventato una vera e propria entità senziente quanto folle. Tutto all’interno di essa pare non avere senso: un coccodrillo gigante parlante che rimane “deluso” nel vedere esseri umani, uno strano tipo sotterrato e che desidera rimanere tale, delle illusioni, dei doppelganger, un coniglio che tra un pò tagliava la testa alla mia navigatrice preferita e chi più ne ha più ne metta.
Per ora non sappiamo se tutto ciò è causato da un possessore di un frutto del diavolo che da dietro qualche albero si diverte a prendere per i fondelli chiunque passi di lì, ma positiva o negativa che sia la risposta a questa domanda, l’effetto che ne deriva è unico. Tutto l’ambiente circostante, infatti, non è altro che un modo per confondere la mente. La foresta stessa, come detto prima, pare avere una propria volontà, attirando i Mugiwara e successivamente muovendosi eliminando eventuali punti di riferimento. Il tutto canticchiando canzoni su “giochi mortali”…mamma mia che inquietudine!… Sembra di essere entrati nella mente di un folle e, appunto per questo, molte cose non hanno senso perchè non devono avere senso. Da notare,oltretutto, che a risentirne meno di queste stranezze, sono proprio Rufy, Chopper e Carrot, ossia quelli con una mentalità più infantile e meno razionale rispetto a quella di Nami che fin dall’inizio ha capito che molte cose non quadravano.
Ma la caratteristica più scioccante di tutti è che la foresta pare che manifesti i pensieri, consci e non, di chi ci si addentra:
Rufy cerca Sanji: compare Sanji
Nami continuava a ripetere di stare uniti e badare ad eventuali pericoli: si manifesta un coccodrillo che per poco non li mangiava
Chopper è un medico per cui ha sempre dentro di sè l’istinto di soccorrere gli altri: si manifesta una persona in difficoltà, che ironia della sorte, non vuole aiuto. Una specie di doppia presa per il c**o.
Personalmente penso che Oda con questo stratagemma non abbia voluto fare altro che prendere il concetto della foresta delle fiabe (paura, smarrimento, inquietudine, mistero…) ed “esternarlo” il più possibile! Quando leggevamo le fiabe, non avevamo paura della foresta, ma di ciò che c’era dentro, essa serviva solo come contorno, mentre adesso è esattamente il contrario…
Pazzia, genialità o entrambe?